Chi ama i romanzi distopici sa che non tutte sono uguali, ma alcune si avvicinano moltissimo per i loro temi e la loro forza simbolica, restando in bilico tra repressione e resistenza. E di sicuro, chi ha letto “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood, o seguito la serie ispirata al romanzo, difficilmente ne è uscito indenne. Conosciamo persone che hanno “pianto tutta l’acqua del battesimo” nel corso delle stagioni.
5 romanzi distopici da leggere se ti è piaciuto “Il racconto dell’ancella”
Il senso di claustrofobia, l’angoscia di vivere una società che controlla i corpi e impone ruoli fissi a uomini e donne, l’impotenza e la rabbia di fronte a un sistema in apparenza inarrestabile: tutto questo lascia un vuoto, e allo stesso tempo accende un desiderio di continuare a esplorare quei territori.
Se stai cercando nuovi romanzi, nuove distopie che parlino di donne, di libertà, di maternità e controllo, ecco cinque titoli che potrebbero travolgerti come ha fatto “Il racconto dell’ancella”.
“Orologi Rossi” (2018) di Leni Zumas
In un’America dove l’aborto è stato messo al bando e la fecondazione assistita è diventata illegale, quattro donne cercano di sopravvivere in un Paese che ha deciso che il loro corpo non appartiene più a loro.
Una professoressa single sogna di diventare madre, ma le nuove leggi glielo impediscono; una giovane rimane incinta e tenta la fuga; una guaritrice viene accusata di pratiche illegali.
Con una scrittura tagliente e piena di ritmo, Leni Zumas intreccia le loro voci per raccontare la maternità negata, il desiderio, la colpa e la rabbia. Una distopia che non copia Margaret Atwood, ma ne eredita il coraggio e lo porta in territori nuovi, molto attuali. Un romanzo politico e poetico al tempo stesso.
“Dendera” (2023) di Yuya Sato
Cosa succede quando una società decide che una donna, passata una certa età, non serve più? È questa la crudissima domanda che si pone “Denderà”, di Yuya Sato.
Ci troviamo in Giappone, dove esiste l’ ubasute , una tradizione che consiste nell’abbandono delle donne anziane su una montagna… per lasciarle morire. In “ Dendera” , Yuya Sato immagina che un gruppo di donne, scartate dal proprio villaggio, non si lasci morire, ma scelga invece di sopravvivere, nascondersi e fondare una nuova comunità. Una sorta di villaggio segreto, tutto al femminile, dove la rabbia e la solidarietà si mescolano. Non è una distopia classica, ma una riflessione potente su chi viene escluso e cosa succede quando le “scartate” decidono di riprendersi il proprio destino. Visionario, simbolico, sorprendente.
“La sorellanza” (2022) di Christina Dalcher
Miranda, oppressa dai debiti e abbandonata dal marito, cerca ripario a Femlandia, una comunità interamente femminile fondata dalla madre in risposta alla crisi economica. Qui, inizialmente, assapora sicurezza e sostegno, ma ben presto scopre che gli uomini sono completamente esclusi — anche i bambini maschi — e la comunità nasconde regole inquietanti e strette di potere.
Quando a due ragazzini viene negato aiuto semplicemente perché maschi, Miranda decide di ribellarsi per difendere la giustizia e la propria libertà. Se “ Il racconto dell’ancella” ti ha fatto infuriare per un motivo, “ La sorellanza” farà ti spingerà a guardare l’altro lato della medaglia. Una distopia tutta al femminile, che esplora il femminismo tossico.
“La parabola del seminatore” (2024) Octavia E. Butler
America, 2024: il clima è impazzito, la povertà è estrema, le città sono recintate come ghetti. Lauren, una ragazza afroamericana con una rara forma di empatia, fugge e fonda una nuova comunità spirituale, l’Earthseed. Non c’è un regime teocratico, ma c’è il collasso di ogni struttura, e in questo caos Lauren cerca un nuovo ordine basato su giustizia e adattamento.
È una distopia sociale, religiosa, un romanzo pieno di speranza che piacerà a chi ha seguito “Il racconto dell’ancella”. In questo libro c’è fuga e resistenza: non si subisce e basta, ma si crea qualcosa di diverso. E come June, anche Lauren è una pioniera che rifiuta di piegarsi.
“Vox” (2018) di Christina Dalcher
Un classico moderno della distopia femminista. In “ Vox” , le donne possono pronunciare solo 100 parole al giorno. Superare il limite significa subire punizioni. Tutto è controllato: il linguaggio, il lavoro, la maternità, l’identità. La protagonista è una linguista che, dopo aver accettato per anni le nuove regole, viene coinvolta in un progetto governativo che potrebbe cambiarle la vita. Ma il prezzo da pagare è altissimo.
“Vox” è un romanzo diretto, accessibile e coinvolgente, che mette al centro un tema fondamentale: se ci tolgono la voce, ci tolgono anche il pensiero. E qualcosa del genere è già successo in qualche parte del mondo… Ideale per chi cerca una distopia ad alta tensione, con forti elementi di critica sociale e politica.
Perché leggere queste cinque distopie?
Ognuna di queste distopie, a suo modo, esplora cosa succede quando il controllo sul corpo, sulla mente e sull’identità diventa sistemico. Quando essere donna significa diventare un bersaglio, una vittima. Ma raccontano anche la resistenza, il coraggio, l’umanità che non si spegne nemmeno sotto le leggi più dure.
Se “ Il racconto dell’ancella” ti ha lasciato il desiderio di approfondire, arrabbiarti, comprendere e lottare, questi cinque libri ti daranno nuova linfa.