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Ronald Balson, ‘Essere in finale al Bancarella è una rivincita verso chi non ha creduto in me”

Avvocato, con la passione della scrittura. I continui viaggi in Polonia e il desiderio latente di mettere giù una storia, nero su bianco. Un libro e tante porte chiuse in faccia dagli editori. Si può riassumere così il debutto letterario...

”Volevo solo averti accando’, un libro che, per la bellezza della storia è stato paragonato al grande successo letterario di Clara Sanchez ‘Il profumo delle foglie di limone’. L’autore è Ronald Balson, un avvocato alla sua prima esperienza letteraria, già finalista al Premio Bancarella 2014.

MILANO – Avvocato, con la passione della scrittura. I continui viaggi in Polonia e il desiderio latente di mettere giù una storia, nero su bianco. Un libro e tante porte chiuse in faccia dagli editori. Si può riassumere così il debutto letterario di Ronald Balson, autore di ‘Volevo solo averti accanto’, già caso editoriale e finalista al Premio Bancarella. La particolarità? Il libro è stato auto-pubblicato dallo stesso autore e, grazie al grande potere del passa parola e del grande apprezzamento dei lettori, è diventato in pochissimo tempo un grande successo letterario.

Il suo primo debutto letterario la vede già protagonista di un premio letterario di grande importanza in Italia, come il premio Bancarella. Come si sente e cosa si aspetta?

Be’ grazie davvero per il complimento. Visto che è il mio primo romanzo, non mi sarei mai aspettato un riscontro di questo tipo. Ora, non so davvero cos’altro aspettarmi. Spero solo che i lettori si divertano leggendo il mio libro, e che guadagnico qualche punto di vista in più sulle persone, quelle comuni, esistite durante il periodo nazista.

Lei ha deciso di pubblicare in completa autonomia il suo romanzo “Volevo solo averti accanto”, come mai ha fatto questa scelta così difficile?

Inizialmente, non era mia intenzione auto-pubblicare il libro. A dire il vero, ho inviato il manoscritto a molti agenti e case editrici e nessuno lo ha accettato. Cosi, dopo aver provato inutilmente per oltre un anno, ho deciso di auto pubblicare il libro. Dopo qualche tempo, grazie al potentissimo potere del passa parola, il successo è stato davvero devastante. A questo punto, mi sono messo in contatto con St. Martin’s Press, che ha acquistato i diritti del libro e l’ha pubblicato in una nuova edizione nell’ottobre del 2013.

Di professione fa l’avvocato. I suoi continui spostamenti di lavoro l’hanno portata spesso in Polonia, ed è proprio qui che è nata la sua storia, giusto? Come nasce quindi “Volevo solo averti accanto”. Come mai ha scelto di romanzare un tema cosi complicato come quello dell’olocausto e degli ebrei?

Grazie al mio lavoro, una causa che seguii nel 1990, ho cominciato a viaggiare moltissimo in Polonia. I monumenti, i memoriali e le cicatrici di quella guerra era evidenti: le potevo vedere ovunque volgevo il mio sguardo. Per molti anni, avevo avuto il desiderio latente di scrivere un romanzo, e la mia esperienza in Polonia mi ha motivato a scrivere la storia di una famiglia normale che viveva nella tipica cittadina polacca, e raccontare le lotte che hanno dovuto affrontare durante la guerra. La ricerca è stata intensa e il processo di scrittura mi ha tenuto impegnato per tre anni e mezzo. Ho scelto la citta di Zamosc, perché è una città affascinante, sul modello del Rinascimento italiano, multiculturale, relativamente prospero e abitato dal 40% di popolazione ebraica. Cosa ancora più importante, ho scelto Zamosc perché c’è una ricchezza di informazioni disponibili, una splendida risorsa per me. Sono stato in grado di accedere a memorie, diari, racconti, libri e foto in maniera tale da poter garantire che il mio racconto fosse autentico.

Il suo libro è stato definito, da critica e pubblico, un grande caso editoriale. Anzi, un “miracolo” editoriale. Che ne pensa? Sapeva di scrivere un capolavoro quando ha iniziato?

E’ un bel complimento, certo. Anche se è doveroso sottolineare che ci sono altri autori che hanno avuto un grande successo auto-pubblicando il proprio libro.

Quando ha iniziato a scrivere il libro, sapeva che stava dando vita ad un capolavoro?

Ho cominciato a scrivere la storia verso la metà del 2000. Quando l’ho presentato agli editori, ho dovuto sopportare molte porte chiuse in faccia…quindi mi è un po’ difficile pensare di aver scritto un capolavoro. Però devo ammettere che sono molto lusingato nel sapere che i lettori amano tanto il mio libro e di essere arrivato addirittura finalista al Premio Bancarella.

 

Ben Solomon, il protagonista, finisce in prigione. Lui conosce la verità, ma nessuno gli vuole credere. Tranne la sua giovane avvocatessa.  Ben Solomon è un personaggio di pura fantasia, oppure si è ispirato a qualcuno in particolare?

Nessuno dei personaggi principali è basato su persone reali. Sono tutti frutto della mia immaginazione. Mentre, i personaggi storici, gli eventi, il contesto, come detto prima, sono basati su fatti autentici e risultato di una ricerca. Non ho mai incontrato personalmente una persona come Bene. La mia famiglia è emigrata in America nel 1890, quindi non ho avuto familiari direttamente colpiti dalla Shoah. La gente spesso mi chiede se conosco davvero un avvocato come Catherin Lockhart, personaggio del mio libro. In realtà no, anzi, quando ho iniziato a scrivere il libro non immaginavo che l’avvocato fosse una donna.

18 luglio 2014

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