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Premio Pulitzer 2017, ecco i vincitori

Ieri è stato assegnato il Premio Pulitzer, il premio più importante nel mondo del giornalismo anglosassone e non solo. Tutti i vincitori

MILANO – Ieri è stato assegnato il Premio Pulitzer, il premio più importante nel mondo del giornalismo anglosassone e non solo. Diverse sono le sezioni. Per il giornalismo di pubblico servizio hanno vinto il “New York Daily News“, tabloid di New York, e “Propublica“, una piattaforma sempre di New York specializzata in giornalismo investigativo. La prestigiosa onorificenza nella sezione del giornalismo divulgativo è stata assegnata a “L’Espresso” e “Icij” (The International Consortium of Investigative Journalists), per i “Panama Papers“, per aver cioè svelato la struttura nascosta dei paradisi fiscali. Per la sezione “Fiction”, il premio voluto da Joseph Pulitzer e coordinato dalla Columbia University di New York è andato a Colson Whitehead per il romanzo “The Underground Railroad“, per la sezione “Drama” a Lynn Nottag per “Sweet”, per la sezione “Biografia e autobiografia” a Hisham Matar per “Il ritorno“.

LA FUGA DAL SUD SCHIAVISTA – “The Underground Railroad” (di prossima pubblicazione per Edizioni Sur) racconta la storia di Cora, schiava in una piantagione di cotone nello Stato della Georgia. La vita è un inferno per lei e per chi condivide la sua condizione. Quando Caesar, recentemente arrivato dalla Virginia, le parla dell'”Underground Railroad”, una rete di tunnel sotterranei, i due decidono insieme di correre il rischio e tentare la fuga. Quello che Colson Whitehead ha ricreato grazie alla sua brillante prosa è un viaggio nello spazio e nel tempo, attraverso l’America precedente alla guerra civile.

L’AUTOBIOGRAFIA PREMIATA – Nel libro “Il ritorno” (pubblicato quest’anno da Einaudi), Hisham Matar racconta invece il viaggio che, dopo ventidue anni di assenza, lo ha riportato in Egitto, terra dalla quale dovette scappare. Hisham aveva diciannove anni quando suo padre Jaballa, fiero oppositore del regime di Gheddafi, venne sequestrato nel suo appartamento del Cairo, rinchiuso nella famigerata prigione libica di Abu Salim e fatto sparire per sempre. Ventidue anni più tardi il figlio Hisham torna nella terra della sua infanzia felice, approfittando dello sprazzo di speranza aperto dalla rivoluzione del febbraio 2011. Torna anche nella segreta speranza di ritrovare quel padre di cui non esiste nessun certificato di morte. Visitando i luoghi e incontrando i parenti e gli amici, Hisham può recuperare un passato che risuona in lui con un’eco mai sopita e ritagliare i contorni di un padre che, in assenza di un corpo, risulta privo di confini. Le tappe del viaggio privato s’intersecano con la storia libica del ventesimo secolo, dalla resistenza all’occupazione italiana al flirt di Gheddafi con l’Inghilterra di Tony Blair.

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