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”The orange hand”, un vero thriller all’americana scritto con la perizia stilistica di un italiano

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‘Ricordatevi quello che diceva il caro Hans Ruesch, ovvero che l’industria farmaceutica è grande e potente come quella delle armi. Ma la guerra prima o poi finisce, la malattia no, finché c’è qualcuno che la tiene in vita.’ Un giovane giornalista alle prese con efferati omicidi e un’organizzazione segreta. Un labirinto che ci fa smarrire e, proprio quando stiamo per disperare, ci manda un sottile filo che ci mostra la via. Un vero thriller all’americana, scritto con la perizia stilistica che solo un italiano può possedere.

Ore 17.00, 22 agosto 2012. Periferia di Milano, capitale economica italiana. Un giornalista disoccupato riceve una telefonata inaspettata che gli procurerà un nuovo lavoro. Ore 23.41, 22 agosto 2012. Periferia di San José, città della Silicon Valley, in California. Un cadavere viene rinvenuto nel bagagliaio di un’auto, nel parcheggio di un fast-food. Si tratta di un ricercatore scientifico di origini olandesi.

Cinque omicidi sconvolgeranno la vita di Joe Brigati, un giovane giornalista italo-canadese trasferitosi a Milano. Un libro da scrivere su commissione, la biografia di un imprenditore siciliano, lo proietterà all’interno di un’organizzazione segreta chiamata Orange Hands, che sta epurando dalla radice il torbido business farmaceutico internazionale inneggiando alla purezza scientifica.

E’ solo l’inizio di una più vasta e silenziosa rivoluzione su scala mondiale, con richiami angoscianti alla guerra in Vietnam. L’Agente Arancio, composto chimico defoliante, fu una tragica fatalità o una strage voluta dall’esercito americano grazie all’aiuto delle lobby internazionali? Solo indagando in modo approfondito, per scagionarsi dall’accusa di tentato omicidio, Joe scoprirà che il mondo in cui viviamo non è come lo vedono i nostri occhi.

Valeria Vetrella

29 giugno 2014

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