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Raffaella Notariale, ”Nel mio prossimo libro le ultime verità sul caso Orlandi”

Quando in un libro emergono più verità che in un'aula di tribunale. E' il caso della giornalista Raffaella Notariale e del suo 'Segreto Criminale', il libro che contiene le confessioni di Sabrina Minardi, l'amante di Renatino De Pedis, il boss della banda della Magliana, sepolto nella basilica vaticana di Sant'Apollinare, a pochi passi da dove il 22 giugno del 1983 scomparve la quindicenne Emanuela Orlandi. Proprio alla luce delle ultime novità sul caso, Raffaella Notariale sta scrivendo un secondo libro in uscita nei prossimi mesi, contenente le nuove verità sul caso Orlandi...

La giornalista è al lavoro su un istant book che analizza le relazioni tra la banda della Magliana e la scomparsa di Emanuela Orlandi 

 

MILANO – Quando in un libro emergono verità che in un’aula di tribunale non sarebbero emerse. E’ il caso della giornalista Raffaella Notariale e del suo "Segreto Criminale", il libro che contiene le confessioni di Sabrina Minardi, l’amante di Renatino De Pedis, il boss della banda della Magliana sepolto nella basilica vaticana di Sant’Apollinare, a pochi passi da dove il 22 giugno del 1983 scomparve la quindicenne Emanuela Orlandi. Proprio alla luce delle ultime novità sul caso, Raffaella Notariale sta scrivendo un secondo libro in uscita nei prossimi mesi, contenente le nuove verità sul caso Orlandi.

 

Cosa ha significato per te scrivere un libro come Segreto Criminale?
Credo sia stato importante mettere nero su bianco quanto aveva da raccontare Sabrina Minardi. Lei era stata amante di Enrico De Pedis, detto Renatino, che secondo inquirenti e pentiti era diventato il capo dei Testaccini, cioè la frangia più pericolosa e potente della Banda della Magliana. Gli investigatori intercettarono e seguirono lei, la Minardi, per arrestare De Pedis latitante. Era il 1984 quando, seguendola per l’ennesima volta, arrivarono a lui che si nascondeva in un appartamento del quartiere Eur, appartamento intestato al suo amico Giuseppe De Tomasi, detto Sergione. Proprio quel Sergione che, secondo una perizia disposta dalla Procura di Roma sarebbe il fantomatico Mario che telefonò a casa Orlandi, pochi giorni dopo la sparizione di Emanuela, per rassicurare la famiglia e far loro credere che l’adolescente si era allontanata volontariamente e che presto sarebbe tornata a casa. Tante connessioni, dunque, ma, in sintesi, per il ruolo, per la vita, per le frequentazioni che aveva, la Minardi non poteva che sapere diverse cose.

Per questo, quando lavoravo a “Chi l’ha visto?”, dopo aver scoperto e mostrato i documenti e le fotografie inedite relative alla sepoltura di Renatino nella basilica di Sant’Apollinare, ho pensato di rintracciare lei. Lei che, ho scoperto poi, è così malata, così malmessa, oggi. Lei che si può confondere, ma che ci ha provato a mettere in fila i suoi ricordi senza limitarsi ad accusare terzi, ma chiamandosi in causa. Su di lei è stato scritto tutto e il contrario di tutto: è passata da “supertestimone del caso Orlandi” a prostituta cocainomane. Mi sembrava importante fissare su carta la sua versione. L’ho lasciata parlare per poter fare proprio una cronaca della sua vita e della sua testimonianza.

Come è riuscita ad instaurare il rapporto di fiducia con Sabrina Minardi?
Con il tempo e, comunque, non ci sono riuscita subito. Quando mi presentai a casa sua, senza preavviso, fu lei a farmi mille domande. Poi mi concesse un’intervista con la speranza che la lasciassi in pace e che in trasmissione non parlassimo mai più di lei. Voleva tornare là dove era sempre stata: nell’ombra. Quasi tre anni dopo quell’intervista fu lei a chiamarmi. Si era trasferita, aveva cambiato numero di telefono, non ero più riuscita a rintracciarla. Poi, nella casa-famiglia che la ospitava era stata raggiunta dai magistrati. Ha pensato che non poteva nascondersi oltre che, per arrivare fino a lei, probabilmente avevano già in mano qualcosa. E’ così che ha raccontato la sua versione sul caso Orlandi. In seguito, aveva letto le peggiori cose sul suo conto, si era rammaricata, aveva poi tentato il suicidio, era ricoverata in ospedale quando mi rintracciò… Mi disse: “Parlano di me senza avermi mai parlato”. Mi propose di scrivere un libro, un libro con la sua versione.
 
Che contributo ha dato alle indagini? Secondo te le testimonianze raccolte nel libro sarebbero emerse ugualmente anche in un aula di tribunale?
Credo che le parole della Minardi siano servite a riaprire l’inchiesta e indirizzarla sulla strada che attualmente i magistrati percorrono. Certo, da sole, senza riscontri e senza appoggi di altri teste, le sue parole non sarebbero bastate e non basterebbeo in un’aula di tribunale. Conoscendola per come l’ho conosciuta io, così guardinga con le forze dell’ordine, non credo nemmeno che si sarebbe lasciata andare a raccontare tanti dettagli della sua vita partendo proprio da un tribunale. Non credo. Ha bisogno di fidarsi, di un minimo di rapporto umano. Nel corso dei mesi che seguirono le sue prime dichiarazioni agli inquirenti, ha anche tentato di smentire tutto, di negare pur di essere lasciata in pace. Non ama sentirsi sotto pressione, l’idea dell’interrogatorio la fa chiudere a riccio. Ma, su tutto, ha diversi problemi di salute, è molto provata ed è questa la sua prima preoccupazione. Cominciando a parlare come persona informata sui fatti ha perso gli ultimi contatti che aveva con persone poco trasparenti, che la giudicano un’infame. Le persone per bene, invece, quelle alle quali si è rivolta, la descrivono come una ex prostituta cocainomane. Non dev’essere facile continuare a mantenere il punto in una situazione del genere.
 
Dopo il libro scritto e le ultime novità di cronaca sul caso Orlandi, che idea ti sei fatta della vicenda?

Con l’apertura della tomba di Renatino, temevo che si volesse presto arrivare alla conclusione dell’indagine. E per chiuderla, bisognava cominciare a demolire la Minardi. Ma la notizia di monsignor Piero Vergari iscritto nel registro degli indagati mi ha fatto ricredere. Pare proprio che l’inchiesta goda di ottima salute e che i magistrati incaricati stiano procedendo come panzer. Ben venga, speriamo tutti di poter conoscere quanto sia realmente accaduto alla piccola Emanuela. I suoi parenti devono avere giustizia, per troppo tempo sono stati oggetto di sciacalli e vili depistaggi.
 
Negli ultimi anni, parlare di crimini e omicidi in tv, sia per casi di stretta attualità, con contenitori tv appositamente dedicati, sia per fiction, è di moda. A cosa è dovuto secondo lei questo fenomeno?
Credo si sia sempre parlato di crimini e omicidi, nonché di intrighi. Ne cito una su tutte: la magistrale serie cinematografica de “Il padrino”, ma l’elenco è lunghissimo, non mi sembra una moda attuale. Mi sembra, invece, che certe fiction italiane siano state particolarmente apprezzate dal pubblico, rispetto ad altre. Con il film e la serie sulla Magliana, il terreno era fertile, l’argomento caldo e poi erano fatti bene entrambi.

 

I giovani di oggi sono sensibili alla cultura della legalità?
Alcuni moltissimo. Altri per niente, guardano al denaro facile, pensano a come poterlo fare, non hanno buoni riferimenti nella società, va detto.
 
Ci puoi rivelare, infine, qualche anticipazione sull’instant book al quale stai lavorando, contenente le nuove verità emerse sul caso Orlandi?
La cronaca è sotto gli occhi di tutti. Cercherò di approfondirla con i documenti.

 

30 maggio 2012

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