MILANO – “Questo romanzo è nato da una frustrazione”, ha raccontato Paola Calvetti a proposito della genesi del suo nuovo romanzo, “Gli innocenti” (Mondadori), quando l’abbiamo intervistata nella sua bellissima casa di Milano, insieme a blogger e librai. “Lavoravo a Firenze, una città bellissima, e avevo in animo di scrivere una storia ambientata in quella città e che parlasse di musica e dell’orfanilità. Così ho incontrato la direttrice dell’istituto degli Innocenti (storico istituto fiorentino dedicato alla tutela dei bambini e dei loro diritti, ndr), nella speranza di trovare una storia. Ma la direttrice me l’ha negata: la legge non le permetteva di farmi accedere ai documenti. Così le vicende dei protagonisti le ho inventate, incatenandole però a eventi storici realmente accaduti”.
L’ANIMO DELLA CRONISTA – Dasha, la protagonista femminile del libro, nata in un piccolo paese in Albania, dopo la caduta del regime fugge e sbarca a Brindisi il 7 marzo del 1991, giorno in cui effettivamente sono sbarcati in Italia migliaia di profughi. “Della cronista – ha raccontato Paola Calvetti, che ha scritto per il Corriere della sera, Io Donna e la redazione milanese della Repubblica – in questo libro c’è il lavoro sulle fonti”. Sì, perché la notte dell’8 dicembre 1950, la notte in cui Jacopo è stato abbandonato, a Firenze pioveva forte per davvero e la temperatura era un grado sotto zero.
JACOPO E DASHA – Paola Calvetti, già autrice di numerosi romanzi quali “Noi due come un romanzo” (Mondadori 2009) e “Olivia, ovvero la lista dei sogni possibili” (Mondadori 2012), per la prima volta assume la voce di un uomo: “Per me è stata una sfida, non l’avevo mai fatto”. I protagonisti sono infatti Jacopo, orfano accolto dall’Istituto degli Innocenti e diventato poi violinista, e la già citata Dasha, cresciuta invece in una famiglia piena d’amore che le permette di frequentare il Conservatorio di Tirana dove incontra il violoncello. “Dasha – ha raccontato la scrittrice – ha vissuto in un paese senza libertà, eppure è più solida di Jacopo, cresciuto a Firenze, perché lei ha una famiglia che la ama”. Sì, perché Jacopo è fragile e inquieto, incapace di guardare guardare avanti, ossessionato da una semplice idea: “Come posso scoprire la mia storia se non so da dove vengo?”. “Come tutti i nevrotici – spiega l’autrice – Jacopo ha un grande bisogno di ordine e la musica è il suo modo di fare ordine”.
UN CONCERTO – Un romanzo che racconta “la storia di due creature ferite che si incontrano”, in un libro che contiene tutti i grandi temi cari a Paola Calvetti: l’amore e la morte, la musica e l’abbandono. “Volevo scrivere – ha raccontato l’autrice – un romanzo in cui non ci fosse neppure una parola di troppo”. Un romanzo che è “un concerto, non una sinfonia”, come il Doppio concerto per violino e violoncello di Brahms che i due protagonisti suonano ripercorrendo la loro storia d’amore.