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“L’addio”, il romanzo dei vivi e dei morti alla ricerca della verità

L’addio” di Antonio Moresco è l’incredibile “opera ultima” di un grande scrittore mantovano, approdato tra le firme di casa Giunti. Una storia senza precedenti, il congedo dalla prosa del settantenne Antonio Moresco: vuol essere intenzionalmente un commiato da amici e lettori il romanzo “L’addio”, pubblicato a marzo (278 pagine 15 euro). Un’avventura totale, poetica e conoscitiva, nata in un momento cruciale della vita dell’autore, ha osservato Antonio Franchini, storico direttore editoriale della concorrenza che nel trasferimento, non indolore, all’editrice fiorentina ha trasferito da Segrate anche una gran firma come Moresco. E si pensa di portare questo titolo allo Strega, questo per dimostrare la qualità del prodotto.

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È un thriller esistenziale – aggiunge – racconta di un poliziotto che da morto ritorna nel mondo dei vivi. Una storia nella quale l’equilibrio tra la vita e la morte viene sovvertito. Lo stesso Moresco, in una premessa dal contenuto insolito, nella quale ha riversato tutto il se stesso attuale, dice di voler stare il più possibile da solo, di non sopportare più i rapporti umani, in un’epoca in cui ogni cosa viene resa miserabile, anche l’amicizia e l’amore, dove ogni anelito si trasforma in delusione, ferita e perdita irreparabile. Non riesco più a sopportare il cinismo dominante, il piccolo cabotaggio esistenziale, la ristrettezza di orizzonti, la mancanza di grandezza, di sentimento, di libertà, di invenzione.
Aveva in mente di scrivere cose personali in una lettera d’addio, aprendosi a tutti, senza veli. Ha scelto di parlare attraverso un romanzo, quello di un uomo che non c’è più che ritorna tra quelli che ci sono o credono di esserci.
D’Arco era un detective della polizia dei vivi, ucciso durante un’indagine. Da tre anni è uno sbirro della polizia dei morti. Uno speciale, un battitore libero, a cui piace agire da solo. Per una ragione che non conosce o che non ricorda, ha gli occhi bianchi, iride e pupilla non si distinguono quasi dalla cornea. Il corpo è pieno di cicatrici, il volto devastato da solchi e ferite.

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Gli abitanti della città dei morti credono che fare il poliziotto da loro sia un compito facile ed anche gli agenti della città dei vivi sono convinti che sia un lavoro da niente. E sì, perché tra i colleghi dei due servizi si comunica, attraverso cellulari tarati per i contatti tra vivi e morti, oppure con email criptate, scambiate in casi estremi da computer in dotazione alle polizie dei morti e dei vivi. Facile, no? Basta rintracciare il morto ammazzato, chiedergli chi sia stato ad ammazzarlo e il gioco è fatto. Invece non è così, i morti non sono più sinceri dei vivi, non dicono la verità, forse più ancora dei vivi. Non si sa perché.

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Agente solitario, è uno che non si arrende, che continua a combattere anche quando la battaglia è senza speranza. Ed è proprio un incarico senza speranza quello che gli affida Lazlo, apparso improvvisamente nel suo ufficio isolato. I bambini hanno cominciato a cantare nella città dei morti. D’Arco è il solo che può scoprire perché. Quale sarà la ricompensa, chiede spavaldamente, più che altro per abitudine. Lei stesso, gli risponde Lazlo, già sulla porta,
senza voltarsi.

La città dei morti è sconfinata, i nuovi abitanti continuano ad arrivare incessantemente ed è necessario costruire sempre più grattacieli, sempre più strade sopraelevate, svincoli e altri centri commerciali per le esigenze dei morti.
Di notte c’è silenzio totale. Sparite le macchine, i taxi formicolanti e le ultime coppie di morti che rincasano tenendosi sottobraccio, nessun suono, nessuna voce, tutta la città dorme, tutti i morti sognano. Eppure, a tendere l’orecchio, l’aria è percorsa da un coro verticale di voci di bambini morti. Un canto lento, dolce, come una ninna nanna. E anche solenne, un peana.
Li cerca e li trova, sono tantissimi bambini morti. Indossano camicine da notte, sono a piedi nudi. Tutti cantano, molti piangono. Avrà una guida, un bambino muto, ferito, ma con una volontà di ferro di trovare la verità, proprio come lui. Per farlo, dovrà tornare nella città dei vivi. E andare a morire di nuovo.

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