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“Perdona i nostri peccati”: un viaggio nella colpa e nella redenzione

Scopri il libro "Perdona i nostri peccati": un invito a riflettere sul lato più fragile e complesso della nostra umanità. Un libro che resta nel cuore anche dopo l’ultima pagina.

Esistono libri capaci di catturare il lettore non solo con una trama avvincente, ma anche con la forza delle emozioni che evocano e le domande che lasciano nella mente una volta terminata la lettura. Perdona i nostri peccati (Another Coffee Stories) di Edith Frattesi, è uno di questi romanzi: una storia che si insinua nell’animo, portandoci a riflettere su temi universali come la colpa, la redenzione e il perdono.

Fin dalle prime pagine, il lettore è immerso in un’atmosfera intensa e quasi claustrofobica, dove il segreto che Miriam e Noah Federici nascondono diventa il fulcro attorno al quale ruota ogni aspetto della loro esistenza. La loro vita è una prigione fatta di dolore e vergogna, in cui la casa stessa sembra incarnare un simbolo del peso insostenibile del passato. Quando Samuele, il terzo protagonista, scopre la verità che i due cercano disperatamente di nascondere, la narrazione prende una svolta drammatica, intrecciando i destini dei tre personaggi in una rete di colpa, speranza e desiderio di espiazione.

Questo romanzo non si limita a raccontare una storia. Ogni capitolo invita il lettore a interrogarsi su questioni profonde e universali: siamo davvero capaci di perdonare gli errori più gravi? Come convivere con la vergogna di un passato che sembra impossibile da cancellare? E, soprattutto, possiamo trovare la redenzione nonostante le cicatrici che ci portiamo dentro? Edith Frattesi affronta queste domande con una sensibilità straordinaria, regalandoci un’opera che riesce a essere al contempo avvincente e profondamente riflessiva.

Perdona i nostri peccati di Edith Maria Frattesi

Sinossi del libro

«In fondo, diventiamo tutti cibo per qualcuno. Ciò che cambia è soltanto la modalità.»
Miriam e Noah vivono nella casa dove nascondono un orribile segreto che li incatena a una vita di dolore e vergogna.
Quando Samuele viene a conoscenza del segreto della famiglia Federici, la vita di ognuno dei protagonisti è condannata a cambiare per sempre.
Tutti e tre, legati insieme da un eterno attimo, passeranno il resto della loro vita cercando la redenzione e il perdono per i propri peccati.

Una trama di mistero e introspezione

Il cuore pulsante della narrazione è il segreto dei Federici, una verità dolorosa che si insinua nella quotidianità dei protagonisti come un’ombra ineludibile. Miriam e Noah, intrappolati in una casa che è al contempo rifugio e prigione, vivono una vita segnata da un passato che non riescono a dimenticare. Samuele, il terzo personaggio principale, diventa il catalizzatore del cambiamento: la sua scoperta del segreto costringe tutti a confrontarsi con il proprio lato più oscuro. Il romanzo si sviluppa su più livelli, combinando suspense psicologica e un profondo viaggio interiore, che conduce i protagonisti – e il lettore – a riflettere sul significato del perdono.

I temi portanti del romanzo

Edith Frattesi affronta con grande maestria temi di rilevanza emotiva e morale, che costituiscono l’ossatura del romanzo Perdona i nostri peccati. Attraverso la narrazione, i protagonisti sono messi di fronte a dilemmi universali che risuonano profondamente anche nella vita del lettore, rendendo l’opera una riflessione intima e potente sulla complessità dell’animo umano.

La colpa e la vergogna sono due sentimenti che pervadono la vita di Miriam e Noah Federici, protagonisti intrappolati in un costante stato di sofferenza emotiva. Il loro segreto non è solo un peso da nascondere al mondo esterno, ma anche una prigione interiore che li consuma, alimentando una vergogna radicata e un senso di colpa che sembra impossibile da superare. Questa dimensione psicologica è esplorata in modo profondo, mostrando come tali emozioni non solo condizionino le loro scelte quotidiane, ma influenzino il modo in cui percepiscono se stessi e gli altri.

Il perdono emerge come il fulcro della narrazione, ponendo al centro una domanda fondamentale: è davvero possibile perdonare gli errori più gravi, sia quelli degli altri che i propri? La storia invita a riflettere sul significato di questa parola spesso idealizzata, mostrando come il perdono non sia un traguardo facile da raggiungere, ma piuttosto un processo lungo e doloroso, fatto di confronti, scelte difficili e la necessità di accettare la propria vulnerabilità.

La redenzione, infine, si configura come il motore dell’evoluzione dei personaggi. Miriam, Noah e Samuele cercano disperatamente una seconda possibilità per espiare i propri errori e costruire una vita che possa restituire loro una parvenza di pace. La ricerca della redenzione è raccontata come un percorso che non sempre conduce a una soluzione chiara o definitiva, ma che rappresenta una parte essenziale dell’esperienza umana.

Questi temi sono trattati con una sensibilità straordinaria, che si traduce in personaggi sfaccettati, capaci di suscitare empatia e comprensione. La capacità di Frattesi di intrecciare la narrazione con riflessioni morali profonde rende il romanzo un’esperienza significativa, in grado di spingere il lettore a esplorare le complessità della colpa, del perdono e della possibilità di rinascere nonostante le proprie ferite.

Perché leggere Perdona i nostri peccati

La lettura di Perdona i nostri peccati si rivela un’esperienza arricchente per molteplici ragioni, che rendono il romanzo di Edith Frattesi un’opera da non perdere. Una delle caratteristiche principali del libro è la capacità di Frattesi di coinvolgere il lettore in un viaggio emozionante e commovente. I personaggi, delineati con estrema sensibilità, non sono semplici figure narrative, ma vere e proprie anime tormentate, capaci di suscitare empatia e immedesimazione. La scrittura dell’autrice, intensa e ricca di sfumature, riesce a tradurre le loro sofferenze e speranze in un linguaggio universale che arriva dritto al cuore.

Il libro non si limita a raccontare una storia: invita il lettore a fermarsi e riflettere su questioni profonde e universali. Tematiche come il perdono, la colpa e la possibilità di superare il peso di un passato difficile sono affrontate in modo autentico, spingendo chi legge a interrogarsi su come queste dinamiche possano trovare spazio anche nella propria vita.

È un libro che sfida la mente e il cuore, offrendo una prospettiva nuova su ciò che significa convivere con i propri errori e cercare una seconda possibilità. Oltre alla sua profondità tematica, il romanzo si distingue per la sua trama avvolgente, che combina mistero, introspezione e conflitti morali. La tensione psicologica che permea il racconto cattura l’attenzione del lettore fin dalle prime pagine, rendendo difficile mettere da parte il libro.

Ogni capitolo è una scoperta, un passo verso una verità che si svela a poco a poco, mantenendo alta la suspense e l’interesse. In definitiva, Perdona i nostri peccati è molto più di un semplice romanzo: è una storia che tocca corde profonde e offre una prospettiva unica sulla resilienza umana. La sua capacità di fondere emozione, riflessione e coinvolgimento narrativo lo rende una lettura imprescindibile per chiunque desideri esplorare le complessità dell’animo umano.

Un aspetto particolarmente interessante è il legame tra il romanzo e il podcast InEdith, uno spazio in cui Edith Frattesi dialoga con il suo pubblico, approfondendo i temi dei suoi libri e raccontando il dietro le quinte del processo creativo. Ascoltare il podcast permette di arricchire l’esperienza di lettura, scoprendo dettagli inediti sulla costruzione dei personaggi e le ispirazioni che hanno portato alla nascita di Perdona i nostri peccati. Il connubio tra il libro e il podcast offre ai lettori un’occasione unica per entrare nel mondo dell’autrice e comprendere più a fondo le sfumature della storia.

In definitiva, Perdona i nostri peccati è molto più di un semplice romanzo: è una storia che tocca corde profonde e offre una prospettiva unica sulla resilienza umana. La sua capacità di fondere emozione, riflessione e coinvolgimento narrativo lo rende una lettura imprescindibile, arricchita dalla possibilità di ascoltare InEdith per scoprire ancora di più su questa affascinante opera e sulla sua autrice.

Intervista all’autrice

Cosa l’ha ispirata a scrivere una storia così carica di emozioni e moralmente complessa?

La storia è nata in un modo davvero inusuale. Nel 2023 ho frequentato un corso di scrittura e uno dei tanti esercizi era quello di scrivere un incipit in sei righe. Come al solito, ho lasciato fluire la mia penna e Miriam è venuta fuori da sé, senza nemmeno sapere chi fosse.

Un altro esercizio era descrivere un posto del cuore, e quindi ho descritto il giardino di casa mia, che mia nonna aveva fortemente voluto e che ha curato finché è stata viva. Poi, nel 2024, ho frequentato un laboratorio di Scrittura e come esercizio c’era di descrivere una scena dove due si lasciavano. In quel momento, sono nati Noah e Andrea, senza sapere che sarebbero stati i Noah e Andrea di Perdona i nostri peccati. Insomma, avevo fatto degli esercizi che mi piaceva sviluppare e, così, li ho accorpati in un unico romanzo. Da qui, è venuto fuori il libro per come è adesso.

I personaggi di Miriam, Noah e Samuele sono ispirati a figure reali o completamente frutto della sua immaginazione? 

Sono personaggi completamente inventati. Però, come in ogni romanzo che ho scritto, vivono un po’ di vita propria. Infatti, a lungo andare, si delineavano sempre di più, sapendo perfettamente come agire e come pensare.

Il tema del perdono è centrale nel libro. Qual è la sua visione personale su questo argomento?

Nel libro sicuramente do una mia versione di giustizia, che senza dubbio è parziale.

Per quanto riguarda il perdono, forse è anche più difficile parlarne, perché il perdono è una cosa talmente personale che ognuno deve cercarlo dove crede. Sicuramente, ci sono degli step necessari che ho messo sotto forma di libro nel libro.

Mi spiego, un personaggio del romanzo è autore del libro “100 modi per resistere al dolore” (che non esiste, o meglio, non esiste ancora) che prevede, appunto, 100 step, come 100 scalini da salire per arrivare a perdonarsi. È già in programma di scriverlo davvero. In fin dei conti, penso che siamo in tanti, in questo mondo, a doverci perdonare di qualcosa.

La casa dei Federici sembra quasi un personaggio a sé stante. Che ruolo simbolico ha nell’economia della storia?

Il giardino descritto è quello di casa mia e quindi, di conseguenza, anche la casa. Mi sembra doveroso precisare che ho solo la casa in comune col romanzo, il resto della storia è inventata di sana pianta. Quella casa, comunque, è una sorta di luogo maledetto perché è sia custode dei ricordi, ma anche di atrocità che, da un certo punto in poi, si svolgono lì. Alla fine, assume quasi le sembianze di un cancro, rappresentazione figurata del male e del peccato.

Ha intenzione di scrivere un seguito o un altro romanzo che esplori tematiche simili?

Fino ad adesso nessuno dei miei libri è stato pensato come prima parte di un sequel. Nemmeno “Perdona i nostri peccati”, anche perché, per come si conclude, sarebbe comunque impossibile riprendere in mano la trama. Finora nei miei libri ho toccato un sacco di tematiche, dalla genitorialità, all’adolescenza, dalla malattia, alla morte. Sicuramente continuerò a trattare tematiche che stuzzicano il mio ingegno, per ora, però, mi fermo un attimo per leggere e promuovere.

Qual è stata la sfida più grande nel costruire una trama così densa di mistero e conflitti morali?

In realtà, la sfida è stata quella di superare le mie solite 50 pagine di manoscritto. In questo, devo ringraziare la mia editrice che mi ha esplicitamente detto che questa volta doveva essere per forza più lungo. Capire che piega far prendere al romanzo, cercare una conclusione degna del resto, e soprattutto con un certo grado di pathos, sì, questa è stata davvero una bella sfida.

Quali autori o opere l’hanno maggiormente influenzata nella sua carriera di scrittrice?

Come dico spesso, ultimamente mi sono appassionata molto a Dostoevskij. Nei miei ultimi libri c’è tanto di lui. Quello che amo di più dei suoi romanzi, è l’ambiguità dei personaggi e delle azioni (cosa che invece veniva criticata tantissimo da tolstoy).

Adoro creare situazioni ambigue, dove si fatica a capire a chi dare ragione e a chi dar torto e, a questo punto, non posso fare a meno di citare Delitto e castigo, che dopo averlo letto è impossibile non rimanerne affascinati. Comunque, in tutta la mia carriera, ho cambiato spesso gusti e letto così tanto (non quanto vorrei, perché sono una lettrice molto lenta) che mi è sempre difficile dire i più impattanti, quelli che mi hanno forgiato, anche se ci sono dei cardini che resteranno immortali nella mia storia di lettrice.

L’autrice

Edith Maria Frattesi nasce a Jesi, in provincia di Ancona, nel 1989. Dopo il diploma conseguito presso il Liceo Linguistico Leonardo da Vinci di Jesi, consegue la laurea triennale in Scienze e tecniche psicologiche e, successivamente, la laurea magistrale in Psicologia Clinica presso l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo.
Scrive il suo primo romanzo “Tramontaluna” nel 2015, per poi pubblicarlo nel 2019.

Da allora, si occupa principalmente di scrittura. Ha pubblicato con la casa editrice Another Coffee Stories “Tutto quello che resta”, “L’inesorabile caducità dei fiori”, “Due anime” e “Serena è la notte” (Menzione Speciale al Concorso “Raccontami 2023” del Buk Festival, Diploma d’Onore Finalista al Concorso Letterario Argentario 2023 e Secondo Classificato al Premio Letterario Internazionale “Nova Sociale”). Per Another Coffee Stories, è anche ghost writer e direttrice del Podcast “InEdith”. Nel 2024 pubblica per Affiori “Questo male chiamato vivere”.
“Perdona i nostri peccati” è il suo ultimo romanzo.

 

«“Non uccidere”. Quinto comandamento.»
«Ma è una pianta» provai a controbattere

e questa affermazione aveva un altro sottinteso, che pure non dissi.
«Non sta a noi decidere chi debba vivere e chi debba morire.»
Questa frase troncava in maniera netta qualsiasi replica, lo capii dal tono che usò.

«Hai ragione» dissi infine.

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