Pessoa un uomo che scriveva poesie firmandosi con nomi diversi, ma non per vanità: lo faceva perché non si sentiva mai uno solo. Fernando Pessoa è stato poeta, narratore, filosofo e creatore di identità. È stato Álvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro e molti altri ancora. Ma in realtà è stato, come recita il Vangelo e come titola Paolo Collo nel suo saggio edito da Amos Edizioni, Il mio nome è legione. E proprio in quella “legione” troviamo la chiave per comprendere perché Pessoa ci parla oggi con una forza quasi profetica.
5 frasi folgoranti di Pessoa da ricordare
“Vivere non è necessario. Navigare è necessario.” Per chi sa che l’arte è una forma di sopravvivenza.
“Io non ho opinioni: ho sensazioni.” Perfetta da scrivere su un diario o sotto una foto analogica.
“Il poeta è un fingitore. Finge così completamente che arriva a fingere che è dolore il dolore che davvero sente.” Per chi conosce il peso delle parole.
“Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso volere d’essere niente. A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo.” Da leggere nei giorni bui. E riscrivere nei giorni di sole.
“Tutto vale la pena se l’anima non è piccola.” La frase da incidere su ogni taccuino.
Pessoa: il poeta che tutti dovremmo leggere e conoscere
Fernando Pessoa è il poeta perfetto per il nostro tempo. È classico senza essere polveroso, profondo senza essere oscuramente ermetico, ironico senza cadere nella caricatura. Le sue parole risuonano come citazioni da tatuare, come verità in miniatura, come frammenti di sé stessi riflessi in mille specchi.
Con Il mio nome è legione, Paolo Collo ci consegna non solo un saggio, ma un invito: a leggere Pessoa con occhi nuovi, ad ascoltare le nostre molte voci interiori, a non avere paura di essere, come il poeta, molti.
E oggi, forse più che mai, abbiamo bisogno di poeti così.
Pessoa visse tra Otto e Novecento, ma parlava già la lingua del futuro. La sua inquietudine, la frammentazione del sé, l’ossessione per l’identità che cambia come una maschera da carnevale, sono oggi pane quotidiano. In un mondo che ci chiede di essere “brand” di noi stessi, performativi, riconoscibili e coerenti, Pessoa sussurra che invece si può essere tanti. Che è lecito, anzi necessario, mutare.
La sua visione dell’identità come molteplicità ha anticipato dibattiti contemporanei sulla fluidità del genere, sull’autonarrazione digitale e sulla psicologia del sé. Pessoa ci mostra che l’identità non è un’ancora, ma una corrente.
Il saggio di Paolo Collo è un piccolo gioiello che unisce rigore filologico a una narrazione seducente, perfetta per chi vuole avvicinarsi a Pessoa senza perdersi nei suoi labirinti. Pubblicato da Amos Edizioni, Il mio nome è legione è un viaggio negli eteronimi del poeta portoghese, ma anche nelle stanze più intime del suo pensiero.
Collo non si limita a spiegare, ma dialoga con Pessoa, lo fa vivere, lo ricuce nel nostro presente. Ogni pagina è un ponte tra la vita di Pessoa e le nostre crisi contemporanee: quella del senso, del nome, dell’identità e della verità.
Pessoa era convinto che “ognuno di noi è più di uno, è molti, è un’estensione di sé stesso in altre vite possibili”. Creava eteronimi completi di biografia, stile, temperamento e visione del mondo. Non pseudonimi, ma esseri reali nella sua immaginazione. E in questo atto poetico c’era tutta la sua filosofia: l’unità è un’illusione, la coerenza un dogma inutile.
Nel mondo post-identitario di oggi, dove la definizione di sé passa attraverso filtri, avatar, nickname e profili social, Pessoa è un maestro della metamorfosi. Le sue maschere non nascondevano: svelavano. Così come le nostre identità digitali, che spesso ci permettono di dire verità che altrimenti non avremmo il coraggio di ammettere.
Ciò che rende Pessoa ancora più affascinante è il suo dubbio costante. Non credeva in una verità unica, non si fidava della ragione come guida assoluta. Eppure non era un nichilista: credeva nella potenza della parola, nella bellezza della contraddizione, nel mistero dell’essere umano.
In un’epoca in cui cerchiamo risposte semplici a domande complesse, Pessoa ci insegna il valore dell’incertezza. Le sue poesie, i suoi frammenti e i suoi appunti incompiuti sono mappe dell’anima, tracciati di un’esplorazione che non finisce mai.