Un romanzo pubblicato in Italia da Iperborea, “La valle dei fiori” ha conquistato l’attenzione internazionale vincendo nel 2021 il prestigioso Premio del Consiglio Nordico per la Letteratura e imponendosi come un testo di riferimento della nuova narrativa queer e postcoloniale.
Scritto da Niviaq Korneliussen, di cui abbiamo già parlato per “Una notte a Nuuk”, l’autrice trentacinquenne originaria di Nanortalik si conferma con questo romanzo la voce più rappresentativa della Groenlandia contemporanea.
Dopo il successo del debutto “Homo Sapienne” (2014) — “Una notte a Nuuk” —, ha scelto di affrontare un tema ancora più scottante e spesso taciuto nella sua terra: il suicidio giovanile. “La valle dei fiori” non è solo un romanzo, ma un atto d’amore.
Una trama importante che nasce dal silenzio
Anche questo libro è ambientato a Nuuk, la capitale della Groenlandia, ed è incentrato su una protagonista che, perlomeno vista dall’esterno, sembrerebbe aver raggiunto dei grandi obbiettivi per la sua età: una ragazza che la ama e traguardi importanti nello studio — dovrebbe trasferirsi in Danimarca per l’università; punti a favore per un roseo futuro. Tuttavia, il suo stato d’animo non è affatto come lo s’immagina.
Uno strano senso d’inadeguatezza la segna da quand’è piccola come un tallone d’Achille. Troppo grassa, con la pelle troppo scura… nulla, di lei, le va bene, e ciò la portava a trovare rifugio sul Monte Corvo, nella Valle dei Fiori di plastica, un posto davvero triste, drammatico, dove le vite spezzate di chi è morto suicida vengono onorate con petali colorati e immortali.
Il romanzo intreccia il lutto con temi come identità di genere, amore queer, relazioni familiari e lacerazioni storiche di una terra sospesa tra la tradizione e l’influenza coloniale danese. Non c’è compiacimento, non c’è retorica: Korneliussen scrive con uno stile diretto, a tratti spoglio, che lascia emergere la crudezza dei fatti.
Come ha scritto il quotidiano catalano ARA:
“Una novel·la que ens enfronta a la mort i al silenci, però també a la resistència i a la possibilitat d’estimar enmig del dolor”.
“Un romanzo che ci mette di fronte alla morte e al silenzio, ma anche alla resistenza e alla possibilità di amare in mezzo al dolore”.
L’accoglienza internazionale
Che un romanzo groenlandese trovi spazio nelle grandi librerie internazionali è già di per sé un evento raro. Ma “La valle dei fiori” ha fatto molto di più: ha convinto critici e lettori in paesi diversi, dall’Europa agli Stati Uniti.
In occasione del conferimento del Premio del Consiglio Nordico, la giuria scrisse: “With brutal honesty and poetic precision, Korneliussen portrays a Greenlandic society marked by silence, trauma, and resilience” (“Con brutale onestà e precisione poetica, Korneliussen ritrae una società groenlandese segnata dal silenzio, dal trauma e dalla resilienza”). Dopotutto, il tema di cui tratta è universale.
Il riconoscimento ha contribuito a portare il romanzo alla ribalta come una delle opere più importanti della letteratura scandinava recente, testimoniando il valore di una voce proveniente da una cultura troppo spesso marginalizzata.
Anche la critica italiana ha accolto il libro con grande attenzione. Il Salotto Letterario ha definito il romanzo “un inno alla sopravvivenza e al coraggio di parlare quando tutti intorno scelgono di tacere”. La recensione su QLibri lo descrive come “uno squarcio necessario su una realtà che raramente trova spazio nella narrativa occidentale, un ponte tra dolore individuale e collettivo”.
Temi universali: suicidio, identità, resistenza
Quello che colpisce de “La valle dei fiori” è la sua capacità di parlare al di là della Groenlandia. Il tema del suicidio giovanile è trattato senza veli: Korneliussen denuncia un fenomeno devastante per il suo Paese, dove i tassi di suicidio sono tra i più alti al mondo.
La scelta di farlo attraverso un linguaggio semplice ma incisivo consente al romanzo di raggiungere anche chi non ha familiarità con la storia o la cultura groenlandese. È un libro che interroga, che chiede al lettore di fermarsi e ascoltare. Ed è riuscito a toccare anche il cuore del BookTok Italia tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025.
Oltre al lutto e al dolore, Korneliussen racconta anche la ricerca di identità queer in una società conservatrice, il peso del colonialismo culturale danese, la tensione tra modernità e tradizione. Come scrive ancora ARA: “El llibre és un crit contra l’oblit i la invisibilitat” (“Il libro è un grido contro l’oblio e l’invisibilità”).
Un romanzo queer e postcoloniale
Non bisogna dimenticare che Niviaq Korneliussen si è affermata già con il suo debutto come la prima voce apertamente queer della letteratura groenlandese. Con “La valle dei fiori” consolida questo ruolo, offrendo un racconto che non si limita alla dimensione privata, ma diventa politico.
Il romanzo si muove infatti sul confine tra letteratura personale e manifesto collettivo. È queer perché osa rappresentare amori e identità fuori dalla norma eteronormativa in un contesto tradizionalista. È postcoloniale perché denuncia l’eredità della dipendenza danese sulla cultura e sulla salute mentale groenlandese.
Non a caso, la rivista Literary Hub lo ha inserito tra i romanzi più importanti per capire il futuro della letteratura nordica, definendolo “a necessary voice from the margins of the world” (“una voce necessaria dalle periferie del mondo”).
Conquiste editoriali
Grazie al successo ottenuto, “La valle dei fiori” è stato tradotto in diverse lingue europee e ha rafforzato l’immagine di Korneliussen come la più significativa autrice groenlandese vivente. La sua opera è oggi oggetto di studi accademici e dibattiti critici, inserita nei programmi universitari dedicati alla letteratura contemporanea e queer.
Il fatto che un romanzo nato in un contesto così marginale abbia raggiunto le classifiche in Danimarca e in Norvegia, e trovato spazio nei cataloghi di editori internazionali, testimonia la sua forza narrativa. Non è solo un libro: è un ponte tra mondi, un invito ad ascoltare storie che di solito restano sommerse.
Chi è Niviaq Korneliussen
Nata a Nanortalik nel 1990, Korneliussen è oggi considerata la voce più potente della Groenlandia. Ha esordito con “Homo Sapienne” — “Una notte a Nuuk” —, romanzo che raccontava le vite intrecciate di cinque giovani queer groenlandesi, tradotto in più lingue e già accolto con entusiasmo dalla critica.
Con “La valle dei fiori” ha raggiunto una maturità narrativa che le ha permesso di imporsi sulla scena letteraria internazionale.