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Piergiorgio Corbetta, ”Grillo ha trasformato in politica l’indignazione morale”

Il Movimento 5 Stelle ha una forte connotazione morale: รจ nato da un atto di condanna nei confronti della vecchia politica. Ora bisogna vedere se saprร  darsi un contenuto politico propositivo. Ad affermarlo รจ Piergiorgio Corbetta, che ci presenta qui il libro scritto con Elisabetta Gualmini, ''Il partito di Grillo''...

Il Direttore di ricerca dell’Istituto Carlo Cattaneo presenta il libro scritto con Elisabetta Gualmini, “Il partito di Grillo”, e illustra quali sono a suo avviso le sfide che il M5S dovrà affrontare in futuro

MILANO – Il Movimento 5 Stelle ha una forte connotazione morale: è nato da un atto di condanna nei confronti della vecchia politica. Ora bisogna vedere se  saprà darsi un contenuto politico propositivo. Ad affermarlo è Piergiorgio Corbetta, che ci presenta qui il libro scritto con Elisabetta Gualmini, “Il partito di Grillo”. Il testo propone uno studio del nuovo fenomeno affacciatosi con forza dirompente sulla scena politica italiana: analizza i motivi del successo del M5S, le caratteristiche del suo elettorato, il rapporto del movimento con la rete e il rapporto tra la base del movimento e il suo “condottiero”. Si tratta di un progetto editoriale nato in seno all’attività dell’Istituto Carlo Cattaneo, di cui Corbetta è il Direttore di ricerca. L’Istituto, dedito allo studio della società italiana contemporanea con riferimento in particolare alla partecipazione politica, è stato fondato dagli stessi intellettuali che hanno dato vita alla rivista il Mulino e all’omonima società editrice.


Quando e con quali obiettivi è nato il progetto di questo libro?

È nato di recente, dopo le elezioni dello scorso maggio, segnate dal grande successo del M5S nei cento comuni in cui si è presentato. In particolare, naturalmente, ha fatto molto rumore la conquista di Parma, ma non c’è stata solo quella.
Il libro è un prodotto dell’Istituto Carlo Cattaneo, che a ogni occasione elettorale di rilievo promuove studi e ricerche diffuse poi attraverso gli organi di stampa. Dopo lo scorso maggio ci siamo trovati in mano dei dati e del materiale particolarmente interessanti. Abbiamo condotto anche delle interviste girando per l’Italia, per le amministrazioni conquistate o nei quali il M5S era andato particolarmente bene, raccogliendo così del materiale di prima mano. Abbiamo deciso dunque di lavorarci nel corso dell’estate per farne un libro.

Su quali fonti e quali metodologie si è basato il vostro studio?
Lo strumento principale è stato proprio quello dell’intervista in profondità condotta in un gruppo di quindici comuni. Abbiamo poi fatto un’analisi dei dati rilevati settimanalmente dalla società Ipsos, che in parte la società stessa ci ha messo a disposizione gratuitamente, permettendoci di accedere al suo archivio, e in parte sono stati acquistati dal gruppo ITANES. [L’ITANES è un’associazione che conduce un programma di ricerche sul comportamento elettorale degli italiani, legata all’Istituto Carlo Cattaneo – N.d.R.] L’Ipsos, che si occupa di ricerca di marketing, fa ogni settimana una rilevazione condotta mediante intervista telefonica su mille casi, sicché in pochi mesi è in grado di mettere insieme un ampio campione. Abbiamo così potuto analizzare 17 mila interviste telefoniche, di cui 7 mila fatte prima delle elezioni di maggio, 10 mila nel corso dell’estate. La domanda base di queste interviste era: se ci fossero le elezioni in questi giorni, per chi voterebbe? In relazione alle risposte abbiamo analizzato le caratteristiche socio-demografiche delle persone. Abbiamo utilizzato dunque materiale empirico piuttosto consistente, e abbiamo anche acquistato attraverso l’Ipsos alcune ondate di rilevazione, facendo fare delle domande specifiche sull’uso dei media. Una parte importante della nostra ricerca, infatti, è anche quella relativa alla partecipazione politica attraverso i nuovi media, perché questa è una delle caratteristiche fondamentali M5S.


A proposito del  rapporto tra nuovi media e M5S: in che modo l’ideologia della rete ha alimentato l’ideologia del movimento? Possiamo dire che in questo caso il medium ha plasmato il contenuto di un pensiero?

È un’affermazione un po’ troppo forte. Il M5S è nato e ha galoppato nella sua fase iniziale attraverso i social network, come una specie di fiume carsico, sotterraneo, che viaggiava nella società italiana, di cui si vedeva poco. In seguito però, quando è esploso a livello di massa, questa connotazione è diventata meno rilevante: la caratterizzazione di popolo giovane, legato al web, va sempre più annacquandosi. Ci sono sì degli strati sociali in cui il movimento non è penetrato, i pensionati e le casalinghe. Ma per il resto il profilo dell’elettore del M5S diventa sempre più prossimo a quello dell’elettorato generale. C’è stata una trasformazione, che è ancora in corso, del movimento tra prima delle elezioni di maggio e dopo le elezioni di maggio. Fino alle elezioni del maggio era quasi un movimento politico per adepti, adesso è un movimento di massa.


Il M5S raccoglie ex elettori sia di sinistra, sia di centrodestra: cosa cercano tutte queste persone nel movimento, cosa pensano che possa loro offrire?

È difficile rispondere a questa domanda: dietro il voto ci sono molte componenti psicologiche, sociali, culturali, relazionali. Da questo punto di vista possiamo fare soltanto delle interpretazioni dei nostri dati.
Grillo ha trasformato in politica l’indignazione morale: questo è stato il punto di partenza. E in questo è stato aiutato dai continui scandali che, anche sotto elezioni, esplodono nella politica italiana. Si tratta di un movimento con una forte connotazione morale. Il problema è capire se Grillo riuscirà anche a dargli un contenuto politico propositivo, costruttivo. L’indignazione morale è un atto di condanna, a questo punto bisogna costruire una politica nuova e un partito nuovo. Grillo – e con lui Casaleggio e gli intellettuali che lo seguono, tra cui Dario Fo – pensa che lo strumento della rete sia la carta segreta per trasformare la politica. La rete ha trasformato il lavoro – esperienze di telelavoro sono sempre più presenti nei Paesi avanzati –, le relazioni sociali, i mezzi di comunicazione di massa. Trasformerà anche la politica, affermano. Come, non lo sappiamo.

Quali sono, in sintesi, i principali caratteri di novità e cambiamento che il M5S promette di portare in politica? E come prevedete che si svilupperà in futuro il suo rapporto con la politica?
Non sappiamo fare previsioni. Le sfide che Grillo ha davanti sono due. La prima è il problema della strutturazione del movimento e quello della democrazia interna. A questo punto Grillo deve trasformare un’indignazione morale negativa in una proposta politica positiva, deve istituzionalizzare in qualche modo il M5S. La posizione che argomento nel libro è che il M5S è un movimento populista, e i movimenti populisti soffrono di quello che i politologi definiscono il “paradosso del populismo”. Partono con una motivazione di democrazia partecipativa, e quindi mirano alla distruzione dei meccanismi intermedi che ci sono tra i cittadini e le decisioni politiche, poi però scivolano nel leaderismo più assoluto, che è la negazione degli strumenti partecipativi. La grande speranza di Grillo e del M5S è il web: la rete dovrebbe restituire quella partecipazione che è stata sottratta ai cittadini dai politici. E Grillo dice che la parola “leader” per la rete è una bestemmia, ma in questo momento lui è di fatto il leader del M5S. Se non sarà capace di affrontare la questione, il M5S potrebbe avere la stessa sorte di altri movimenti populisti, che fanno un gran botto iniziale ma poi si spengono. Questa però non è una previsione, è solo una possibilità.
La seconda sfida è il passaggio dal locale al nazionale. Si possono mettere in piedi tentativi di democrazia diretta localmente, ma a livello nazionale diventa più difficile, bisogna trovare degli strumenti di mediazione. A mio parere Grillo è passato dal locale al nazionale senza essere preparato: i ragazzi che manderà alla Camera sono persone totalmente sprovvedute nei confronti della politica. Dal mio punto di vista avrebbe fatto meglio a continuare a sviluppare il suo movimento a livello locale, conquistare le amministrazioni comunali, formare qui una classe politica e poi portarla in Parlamento.

 

21 febbraio 2013

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