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Sara Bilotti, ”Nel mio libro racconto il viaggio di una donna verso la verità e la sua ricerca dell’identità”

Non la semplice storia di un rapporto di coppia, ma un viaggio che si compie anche attraverso il corpo, le sensazioni, l’istinto, che si differenzia da altre trilogie per l’elemento “nero” e l’indagine psicologica che spesso accompagna le incursioni nel cosiddetto Lato Oscuro dell’anima...

MILANO – Non la semplice storia di un rapporto di coppia, ma un viaggio che si compie anche attraverso il corpo, le sensazioni, l’istinto, che si differenzia da altre trilogie per l’elemento “nero” e l’indagine psicologica che spesso accompagna le incursioni nel cosiddetto Lato Oscuro dell’anima. Presenta cos’ la scrittrice Sara Bilotti ‘L’oltraggio‘, la prima uscita della sua trilogia erotica nera che uscità il 27 gennaio già sta facendo discutere. Un libro che contiene malizia, seduzione, gioco, il tutto a tinte nere. E questo è l’elemento di unicità che lo rende originale e diverso da tutti gli altri finora usciti, uno su tutti le famose ‘50 Sfumature‘ di E.L. James.  A parlarcene la stessa autrice in questa intervista.

E’ possibile affermare che “50 sfumature di grigio” abbia lanciato una tendenza e l’interesse attorno a un genere che è risultato stimolante su più target di lettori. Quanto ha influenzato il tormentone della James sulla stesura del suo romanzo?

Nulla, la mia ispirazione è molto selvatica, non ho programmi di alcun tipo quando mi accingo a scrivere un romanzo. Il ragionamento sul genere o la somiglianza a un genere è sempre successivo alla stesura.

 

In cosa si differenzia la sua trilogia rispetto alle altre che ripercorrono questo filone?

Avevo il desiderio di raccontare una storia di amore e passione, il viaggio di una donna verso la verità e la sua ricerca dell’identità. La mia trilogia non è la storia di un rapporto di coppia, è piuttosto un viaggio che si compie anche attraverso il corpo, le sensazioni, l’istinto. Infine, di diverso ha l’elemento “nero” e l’indagine psicologica che spesso accompagna le incursioni nel cosiddetto Lato Oscuro dell’anima.

 

Il primo volume della sua trilogia comincia a narrare la vicenda della protagonista Eleonora, attorno alla quale ruotano figure altrettanto importanti. Sono tutti quanti personaggi complessi e all’inizio è difficile instaurare empatia con chiunque di loro, e per di più neanche con la protagonista. Perché la scelta di partire da personaggi di questo tipo?

Non è stata una scelta. Solitamente i miei personaggi non assomigliano a quelli delle favole: come noi, riescono a essere respingenti, a volte antipatici. Il comportamento di ognuno di loro non è determinante per l’empatia, lo sono invece le motivazioni di tale comportamento. E quelle non sono quasi mai immediatamente comprese, né nella vita né nella letteratura.

 

Pensa che la scrittura debba in qualche modo contenere un messaggio? O sia solo un momento di evasione per chi legge?

La scrittura è entrambe le cose, e molto altro. Ho letto tantissimo nella mia vita, in alcuni momenti ho avuto un bisogno disperato di evasione, in altri ho avvertito addirittura l’esigenza di cogliere nelle parole di un libro un consiglio per scelte determinanti. Ritengo però che la letteratura, a prescindere dai generi e dagli scopi, abbia una caratteristica unica, che ha a che fare con l’empatia, con la capacità dei grandi scrittori di donare nuovi punti di vista, di farci entrare nella vita di personaggi spesso totalmente diversi da noi. Una delle conseguenze più importanti di tale esercizio di empatia è la tolleranza.

 

2 febbraio 2015

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