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Pierdomenico Baccalario, ”La letteratura per ragazzi è un genere letterario pari agli altri”

Dalle peripezie del ragazzino Otto e del suo amico robot Galeno della saga ''Cyboria'', di cui è in uscita l'ultimo episodio, alla storia segreta di Mozart e Rossini, anche questa in cantiere, a ''La vera storia di Capitan Uncino'', Pierdomenico Baccalario ci conduce nel mondo avventuroso dei suoi libri...
L’autore, intervistato in occasione del Festival Tuttestorie di Letteratura per Ragazzi, tenutosi recentemente in Sardegna, racconta di sé e dei suoi libri
MILANO – Dalle peripezie del ragazzino Otto e del suo amico robot Galeno della saga “Cyboria”, di cui è in uscita l’ultimo episodio, alla storia segreta di Mozart e Rossini, anche questa in cantiere, a “La vera storia di Capitan Uncino”, Pierdomenico Baccalario ci conduce nel mondo avventuroso dei suoi libri. L’autore, di recente ospite al Festival Tuttestorie di Letteratura per Ragazzi, in occasione del quale abbiamo avuto il piacere di intervistarlo, si racconta ai nostri lettori. 
Perché ha deciso di scrivere storie per ragazzi?
Non è stata una scelta, è venuto naturale. 
Da anni vado dicendo che bisogna iniziare a considerare la narrativa per ragazzi un genere letterario. Come quando leggiamo libri gialli, o di fantascienza, o di qualsiasi altro genere sappiamo bene cosa aspettarci, così quando leggiamo un libro per ragazzi sappiamo che ci troveremo determinati ingredienti: una certa dose di magia, un certo contenuto valoriale e leggerezza di scrittura – ossia la capacità  di dire in poche e semplici parole cose importanti. Questo gli autori per ragazzi lo sanno bene, e lo sanno anche i lettori. Bisogna cominciare a farlo capire a chi non frequenta tanto questo genere. 
Può anticiparci qualcosa di “Cyboria. Il re dei  lumi”, il suo libro in uscita per De Agostini?
Il libro chiude la saga di “Cyboria”: finalmente si saprà tutto quello che c’è da scoprire su Ettore Zap, il creatore della città futurista che si trova su un’isola da qualche parte, lassù nei mari del Nord. Con questo episodio la storia di Otto, di Galeno e dei robot trova la sua conclusione, spero gradevole. [La vicenda ha inizio nel libro “Il risveglio di Galeno”, quando il tredicenne Otto Folgore Perotti riceve dal nonno, sul punto di morte, una scatola piena di numeri che dovranno condurlo nella città perfetta di Cyboria. L’impresa non si rivela semplice, ma nel corso del suo cammino Otto stringe amicizia con il robot pneumatico Galeno, disposto ad aiutarlo. Nel secondo volume, “Ultima fermata: fine del mondo”, Otto e Galeno organizzano un gruppo di giovani volenterosi che vogliano dar loro supporto. Intanto però si scopre che nel mondo ci sono forse altre città perfette, e sicuramente altri automi e altre macchine, alcune mortali. In particolare Ettore Zap ha progettato un’arma in grado di mettere in scacco l’Europa intera – N.d.R.] 
Ha altri progetti in cantiere?
Uscirà un altro mio libro per Piemme, che si intitolerà – credo, ma non è ancora definitivo – “L’ombra di Amadeus”. Ovviamente si tratta di Mozart. Tutti sanno che è morto in circostanze misteriose, pochi sanno che magari si è semplicemente nascosto perché aveva molti debiti e qualche massone di troppo alle calcagna. Il mio libro parte appunto da quest’ipotesi: quando un ragazzo di nome Gioacchino Rossini prende per la prima volta lezioni di musica a Bologna e si trova un precettore dal forte accento tedesco, ecco che forse potrebbe nascere una buona storia. 
 
Lei è recentemente stato tra i protagonisti del Festival Tuttestorie di Letteratura per Ragazzi. Qual è l’importanza di rassegne come queste? Quali occasioni offrono ai piccoli lettori?
Questa è stata la seconda volta che ho partecipato a Tuttestorie, e in entrambi i casi sono rimasto colpito da come gli organizzatori riescano a mettere in piedi una serie di iniziative che hanno nella rassegna il momento culminante, ma vengono coltivate anche nel corso di tutto l’anno grazie alla collaborazione con le scuole. 
Questi tipo di festival sono un riferimento e un’esperienza ricca per entrambi, tanto per i ragazzi quanto per gli autori. In particolare, ho accettato di tornare a Tuttestorie perché, per come è sentito il Festival nei luoghi in cui si tiene, è un’occasione che ha una speciale ricchezza: qui si avverte di far parte di un progetto di ampio respiro – tante sono le rassegne in Italia ma non tutte hanno lo stesso valore.
A Tuttestorie lei ha raccontato al suo pubblico “La vera storia di Capitan Uncino” – titolo di un suo libro. Può dirci qualcosa di questo romanzo? Com’è venuta l’idea di tornare sulla figura di questo famosissimo pirata?
Mi piaceva perché è un cattivo, è un personaggio che trovo più interessante di Peter Pan – io non amo molto Peter Pan, né quello dei romanzi di James Matthew Barrie, né quello delle trasposizioni cinematografiche. L’idea era di creare una scatola cinese di verità e finzione. Nella mia storia c’è un pirata di nome James Fry, che non si sa se sia realmente esistito o no, figlio illegittimo del re d’Inghilterra Giorgio IV, e la sua vita ha dei punti in comune con il Capitan Uncino di Barrie. L’idea è che quando James Fry torna in Inghilterra per reclamare la sua ascendenza l’unico a dargli ascolto sia Barrie, che quando dovrà inventare un cattivo per il suo libro si ispirerà alla vera storia di un falso pirata per creare il vero romanzo di un altro falso pirata. 
12 ottobre 2013
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