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“Le dee del miele”, storia di donne che si legano fra loro in un ricamo perfetto

Ci fu un’epoca, senza memoria, in cui le donne erano esseri prediletti: sibille, sacerdotesse, maghe. Un tempo, che si dipana, come un gomitolo, in un passato senza date e che si tramanda nella poesia del mito”. (Le dee del miele)

Quattro donne. Quattro protagoniste. Non solo di un libro. Protagoniste della vita, quando in gioco c’era il destino.

Quattro donne diverse, le cui vite si intrecciano, inaspettatamente. Indissolubilmente.

 

Caterina, energica e devota, perfettamente legata a una terra di misteri e di superstizione. Quella stessa terra che cura, lavora, con la fatica e il sudore.

Lisetta, orfana e determinata, decisa a imbrigliare il suo futuro, a tirarne le redini, a condurlo laddove, da solo, non sarebbe in grado di arrivare.

Marianna, delicata nella sua innocenza, figlia di un fato voluto, costretto, portato a compimento da mani esperte.

Eva, esuberante, fragile e forte, come un petalo di rosa. Una di quelle rose che Lisetta coltiva e Marianna ammira.

Quattro storie che si incontrano, si legano tra loro, con fili di carne che formano un ricamo perfetto su un telo che ha il colore perlaceo della luna e la tinta cremisi del sangue che le ha rese donne.

 

In una Sardegna persa in altri tempi, forse lontani, forse più vicini di quanto ci aspettiamo, culla di leggende e di riti sacri che si fondono con la magia, prendono vita quattro racconti, destinati a divenire parte di un’unica storia. La storia di una famiglia, arrivata fino alle orecchie curiose e attente di una bambina, ormai cresciuta, pronta a urlare ciò che è stato solo sussurrato.

 

Le dee del miele” è il secondo romanzo di Emma Fenu, edito da Milena Edizioni nel 2016.

Un libro in cui realtà e finzione sono indistinguibili, perché poco importa cosa sia vero e cosa no. Ciò che ha vero significato è il modo in cui trafigge, con una narrazione al tempo stesso forte, spietata come l’ago di una siringa che interviene a colmare un vuoto interiore, e dolce, come il miele che cola dai favi.

 

Un romanzo che coinvolge, prende, accoglie tra le sue righe appassionate. Un romanzo che non è nato per essere letto, ma per far leggere. Per rendere chiunque capace di leggere anime e cuori. Per leggere persone. Per sentire e per ritrovare in ogni riga, in ogni parola, in ogni sillaba, un poco di quelle donne che non abbiamo mai incontrato.

 

Un poco della piccola Eva, che saltella verso casa, mentre torna da scuola e, che proprio in quelle pagine, ha lasciato scaturire ciò che c’era nel suo cuore, perdendosi e nascendo nuovamente, già adulta, per formare una creatura tanto bella e armoniosa. Il “dono” di famiglia, però, lo aveva ereditato: “era quello di andare oltre le cose e nelle cose, per vedere ciò che si ha bisogno o volontà di vedere, per colmare il vuoto delle assenze, per essere capaci di creare e muoversi verso l’infinito”.

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Chiara Minutillo 

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