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In ”Regalo di nozze” di Andrea Vitali il racconto a tinte malinconiche di un tempo andato

Al centro del romanzo ''Regalo di nozze'' di Andrea Vitali è una Fiat 600, bianca, evocatrice di quei mitici anni '60 del boom economico, in cui l'Italia per la prima volta usciva dalle anguste dimensioni dell'Italietta olografica e retorica precedente...
Pubblichiamo la recensione di Arcangela Cammalleri per la chiarezza con cui sa raccontare i pregi narrativi e stilistici dell’opera di Vitali
MILANO – Al centro del romanzo “Regalo di nozze” di Andrea Vitali è una Fiat 600, bianca, evocatrice di quei mitici anni ’60 del boom economico, in cui l’Italia per la prima volta usciva dalle anguste dimensioni dell’Italietta olografica e retorica precedente. L’io narrante è il ventinovenne Ercole Correnti, che in quel di Como sta per sposarsi. Nel rivedere sul lungolago una Fiat 600 bianca come quella che vent’anni prima aveva comprato suo padre Amedeo, si lascia pervadere dal ricordo di una mitica gita con il padre, la madre Assunta e lo zio Pinuccio, figura ineffabile di scapolo trentottenne. 
Siamo a Bellagio sul lago di Como, dove la famiglia Correnti trascorre la sua blanda routine: il capofamiglia Amedeo prima impiegato al catasto di Como e poi segretario notarile, la moglie casalinga e il figlioletto Ercole di nove anni. A completare il quadretto c’è lo zio materno Pinuccio, “nato gagà”, come soleva dire sua sorella. É consuetudine che lo zio Pinuccio ceni a casa Correnti, racconti di come le sue doti affabulatorie tanto incantassero le donne e millanti di essere un mediatore d’affari per i grandi produttori di seta del comasco, risultando agli occhi ammirati del piccolo Ercole un personaggio estremamente affascinante. 
Il giorno della gita, in cui per la prima volta Ercole sentirà l’odore del mare – indescrivibile a parole, come diceva la sua maestra – e vedrà in lontananza le onde splendenti di sole, sarà un’avventura indimenticabile ed emozionante. L’utilitaria, uno degli status symbol di quegli anni. costituirà per Ercole un totem della sua infanzia e il tramite del suo legame e con il padre e con lo zio. Solo dopo vent’anni, Ercole verrà casualmente a conoscenza da sua madre dei retroscena che si celavano dietro quel viaggio, il primo per lui in automobile. 
Vitali ci ha abituati alle atmosfere brumose e lacustri, alla caligine estiva che appesantisce i pensieri e rallenta le azioni, ad una sorta di malinconia del tempo andato illustrato come una cartolina color seppia. Nella tranquillità apparente della provincia serpeggia un’inquietudine di fondo, ma velata e implicita, senza clamori e impeti improvvisi. I suoi racconti sembrano istantanee, dove il tempo è fermo e i personaggi si muovono in retrospettiva, tutto scorre come immagini proiettate su uno schermo. La realtà è come assorbita da una luce ombrata, sfumata, e quello che all’apparenza sembra in superficie calmo, sottende segreti o retroscene, ma non colpi di scena che fanno sobbalzare il lettore. La scrittura piana e riposante non risente degli urti degli eventi narrati, non è gravata da particolari o ingegnosi costrutti sintattici. Scorre lieve e regolare come un fiume in pianura, non c’è il pericolo di inciampare o di faticare per sentieri lessicali impervi, chi legge ha l’impressione di seguire un percorso sicuro la cui meta è certa. Un genere letterario di intrattenimento non è un semplice divertimento: intrattenere il lettore è la forza trascinatrice di uno scritto, e questo libro sa intrattenere piacevolmente, con uno stile calibrato e chiarezza espressiva. 
3 marzo 2013 
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