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Richard Ford, “Si possono amare i propri figli pur avendo una vita al di fuori di loro”

Richard Ford e Sandro Veronesi hanno dialogato al Salone del Libro di Torino. Al centro del discorso il nuovo libro di Ford, “Tra loro" (Feltrinelli)

TORINO – “Uno degli scrittori più illuminati tra quelli in circolazione”, con queste parole Sandro Veronesi ha introdotto Richard Ford all’incontro svoltosi ieri alla Sala 500 al Salone Internazionale del Libro di Torino. Al centro del dialogo il nuovo libro dell’autore di “Canada”, “Tra loro”, appena pubblicato, come gli altri, dalla casa editrice Feltrinelli. Un libro costituito da due ritratti, il primo del padre di Ford, morto molto tempo fa e scritto di recente, e il secondo della madre, scritto a breve distanza di tempo dalla sua scomparsa.

TRA LORO – “Il titolo racchiude gran parte del significato del libro  – ha spiegato Sandro Veronesi introducendo l’autore americano – e ci ricorda che un figlio si impianta tra il padre e la madre (‘tra loro’), inserendosi in quel mondo che hanno creato, che è un mondo che esclude tutto il resto e che forse sopravvive alla sua venuta al mondo”. “L’amore che c’era tra mio padre e mia madre era la cosa più importante e io potevo farne parte, pur rimanendo sempre il terzo”, ha spiegato Ford. Ciò che cerca di dire al lettore in questo libro è “che i bambini possono essere completamente amati pur non essendo al centro della vita dei propri genitori”.

METTERE A FUOCO – “Ho scritto questo libro perché ero l’unica persona in vita ad aver conosciuto i miei genitori e per me era importante mettere a fuoco la loro vita prima di me, a prescindere da me, volevo testimoniare la loro esistenza”, ha confessato lo scrittore americano. “Erano persone piccole, che nella vita non hanno fatto niente di speciale, ma la loro è stata un’esperienza carica di virtù e di amore: non volevo che andasse tutto dimenticato. Ripercorrendo le loro vite ho avuto modo di scoprire che la piccolezza dei miei genitori non era per nulla insignificante e che soprattutto non era in contraddizione con la grandezza della loro virtù”. Poi, citando il noto incipit di “Anna Karenina”, ha detto che “Tolstoj aveva torto, non è vero che tutte le famiglie felici si assomigliano: ogni famiglia è felice a modo suo”.

BAD BOY – A un certo punto Sandro Veronesi ha chiesto a Ford come mai un bambino con due genitori fantastici spesso si sia comportato male. “Anche se cresci insieme a genitori che ti amano hai voglia di fare qualcosa di sbagliato ogni tanto – ha risposto Ford – so che a vedere il mio aspetto sembro un tipo convenzionale e sinceramente spero di sembrarlo ma sono per natura trasgressivo”. E a questo punto ha cominciato a raccontare: “Mia moglie una volta mi ha detto che non sono molto bravo a fare quello che devo fare, e credo proprio che avesse ragione. Da ragazzo entravo nelle case, bruciavo le macchine, facevo a botte, sono stato in prigione”.

AL MURO – “Ma quando mio padre è morto nel 1960 mia madre mi ha preso da parte e mi ha detto che non avrei più potuto andare in prigione, che avrei dovuto smetterla, perché lei non avrebbe più avuto i soldi e il tempo di venirmi a tirar fuori di lì. Così, come un bravo bambino, ho smesso, anche se fare a botte mi piace ancora oggi: il problema è che a causa della mia età non posso più permettermelo. Tutt’oggi, però, quando entro in un negozio penso che mi piacerebbe sempre rubare qualcosa e non inizio una discussione senza pensare: adesso gli tiro un pugno. Sono cose che non se ne vanno, e non mi dispiace. È così che è la vita. E non voglio assolutamente essere un modello per voi, ma come tutti gli scrittori uso la mia vita a beneficio degli altri”.

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