Il Salone del Libro di Torino 2025 si prepara da giovedì ad accogliere lettori, autori ed editori da tutto il mondo con un tema che risuona profondamente nella contemporaneità: “Le parole tra noi leggere”. Questo titolo, ispirato all’opera di Lalla Romano, sottolinea l’importanza del linguaggio come strumento di connessione, riflessione e cambiamento. La direttrice del Salone, Annalena Benini, ha voluto puntare su un’edizione che celebri la potenza delle parole nel loro senso più autentico e vitale.
Un programma ricco di incontri e dibattiti
L’evento ospiterà alcuni dei più grandi nomi della letteratura internazionale e italiana, offrendo un palinsesto variegato che spazia dalle conferenze agli incontri con gli autori, fino ai laboratori per i più giovani. Tra i momenti più attesi, spicca la lectio inaugurale di Yasmina Reza, una delle voci più affilate e profonde del teatro e della narrativa contemporanea.
Non mancheranno le tradizionali sezioni dedicate alla narrativa, alla saggistica e alla poesia, con una particolare attenzione ai temi della contemporaneità: dalla crisi climatica al ruolo della tecnologia, fino alle sfide della società globale. Il Salone si conferma così non solo una grande fiera del libro, ma anche un laboratorio di idee e di confronto.
Intervista ad Annalena Benini
Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare la direttrice del Salone, Annalena Benini, che ci ha raccontato la sua visione per questa edizione e il significato profondo del tema scelto.
Il tema di quest’anno, Le parole tra noi leggere, evoca il valore della connessione attraverso il linguaggio. Qual è, secondo lei, il ruolo delle parole nella società contemporanea?
Non solo nella società contemporanea, ma da sempre le parole hanno un potere trasformativo: le parole fanno esistere, fanno pensare, cambiano la realtà. Le parole possono aiutare, consolare, ma anche ferire. Quindi l’utilizzo delle parole è importante: come scegliamo di maneggiare questa materia leggera, preziosa, precisa. Le parole sono il fondamento non solo della letteratura, ma anche dei rapporti umani.
Se potesse scegliere un libro che rappresenta alla perfezione lo spirito di questo Salone, quale sarebbe e perché?
Non potrei mai affidarmi a un libro soltanto, piuttosto a una catena di libri e di parole. Le parole tra noi leggere di Lalla Romano è un libro importante, che non solo mi ha illuminato per il titolo del Salone ma che ammiro per la modernità e il coraggio di scavare in un rapporto madre figlio e mostrare tutte le fatiche e tutte le ombre dell’amore.
Le piccole virtù di Natalia Ginzburg è sempre una guida alla bellezza delle parole, e il diario di Carla Lonzi ci ricorda a ogni passo qual è la piccola via delle parole. Ma potrei continuare per giorni, e allora mi fermo con i romanzi, i racconti e le pièce di Yasmina Reza, che inaugurerà quest’anno il Salone con la sua lectio.
Il Salone è sempre più uno spazio di incontro tra generazioni diverse di lettori e scrittori. Ha notato un cambiamento nel modo in cui il pubblico si approccia alla letteratura negli ultimi anni?
Noto che c’è un grande bisogno di riti collettivi, il bisogno di incontrarsi, parlare, discutere, perfino leggere insieme. La parola chiave credo che sia proprio: insieme. I ragazzi e le ragazze hanno bisogno di incontrare gli scrittori e le scrittrici del cuore, anche di interpellarli sul futuro. Credo che sia un grande atto di fiducia che non va sprecato.
Qual è stata la sfida più grande nel curare questa edizione del Salone?
Non vado pazza per la parola sfida, non credo che sia tutto sempre una sfida, diciamo che il mio impegno più grande è quello di creare un Salone armonioso, rispettoso delle diverse voci e di tutte le case editrici ma anche sorprendente. C’è un grosso lavoro di squadra, per me entusiasmante, dietro ogni scelta e ogni panel: il tentativo di offrire davvero qualcosa di unico e di pensato apposta per il Salone.
Se potesse portare a Torino un autore o un’autrice del passato per un dialogo con il pubblico, chi sceglierebbe e quale sarebbe la prima domanda che gli/le farebbe?
Vorrei qui con noi Emily Dickinson e la sua genialità: non le chiederei niente, la lascerei parlare di com’è stata quella vita piena di parole e di silenzio.
Il Salone è un luogo di scoperta per tanti giovani autori. Qual è il consiglio che darebbe a chi sogna di vedere il proprio libro sugli scaffali di una fiera come questa?
Il mio consiglio è quello di leggere tanto. Chi legge non è mai solo ma soprattutto sa di poter fare tutto, vivere mille vite in mille pagine. Leggere, scrivere, fare come Fitzgerald che annotava tutto sui taccuini, tenere un diario di sé e del mondo intorno.
Il Salone del Libro come punto d’incontro tra generazioni
Uno degli aspetti più affascinanti di questo evento è la sua capacità di attrarre lettori di ogni età. Come sottolinea Benini, il Salone è sempre più un luogo di incontro tra generazioni, in cui giovani e adulti condividono la passione per la lettura e il desiderio di scoprire nuove storie.
Noto che c’è un grande bisogno di riti collettivi, il bisogno di incontrarsi, parlare, discutere, perfino leggere insieme. La parola chiave credo che sia proprio: insieme. I ragazzi e le ragazze hanno bisogno di incontrare gli scrittori e le scrittrici del cuore, anche di interpellarli sul futuro. Credo che sia un grande atto di fiducia che non va sprecato.
Le sfide e le opportunità di un grande evento culturale
Organizzare un evento di questa portata richiede un impegno costante e una grande capacità di coordinazione. Benini racconta che il suo obiettivo principale non è affrontare sfide, ma creare un Salone armonioso e inclusivo.
Non vado pazza per la parola “sfida”, non credo che sia tutto sempre una sfida, diciamo che il mio impegno più grande è quello di creare un Salone armonioso, rispettoso delle diverse voci e di tutte le case editrici ma anche sorprendente. C’è un grosso lavoro di squadra, per me entusiasmante, dietro ogni scelta e ogni panel: il tentativo di offrire davvero qualcosa di unico e di pensato apposta per il Salone.
Un dialogo tra passato e presente
Ogni edizione del Salone offre l’occasione di riscoprire il valore della letteratura di ieri e di oggi. Se potesse scegliere un autore del passato da portare a Torino, la direttrice non ha dubbi: Emily Dickinson.
Vorrei qui con noi Emily Dickinson e la sua genialità: non le chiederei niente, la lascerei parlare di com’è stata quella vita piena di parole e di silenzio.
Un consiglio per i giovani autori
Il Salone è anche una vetrina per gli scrittori emergenti, un luogo dove nuovi talenti possono trovare il loro pubblico. Il consiglio di Benini per chi sogna di pubblicare il proprio libro? Leggere tanto. Il mio consiglio è quello di leggere tanto. Chi legge non è mai solo ma soprattutto sa di poter fare tutto, vivere mille vite in mille pagine. Leggere, scrivere, fare come Fitzgerald che annotava tutto sui taccuini, tenere un diario di sé e del mondo intorno.
Un Salone da non perdere
Il Salone del Libro di Torino 2025 si preannuncia come un appuntamento imperdibile per tutti gli amanti della letteratura. Un’occasione per incontrare i propri autori preferiti, scoprire nuove voci e riflettere sul potere delle parole. Con un programma ricco e stimolante, questa edizione promette di essere un momento di crescita, scambio e meraviglia per tutti i partecipanti.
Chi è Annalena Benini
Annalena Benini è giornalista, editorialista e scrittrice. Dal 2001 scrive per Il Foglio, occupandosi di libri, cultura, persone e storie, e per l’inserto settimanale Il Figlio, che ha fondato e cura: storie di genitori e figli tratteggiate da narrazioni e confessioni di scrittori, lettere, saggi e romanzi.
Dal 2021 dirige il Foglio Review, il magazine mensile del Foglio. Ha collaborato con vari giornali tra cui Io Donna, settimanale del Corriere della Sera, e Grazia. Ha scritto e condotto su Rai3 il programma Romanzo italiano e su Rai Storia conduce Pietre d’inciampo.
Nel 2021 ha ricevuto il Premio Viareggio Repaci per il giornalismo. Ha pubblicato La scrittura o la vita. Dieci incontri dentro la letteratura (2018) e ha curato la raccolta I racconti delle donne (2019). Annalena (2023) è il suo primo romanzo.