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Lucy di Cristina Comencini, fili incrociati di esistenze femminili

Mancano poche pagine alla fine di Lucy: la Sara di Lucy sta scegliendo il suo destino. In apnea, scorro veloce le ultime pagine, in attesa di prendere fiato. La storia di questa Sara...

Mancano poche pagine alla fine di Lucy: la Sara di Lucy sta scegliendo il suo destino. In apnea, scorro veloce le ultime pagine, in attesa di prendere fiato. La storia di questa Sara, è un racconto intimo, un racconto assolutamente femminile, pagine di un vissuto di donna che trasuda tutta la complessità delle mille sfumature dell”esserlo.

Un racconto non semplice, che non si fa volere bene, che scava nell”intimo, che ricerca interpretazioni diverse dell”essere donna, moglie, amante, madre, amica. Sara tormentata da una vita di non definizioni, Sara che vive dentro e fuori il vero della sua esistenza, libera, inquieta e vagabonda, che vede nella tranquillità la minaccia più altisonante.

Tra le mille sensazioni quella che più mi colpisce è la descrizione senza filtri della sua natura di madre, una madre che dichiara che forse non li avrebbe dovuti avere questi figli, una madre che riconosce colpe e debolezze. Sara che non cerca in questi figli la nuova vista di se stessa, Matilde e Alex saranno gli unici di cui sentirà davvero la mancanza perchè solo da lontano i loro volti acquisteranno definizione e contorni per percepirne l”assenza. Una storia difficile che tanto mi porta a pensare ad un”altra Sara, quella de L”acustica perfetta di Daria Bignardi, di una Sara della scorsa estate che come questa Sara tanto ha lasciato dentro di me.

Racconti molto diversi, ma che al mio cuore appaiono legate da un sottile filo rosso che incrocia destini e avvicina storie di vita. Queste due donne sarebbero state amiche, avrebbero trovato conforto l”una nell”altra, avrebbero parlato lingue simili, sensazioni condivise o forse avrebbero semplicemente nuotato su corsi parellele di vita. Così le immagino.

Due donne che hanno portato la loro autenticità oltre ogni limite imposto dalla convenzionalità della vita, che non hanno mai smesso di farsi domande, non si sono accontentate di risposte facili, pagando la sofferenza che ne deriva, regalando a chi le ha vissute l”unicità delle comete di passaggio e un senso sottile di perenne mancanza.

Francesca Nardi

20 aprile 2014

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