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Peter Cameron con il suo James Sveck sulle tracce de “Il giovane Holden” di Salinger

Il complesso passaggio dall’adolescenza all’età adulta del giovane James, protagonista e io narrante dell’opera. E’ il focus del romanzo di Peter Cameron, il cui titolo riprende la celebre frase di Ovidio “Un giorno questo dolore ti sarà utile”. Amore, amicizia, bisogno di accettazione, affetto, nemmeno James sa di preciso cosa sta cercando. Quello che sa e che sente forte e deciso è il senso di vuoto che riempie le sue giornate in un monotono e faticoso fluire.
Romanzo di formazione dalla prosa brillante, il libro di Cameron “Un giorno questo dolore ti sarà utile” racconta il passaggio di un adolescente all’età adulta

LA TRAMA – James, diciottenne chiuso e introspettivo, è alle prese con la ricerca della propria identità nella New York dei giorni nostri. Circondato da una madre gallerista con alle spalle tre matrimoni falliti, una sorella maggiore petulante fidanzata con il proprio professore di linguistica, un padre assente troppo impegnato alla cura della propria estetica, James è il classico personaggio da romanzo di formazione che passa attraverso la fase dell’analisi, del rifiuto e, infine, dell’accettazione della propria realtà. La storia si svolge tra i mesi di giugno e ottobre 2003, alternando flashback narrativi a contemporaneità, e racconta del difficile e tortuoso passaggio del protagonista dall’adolescenza al mondo degli adulti, sancito dal rifiuto iniziale di frequentare l’università. Le uniche tre persone con le quali James instaurerà una sorta di dialogo, seppur in ciascun caso con dei limiti, sono John, il gestore gay della galleria della madre e per il quale il protagonista sembra nutrire un particolare sentimento, la nonna Nanette, vero personaggio di rottura, e la dottoressa Adler, psichiatra che lo ha in cura.
  
PLUS – La prosa è immediata e scorrevole, gli stati d’animo di James sono descritti sapientemente da una penna esperta e con una buona proprietà di linguaggio. Le frasi semplici e incisive sono funzionali alla frammentarietà della narrazione e ben accompagnano lo stream of consciousness, per dirla con le parole di Joyce, del protagonista. Un libro che si legge tutto d’un fiato e che sa farsi apprezzare per il realismo e l’accuratezza con i quali vengono raccontati i fatti. Particolarmente significativa, nonostante nel libro appaia solamente in due momenti, è la figura della nonna Nanette, delicata e all’apparenza perfetta nella sua casa di provincia in cui ogni cosa ha una ben precisa e studiata collocazione, quanto anticonformista e disarmante nei suoi ragionamenti. Impossibile non apprezzare la sua lezione di vita al nipote impartita davanti ad un bicchiere di whisky: “Hai fatto una cosa stupida e hai fatto un gran pasticcio, eppure lo trovo incoraggiante. Perché volevi una cosa e hai cercato di prendertela. Hai agito. Stupidamente ma hai agito, e questo è l’importante”.
  
MINUS – Per chi ha letto “Il giovane Holden”, il protagonista del romanzo di Cameron non è altro che un nipote moderno del magistrale Holden Caufield. Con la differenza che Holden all’epoca fu un pugno nello stomaco, con la sua aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, con la sua "infanzia schifa" e le "cose da matti che gli sono capitate sotto Natale". Salinger è riuscito a sconvolgere il corso della letteratura contemporanea e a dare voce ad uno dei passaggi più complessi e difficili dell’esistenza umana. Holden, con il suo slang e la sua strafottenza, con le sue bravate e le sue insicurezze nascoste, con la sua voglia di scappare da tutto e da tutti e con il suo umore rabbioso e altalenante è il ragazzo che siamo stati tutti in una ben precisa fase della nostra vita in cui nulla sembrava avere un senso definito e tutto sembrava imprevedibile. Il romanzo di Cameron invece è esattamente ciò che promette, è modesto e onesto, lineare e rassicurante nel suo fluire di eventi. 
 
Ilaria81

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