“Scrivo per tutte le donne che non possono farlo.” Con questa dichiarazione potente, Alba de Céspedes ha attraversato il Novecento letterario lasciando tracce profonde, spesso ignorate. Oggi, in un momento in cui la letteratura femminile viene riscoperta e ripensata, leggere Alba De Céspedes non è solo un gesto culturale: è un atto necessario.
Dalla solitudine femminile alla responsabilità della parola: l’autrice cubano-italiana torna ad avere la voce che le era stata sottratta. Grazie anche al lavoro critico di Annalisa Andreoni.
Lo spiega con chiarezza e passione Annalisa Andreoni nel saggio Leggere Céspedes (Carocci Editore, collana Bussole). Un libro agile, intenso, perfetto per chi vuole avvicinarsi (o riavvicinarsi) all’autrice di Dalla parte di lei e Quaderno proibito con uno sguardo nuovo e consapevole.
Alba De Cespedes: perché è importante leggerla e come parla ancora oggi alle nuove generazioni
Il merito di Leggere Céspedes è duplice: da un lato ci restituisce una guida colta e accessibile all’opera dell’autrice, dall’altro lancia un invito a fare pace con la nostra eredità letteraria dimenticata. Annalisa Andreoni costruisce un dialogo tra la voce della scrittrice e il lettore di oggi, senza filtri accademici ma con rigore e passione.
Alba de Céspedes non ci offre risposte comode. Ma ci pone le domande giuste. Ed è proprio per questo che oggi, più che mai, è fondamentale leggerla.
Nata a Roma nel 1911 da padre cubano e madre italiana, Alba de Céspedes è stata scrittrice, giornalista, antifascista, intellettuale cosmopolita. Ha vissuto la censura, l’esilio, l’incomprensione. Ma soprattutto ha raccontato la complessità dell’identità femminile prima che diventasse un tema molto discusso.
Le sue protagoniste sono donne che scrivono, che si interrogano, che resistono. Donne imprigionate nei ruoli sociali, ma capaci di immaginare una via d’uscita. Donne che sbagliano, che desiderano, che scelgono. In un’Italia ancora legata a un modello patriarcale rigido, Céspedes osa parlare di aborto, di adulterio, di maternità ambivalente, di ambizioni frustrate. Con una lingua raffinata, limpida, ma mai priva di tormento.
Come scrive Andreoni, l’opera di Céspedes è stata per decenni silenziata o relegata ai margini. Troppo sentimentale per certi critici, troppo politica per altri. Eppure, oggi ci accorgiamo che i suoi romanzi parlano direttamente al nostro tempo. Lo fanno con una lucidità che inquieta, con una sensibilità che conforta.
Nei suoi diari fittizi, nelle lettere mai spedite, nelle protagoniste che scrivono e cancellano, Céspedes ci consegna un’idea radicale della letteratura come forma di testimonianza e di cura. Scrivere, per lei, è sempre anche un atto di responsabilità.
Nel saggio Leggere Céspedes, Andreoni analizza non solo i romanzi principali, ma anche la figura pubblica dell’autrice: la sua militanza radiofonica, la sua riflessione sull’identità, il suo ruolo nella costruzione di una genealogia femminile alternativa.
La sua è una ribellione discreta, fatta di frasi interrotte e di pensieri che si accartocciano. Una ribellione che parte dal quotidiano, che non cerca eroismi ma consapevolezza. Alba De Céspedes non costruisce eroine perfette: preferisce figure contraddittorie, sfuggenti, lacerate tra l’adesione ai modelli sociali e il desiderio di libertà.
In un’epoca in cui le scrittrici vengono finalmente rilette e ripubblicate, Alba de Céspedes merita un posto centrale. Non solo per ragioni storiche, ma perché la sua scrittura ci offre strumenti preziosi per decifrare il presente. Parla di maternità senza idealizzarla. Parla di matrimonio come gabbia e come spazio da ridefinire. Parla del lavoro, dell’assenza, del bisogno di riconoscimento. E soprattutto parla del diritto alla parola.
Oggi che molte donne si riappropriano della narrazione, leggere Alba De Céspedes è anche un modo per onorare chi, per prima, ha aperto la strada. E per accorgersi che certe domande non sono mai passate di moda:
Chi sono? Per chi scrivo? Posso amare senza sparire?