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Piero Santonastaso, ”La crisi è un ottimo alibi che favorisce il sonno della ragione”

''Riuscire a guidare l'accesso alla lettura fornendo chiavi e piani di fruizione di un testo'' questa la capacità principale che deve possedere un critico letterario secondo Piero Santonastaso, Capo Servizio Cultura del Messaggero...
Crisi usata come alibi e zero iniziative da parte delle istituzioni, ma anche addetti ai lavori che si crogiolano nell’autoreferenzialità: questa l’opinione del critico del Messaggero sulla poca attenzione che si ha nei confronti della cultura

MILANO – “Riuscire a guidare l’accesso alla lettura fornendo chiavi e piani di fruizione di un testo” questa la capacità principale che deve possedere un critico letterario secondo Piero Santonastaso, Capo Servizio Cultura del Messaggero. Il giornalista illustra come è nata la sua passione per la lettura e commenta l’atteggiamento di addetti ai lavori e politici nei confronti della cultura.

Come è nata la sua passione per i libri?

La mia passione per i libri risale alla primissima infanzia. Ricordo ancora la soddisfazione per essere riuscito a leggere un intero libro in un solo giorno, avrò avuto cinque o sei anni, qualche millennio fa. Era la storia di un cavallo, probabilmente Tornese, se la memoria non mi inganna. Da lì è stato un crescendo, d’altro canto in famiglia ero famoso per il fatto di leggere qualsiasi cosa mi capitasse a tiro, dal Corriere dei Piccoli alle rime di Foscolo. Mi sono formato poi come lettore, sempre in tenera età, con tutti i romanzi di Salgari, romanzi storici di vario genere, i classici per ragazzi etc. Con il salto all’adolescenza è venuta la passione per la fantascienza: possedevo una splendida collezione di Urania, iniziata con “Il vampiro del mare”, di Charles Eric Maine. Poi venduta in blocco per fare la prima vera vacanza autonoma.

Quali sono i suoi libri preferiti?
Libri preferiti. Come genere, in questa fase della mia vita, mi interessa molto la saggistica, in particolare quella a sfondo socio-religioso, meno la narrativa, per nulla la poesia. A livello di preferiti, un rapido elenco: “Sportswriter” di Richard Ford, “Mille anni che sto qui” di Mariolina Venezia, “Abaddon” (e sì, la fantascienza in età adulta) di James Morrow, “Kallocaina” di Karin Boye. L’ultimo libro letto è “Ogni angelo è tremendo”, di Susanna Tamaro, e mi è piaciuto molto.

Quali caratteristiche deve avere un critico letterario? Quanti veri critici esistono in Italia?

La principale caratteristica di un critico, secondo me, è molto banale: riuscire a guidare l’accesso alla lettura fornendo chiavi e piani di fruizione di un testo. Doti rare, in un universo decisamente autoreferenziale e solipsistico. Per conseguenza il numero di veri critici è, sempre secondo me, limitato. Pongo al numero 1 della mia classifica Goffredo Fofi, splendido per chiarezza e coraggio

Secondo lei cultura e libri trovano il giusto spazio all’interno dei media italiani?

Cultura e libri non hanno il giusto spazio ma, devo dire, gli addetti ai lavori non si rendono facile l’impresa di conquistarne eventualmente dell’altro. Vedi alla voce autoreferenzialità.

I recenti dati dicono che gli acquirenti ed i lettori dei libri sono in calo in Italia. Secondo lei da cosa dipende? Quali sono le possibili soluzioni? Il digitale e la rete possono essere un’opportunità?
Il calo di acquirenti e di lettori mi pare inevitabile. Viviamo di immagini e non è un caso che questo sia il periodo della graphic novel. Viviamo senza tempo disponibile, mentre un libro ne richiede molto. Viviamo soprattutto in un mare di pubblicazioni inutili, incoraggiate dalle discutibili scuole di scrittura creativa. Soluzioni non ne vedo e probabilmente il Fahrenheit 451 di Ray Bradbury non è poi così inimmaginabile. Non credo al digitale e alla rete, ma solo per una questione di gusto personale: manca il contatto. Mi sembrano invece due strumenti ottimi per dare libero sfogo alle risultanze delle summenzionate scuole di scrittura creativa.

Tra poco ci saranno le elezioni. Cosa ne pensa del rilievo che la classe politica da alla cultura italiana?
Il rilievo dato è prossimo allo zero, ed è sotto gli occhi di tutti. Né mi sembra che iniziative e provocazioni varie siano servite a risvegliare le coscienze. La crisi è un ottimo alibi e permette di dormire sonni tranquilli. Il sonno della ragione.

1 febbraio 2013

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