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”Scazzi” di Michele e Nicola Neri, un gesto d’amore tra padre e figlio

Dopo aver intervsitato Annalisa Chirico, domani sera l'appuntamento al Capalbio Libri è con Michele Neri, giornalista, che presenta il suo libro ''Scazzi'', edito da Mondadori e scritto a quattro mani con il figlio Nicola...

MILANO – Dopo aver intervsitato Annalisa Chirico, domani sera l’appuntamento al Festival Capalbio Libri 2014 è con Michele Neri, giornalista, che presenta il suo libro ”Scazzi”, edito da Mondadori e scritto a quattro mani con il figlio Nicola, allora adolescente. Ottobre 2008, Pronto Soccorso, Milano. Così comincia l’avventura tra un padre e suo figlio, alla ricerca di un rapporto a due che va ricostruito e che attraverso gli inevitabili ”scazzi” quotidiani, troverà la sua strada. Abbiamo intervistato Michele Neri e gli abbiamo chiesto di parlarci del suo libro.

Di cosa parla il tuo libro? Quanto c’è di autobiografico nei personaggi?
Il libro è autobiografico al 100%, sono cambiati soltanto dei nomi di amici e persone vicine a me e mio figlio per questioni di privacy. Il libro è la cronaca a due voci (mia e di mio figlio Nicola) su 7 anni di lotta, di “scazzi” appunto, di rapporti burrascosi ma con in fondo una componente emotiva, affettiva e sentimentale molto profonda. Scazzi è il racconto dei 7 anni che hanno accompagnato l’adolescenza del figlio (dai 13 ai 20), e il rapporto tra un padre che si trova a governare un’adolescenza irruenta e travolgente, piena di guai, come quella che purtroppo ha vissuto mio figlio per alcuni anni e di come poi il rapporto sia maturato nel tempo, da una parte riportando Nicola “l’adolescente” a una vita migliore, che riconquista fiducia in sé e nel futuro e dall’altra insegnando al padre a gestire un figlio in un’età difficile, soprattutto se come nel mio caso il padre non è autoritario. Insomma Scazzi è la conquista di un rapporto tra padre e figlio, è un gesto d’amore perché quando “scazzi” vuol dire che all’altro ci tieni, è il trovare la fiducia uno nell’altro (lui in me).

‘Scazzi’ è un libro sui temi dell’adolescenza. Quali sono le principali differenze tra gli adolescenti di ieri e di oggi?
Le differenze fondamentali che io ho visto, seguendo da vicino mio figlio e i suoi amici rispetto a me è che per tutti è difficile diventare adulti ma quello che è cambiato molto è il clima attorno: gli adolescenti di fine anni ’70 non avevano lo stesso clima cupo e pieno di crisi, psicologica, economica; non c’era il problema di chiedersi “cosa serve studiare adesso in un mondo così?”. Mio figlio è diventato adolescente nel 2008, più o meno quando è scoppiata la crisi e questo è un fattore fondamentale. Poi una volta le tentazioni, i piaceri, il lato avventuroso dell’adolescenza aveva anche forse un maggiore inquadramento o in una posizione politica o in una posizione ideologica; adesso è tutto un po’ così, è un combinare guai ma sempre senza un’altra ragione. Ad esempio un tempo l’alcool non era così a portata di mano, acquistabile nei supermercati, via internet, agli angoli delle strade e ciò accade soprattutto nelle grandi città, come nel nostro caso Milano…

In che modo i libri e la letteratura possono aiutare ad analizzare il rapporto padre/figlio? E con ciò intendo i libri sull’argomento sia scritti che letti.
Scrivere un libro sulla propria storia a quattro mani con mio figlio, con la sua voce così forte e diversa dalla mia, è stato un meccanismo fondamentale. Avevamo già instaurato degli ottimi rapporti, altrimenti non ci saremmo messi a scrivere un libro insieme, uno di fianco all’altro; però per lui è stato un vedersi da lontano, raccontare quello che aveva fatto, mettere tutto nero su bianco, niente di terribile, solo una costanza di problemi durati per anni. Questo gli è servito molto soprattutto per riconoscere dove e cosa aveva sbagliato, e quello che invece era da difendere ancora. Poi a lui è servito molto lo scrivere, perché in fondo il fatto di scrivere un libro, scoprire che viene anche pubblicato, letto e che qualcuno lo trova interessante, è un progetto che ha avuto un inizio e una fine in tempi abbastanza rapidi per un ragazzo adolescente (quando Nicola ha scritto il libro aveva 21 anni quasi 22) e vedere un progetto che nasce da sé, e va in porto nonostante tutto (ad esempio i capitoli erano difficili da scrivere anche per questioni emotive e per la memoria). Quanto al leggere, non ho un’esperienza così diretta. Ho provato a fargli leggere qualche libro sugli adolescenti, quelli un po’ complessi tipo Il giovane Holden o certi romanzi, come i primi testi di Herman Hesse, ma vedeva l’esperienza un po’ lontana da sé, non trovava qualcosa in cui potersi riconoscere da vicino. Adesso è un lettore vorace ma fino ai 16 anni l’unico libro che aveva letto era la biografia di Attila, giusto per farti capire che tipo è. Per me invece è stato molto utile leggere qualche saggio sull’argomento, scritti di terapeuti, sul “cosa fare e non fare”.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Come prima cosa andare in vacanza in Maremma per tutto il mese di agosto in compagnia dei miei tre figli e nel mentre forse scriverò qualcosa. Scrivo per lavoro e quindi mi piacerebbe scrivere qualcosa legato all’immaginazione, anche se il mercato editoriale non è dei più floridi in questo momento.

6 agosto 2014

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