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Paolo Marcesini di Memo, ”Ogni cittadino è cultura, il risultato di tutto ciò che lo circonda”

Raccogliere in un’unica voce la filiera dell’industria culturale creativa in Italia. Con questo nobile ed ambizioso progetto nasce Memo – Grandi Magazzini Culturali, la rivista diretta da Paolo Marcesini...

Il direttore della rivista culturale Memo spiega i progetti futuri e sottolinea come occorra rivedere la promozione della cultura in Italia

MILANO – Raccogliere la filiera dell’industria culturale creativa in Italia in un’unica voce. Con questo nobile ed ambizioso progetto nasce Memo – Grandi Magazzini Culturali, la rivista diretta da Paolo Marcesini. Il responsabile ci spiega i progetti futuri e sottolinea l’importanza di rivedere la promozione della cultura in Italia, un’attività che non può dipendere soltanto dagli investimenti pubblici, ma che deve vivere attraverso la “responsabilità attiva” di tutti, privati e cittadini comuni.

Come nasce la rivista Memo?
Nasce come tentativo, unico nel nostro Paese, di raccontare la filiera dell’industria culturale creativa in Italia, una delle filiali più rappresentative del nostro PIL, ma che non viene raccontata in un’unica voce. Memo nasce da una parte per mettere a sistema la filiera dell’industria culturale creativa, dall’altro per un’esigenza di mercato vera: lo storytelling.

Quali sono i contenuti della rivista?

Era facilmente immaginabile che gli investimenti pubblici negli ultimi anni sarebbero diminuiti drasticamente, ed è ovvio che servissero strumenti per valorizzare gli investimenti culturali privati. Siamo entrati sul mercato per raccontare gli investimenti, soprattutto privati, in cultura, come “brand extention” dei valori di marca, ovvero quelli in cui si investe in cultura non per mecenatismo, ma perché si sceglie di definire in racconto i propri valori.

Quali sono i vostri progetti futuri?
Memo ha iniziato la sua vita scegliendo la distribuzione gratuita. Dopo il primo lancio, abbiamo ricevuto diverse sollecitazioni al fine di mettere in piedi una distribuzione più soddisfacente. Da gennaio, quindi, Memo sarà in vendita in edicola ed in libreria, oltre ad essere disponibile all’interno di alcuni eventi dei quali siamo media partner. In questo modo, Memo diventerà ancor più rappresentativo di questo mondo.

Cosa devono fare, pubblico e privati, per promuovere la cultura?
Crediamo molto nel valore pubblico del sostegno alla cultura. Al tempo stesso pensiamo che molti soldi siano stati spesi male. Adesso che i soldi sono diminuiti, quei pochi che ci sono andrebbero spesi meglio. Il decreto valore cultura recentemente approvato è una prima strada in questa direzione, ma c’è ancora molto da fare per quel che definiamo la “responsabilità attiva” che ha ciascuno di noi nella valorizzazione del patrimonio culturale che ci circonda. Noi abbiamo fatto una copertina con scritto “io sono cultura” proprio perché riteniamo sia un’attribuzione di volontà: noi tutti siamo cultura, siamo il risultato di tutto ciò che ci circonda. Se la tutela del patrimonio culturale rimane delle sovrintendenze, la valorizzazione, vero punto debole dell’attività pubblica, dovrebbe diventare responsabilità attiva del territorio dove questo patrimonio esiste.

12 dicembre 2013

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