Il romanzo che ha commosso il Wall Street Journal

28 Luglio 2025

Scopri come il romanzo di Andrew Porter "La vita immaginata" esplora memoria e identità, commuovendo anche i critici del Wall Street Journal.

Il romanzo che ha commosso il Wall Street Journal

Quando si parla di memoria e identità, “La vita immaginata” — titolo originale “The Imagined Life” — di Andrew Porter è un romanzo che lascia il segno. Basta sentirlo definire “lucido e privo di orpelli” dal New York Times Book Review, oppure notare come il Wall Street Journal parli di “ricordi finemente cesellati… le feste in giardino e le proiezioni sotto il portico brillano come visioni sospese”, per capire che ci troviamo davanti a un romanzo dalla scrittura controllata e intensa.

Il romanzo che ricompone un padre evanescente

Parla di Steven Mills, che si sente come di fronte a un bivio. Sua moglie e suo figlio se ne sono andati e lui non sa se ritorneranno o meno. E in questo momento di perdita, Steven decide di seguire un altro abbandono, più profondo: quello del padre, brillante professore universitario che è scomparso molti anni prima, quando Steven aveva dodici anni.

Steven parte così per la costa della California: incontra amici d’infanzia del padre, ex colleghi, familiari… e a ogni conversazione, un ricordo riaffiora. Le feste in piscina, i film in bianco e nero sotto il portico, i segreti con Montag, un amico d’avventura. Ma quell’uomo carismatico e autoritario torna per un attimo, e poi svanisce di nuovo. L’ennesimo abbandono. L’ennesima ricerca. Questa volta, per Steven, della propria identità.

Un ritratto della memoria e del rimorso

Secondo la New York Times Book Review, “La vita immaginata” evoca i suoi migliori precursori novecenteschi:

“Foremost among Porter’s 20th‑century forebears might be Richard Yates… Like Yates, Porter writes in uno stile lucido e non decorativo… Porta una generosità piuttosto che disprezzo… Endowed with sympathy and propelled by mystery”.

Un elogio di grande rilevanza: l’accostamento a Richard Yates parla di uno sguardo impietoso ma comprensivo, in bilico tra delicatezza emotiva e verità disturbante.

Un libro che ha già conquistato piazze prestigiose: selezionato dal New Yorker tra “i migliori libri della settimana”, inserito da Esquire tra “i migliori del 2025 (finora)”, elogiato dalla New York Times Book Review come opera “impegnata e piena di mistero”. E non poteva mancare un tributo nel Wall Street Journal , che ha definito la narrazione “commovente, ironica e sempre capace di affermare la vita”.

Atmosfere rarefatte, emozioni trattenute

Il Wall Street Journal sottolinea la forza delle descrizioni, che alternano la costa californiana attuale ai ricordi luminosi dell’infanzia:

“Evocative, fine‑grained recollections… Porter’s conjuring of al fresco backyard faculty parties fairly gleams”.

Le scene delle feste in giardino — con le luci, la musica anni ’50, le risate e i vapori di cannabis — risuonano forti come membrane emotive che conservano interi mondi.

Paternità, fallimento e verità sfuggenti

Porter ha scritto un romanzo che parla di due generazioni — e dell’illusione di poter ricostruire un padre da piccoli ricordi, pezzi di puzzle dimenticati.

Il rapporto tra Steven e suo padre diventa una lente sulle fragilità dell’uomo: carismatiche ma instabili, luci e zone d’ombra che si dissolvono non appena le tocchi. Alla fine resta solo una consapevolezza: non possiamo davvero conoscere chi amiamo, restano sempre aspetti idealizzati o semplicemente sconosciuti.

Una prosa al limite dell’equilibrio

Quella di Porter è una scrittura che sembra studiata per parlare sottovoce, ma che fissa il lettore con insistenza. Il New York Times la descrive come capace di “portare comprensione anziché disprezzo, sostenuto da un mistero che spinge a voltare pagina”: un’autentica dichiarazione di stile.

È uno stile misurato ma denso, che trova la sua forza nei dettagli — tra cui emergono quelle visioni di feste estive, luci notturne, risate e odori che, secondo il Wall Street Journal, “brillano come visioni sospese”.

Un elogio alla precisione stilistica La prosa di Porter è lodata come “impeccabile” e “precisa”, capace di evocare la nostalgia dei ricordi con un controllo magistrale:

“With its quiet confidence and elegant precision… Andrew Porter is one of our finest prose stylists”.

Un romanzo che resta dentro Basta leggere le recensioni dei lettori su NetGalley per vedere parole chiave: “compellingly readable”, “quietly poignant”, “multi‑layered”, “emotional journey”.

C’è l’esperienza di chi viaggia, chi torna, chi invece raggiunge un punto di non ritorno personale; ma tutti riconoscono l’alchimia tra atmosfera e introspezione.

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