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“Pausa caffè”, un libro che ferma il tempo

Il rituale scandisce i minuti, il cucchiaino è come una lancetta.
TIC TAC TIC TAC
Il profumo è inebriante, è l’aroma del temo, l’orologio che gira.
TIC TAC TIC TAC
Il gusto non è sempre uguale, ma, se buono, evoca le stesse sensazioni: ferma il tempo.
Stop, pausa.

La Pausa caffè è una fotografia istantanea che resta fra le mani come l’immagine di una vecchia polaroid, immortalando vite segnate dalla quotidianità o eventi disattesi, drammatici, rivoluzionari. Quanto il tempo sfugge al controllo tutto più accadere, in un ritmo così veloce che possiamo rendercene davvero conto solo dieci tazzine dopo, per metabolizzare.

È questo il tema della silloge di racconti e versi o illustrazioni, ad essi sottilmente collegati, scritta da Angela Lazzaro e da Antonino Sidoti: Pausa caffè, appunto.
In brevi stralci di letteratura contemporanea, dallo stile innovativo e coinvolgente, pur nella perfezione della forma, gli scrittori concedono anche noi una pausa: per una manciata di minuti ci rapiscono altrove, in case a pochi chilometri da noi o in paesi lontani e straziati; fra donne che rinascono o esseri che muoiono; fra chi ha troppo, ma non l’essenziale, e chi ha nulla, ma nuvole che gli danzano nell’anima; fra chi s’innamora di un volto velato o chi non riconosce più chi giace sul proprio letto; fra mura che diventano casa nel momento in cui si sorbisce un caffè, che è collante sociale o meditazione solitaria, mixando l’ironia all’amaro.
Un libro meritevole, che potete concedervi secondo i vostri i gusti: una sorsata veloce dal sapore di mille qualità, mischiate a farne una pozione, oppure centellinando i 17 racconti, meglio con un tazzina in mano, perché i vostri momenti di assenza di tempo si colmino di storie e parole. Sarete chiamati a dare una risposta, perché non sempre i finali sono scontati e tutti siamo chicchi in attesa di essere tostati.

TIC TAC TIC TAC
Anche questa pausa è terminata, ho sorseggiato un caffè al ginseng macchiato caldo e corretto con un racconto. Ci incontriamo in questo stesso bar d’aeroporto, con la valigia in mano?
Alla prossima.

Emma Fenu

23 settembre 2015

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