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Paola Calvetti, ”Nei miei libri parlo di amore, forza che lenisce le ferite della vita”

Nel suo ultimo libro ''Olivia. Ovvero la lista dei sogni possibili'', l’autrice racconta dell'amore ''predestinato'' e salvifico, iscritto nella sorte dei suoi protagonisti dal momento in cui, per un istante, da bambini incrociarono i loro sguardi. Ma tutti i romanzi di Paola Calvetti sono storie d'amore...
L’autrice ci presenta il suo lavoro e il suo ultimo libro, il romanzo d’amore “Olivia. Ovvero la lista dei sogni possibili”

MILANO – Nel suo ultimo libro “Olivia. Ovvero la lista dei sogni possibili”, l’autrice racconta dell’amore “predestinato” e salvifico, iscritto nella sorte dei suoi protagonisti dal momento in cui, per un istante, da bambini incrociarono i loro sguardi. Ma tutti i romanzi di Paola Calvetti sono storie d’amore, sentimento esplorato nelle sue varie sfumature di luce e ombra. In occasione dell’uscita di alcuni suoi libri riediti da Mondadori in formato ebook – “Né con te né senza di te”, “L’addio”, “L’amore segreto” e “Perché tu mi hai sorriso” – l’autrice ci presenta il suo lavoro, e nel giorno di San Valentino riflette su cosa è per lei l’amore.

Il suo ultimo libro “Olivia. Ovvero la lista dei sogni possibili” è una storia d’amore: in generale la tematica amorosa torna spesso nei suoi libri…
È vero, i miei romanzi sono molto diversi uno dall’altro, ma sono tutte storie d’amore: mi vengono così! All’inizio me ne vergognavo un po’, ora non più, perché mi rendo conto che di bei libri d’amore se ne scrivono sempre meno. Con la crisi, il tema dominante sono diventati il lavoro e i soldi – anche nelle conversazioni quotidiane con gli amici. Già nel 2010, quando è uscito “Olivia”, anche se non ci eravamo pienamente dentro  sentivo questo clima.
Di amore, in senso alto e lato, non solo inteso come relazione di coppia, non si parla più. Oppure se ne parla a sproposito, in maniera volgare. E invece i sentimenti possono essere degli ottimi risolvi-crisi: ascoltare di più il cuore, quando la ragione è in difficoltà e non sa più darci risposte, può essere di grande aiuto.

Nei suoi libri racconta l’amore non solo nei suoi aspetti di luce, ma anche in quelli di ombra…

Sì, “Né con te né senza di te” per esempio parla di un omicidio-suicidio, è un romanzo sull’amore malato. Vera, la protagonista, è malata nell’anima. 

C’è quindi, nella sua opera, la rappresentazione di un sentimento complesso. Ma al di là di tutte queste sfumature, qual è il concetto fondamentale che racchiude secondo lei l’essenza dell’amore?
Oggi, nel 2013, l’amore per me è solidarietà. Qualche anno fa non avrei risposto in questo modo, ma adesso, come autore e come individuo, credo che la parola d’ordine dell’amore contemporaneo sia “darsi una mano”. Nella controcopertina di “Né con te né senza di te” era riportata una frase semplicissima del libro: “Vorresti aiutarmi? Amami”. Ecco, per me l’amore è questo. L’aiutarsi, l’esserci con l’altro è una regola che vale sia per la relazione a due – eterosessuale o omosessuale, è la stessa cosa – sia per le relazioni con gli altri, anche con chi è diverso da noi, in generale. Il primo gesto di Obama, appena eletto, è stato un gesto d’amore: la proposta di legge per dare la cittadinanza ai figli di immigrati clandestini nati in America. Davvero se ci fosse un po’ più di questa solidarietà, se tutti facessimo un passo verso l’altro, le cose andrebbero meglio. Sembra un banalità, ma ne sono convinta: siamo nati per amare, siamo fatti d’amore. La società capitalistica contemporanea invece, soprattutto negli anni Ottanta e Novanta, si è orientata verso l’edonismo, verso l’amore di sé, piuttosto che dell’altro.

In “Olivia” quale aspetto dell’amore vuole raccontare?
“Olivia” è un romanzo d’amore in diversi sensi: c’è l’amore della protagonista per la nonna, l’amore per le parole, l’amore per il lavoro. E poi c’è il tema della fatalità, della “serendipità”: in questo romanzo ho voluto raccontare la mia concezione dell’incontro che diventa una sorta di “predestinazione”.
L’idea per questo libro mi è venuta una sera nel corso di una cena con degli amici, giovani professori di fisica che organizzano degli spettacoli al Piccolo Teatro di Milano per spiegare la fisica ai bambini. Mi hanno detto che le nostre cellule hanno una loro memoria, e la cosa mi ha colpito molto. Mi è affiorata l’immagine iniziale del libro, quella dei due bambini che per un istante incrociano i loro sguardi, e mi sono chiesta: chissà se da qualche parte dentro di loro conserveranno il ricordo di questo incontro? Ritrovandosi da adulti, si riconosceranno?

In questo romanzo c’è anche l’amore come forza salvifica. Qual è la potenza di questo sentimento nel guarire le ferite del passato?
A questo proposito ci sono due tesi diversi: quella che emerge per esempio da “La solitudine dei numeri primi” è che ferite così profonde come quelle dei due protagonisti non si possono guarire, ce le si porta appresso tutta la vita. Io sostengo esattamente l’opposto qui, ma anche in “Noi due come un romanzo”, dove la protagonista cinquantenne, Emma, ritrova l’amore di una vita, Federico. Lui l’aveva ferita molto tempo prima, lasciandola per futili ragioni, ma quando si rincontrano dopo trent’anni decidono di riprovare a stare insieme.
Io sono abbastanza dell’idea che l’amore sia salvifico: l’ho sperimentato anche sulla mia pelle. La mia storia passata, la mia infanzia, è un po’ quella del protagonista maschile di “Olivia”, Diego. So bene che ci sono delle ferite che ci si porta dietro per tutta la vita, che non smettono mai di sanguinare. Ma io sono guarita proprio grazie all’amore, grazie ai miei due mariti, ai miei figli. Non sono intera, ma credo nel potere lenitivo dei sentimenti – dell’amore, dell’amicizia, della capacità di godere delle piccole cose, cui si educa gradualmente. Il dolore fa parte della vita, ma l’amore lo addolcisce. Bisogna però saperlo accogliere, contrastando la diffidenza e la paura, che è il sentimento dominante nella nostra epoca. 

Consiglierebbe un bel libro d’amore come regalo per San Valentino?
Io consiglio sempre di regalare libri! In “Noi due come un romanzo” Emma, contro l’avviso di tutti e in particolare del suo commercialista, che cerca di farla desistere, apre una libreria in cui vende solo romanzi d’amore. E ai suoi clienti consiglia libri diversi a seconda delle situazioni e delle necessità – se si deve conquistare una persona, se si vuole lasciarla, se si deve dire un sì, se si deve dire un no… Uno dei suoi clienti è Camillo, uomo cinquantenne improvvisamente mollato dalla moglie, che si lamenta incredulo della sua sorte: fino a quel momento era convinto che andasse tutto bene! Emma allora, attraverso i libri, gli somministra una sorta di “corso sull’amore” – perché i romanzi possono essere uno strumento educativo potentissimo. Ecco, bisogna come lei saper scegliere il libro da regolare a seconda delle occasioni: un romanzo consente di dire le cose che a voce non si riescono a dire.

Ha progetti in cantiere per il futuro?

Sto scrivendo un libro che uscirà il prossimo ottobre. Si tratta di un progetto che ho proposto l’anno scorso ad Antonio Franchini, responsabile di tutta la narrativa di Mondadori, un libro da inserire nella collana Libellule – composta da libriccini piccoli che oggi definiremmo di docu-fiction. Gli ho parlato di Casa Verdi, che è una casa di riposo, unica al mondo, solo per ex musicisti. Quando Verdi fece il suo testamento infatti, disse che tutti i suoi diritti d’autore dovevano essere destinati alla casa di riposo che aveva fatto costruire, dove avrebbero dovuto essere ospitati vecchi musicisti squattrinati. La mia idea era scrivere un libro sulle loro storie: mi sembrava il momento giusto per farlo, visto che ricorre quest’anno il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi. Ho così raccolto una serie di testimonianze, tra cui ne ho selezionate una decina. Mi mancava solo una voce narrante a cui farle raccontare, ma poi l’ho trovata: una cameriera della casa di riposo che ha fatto il diavolo a quattro, come racconta lei all’inizio del libro, per andare a lavorare lì – e alla fine si capirà il perché. È anche questa una grande storia d’amore. 

Nel frattempo alcuni suoi vecchi libri sono usciti in formato ebook…

Sì. Ho scoperto l’ereader solo qualche mese fa, e ne sono entusiasta. Fino all’ultimo sono stata una strenua sostenitrice del libro in carta, ma devo dire che mi sono ricreduta. Amo leggere in entrambi i modi, uno non esclude l’altro: non ho di certo smesso di andare in libreria! E mi piace pensare che una persona che legge un mio romanzo possa andare a ripescare anche quelli più vecchi, che magari non vengono più ristampati in edizione cartacea, in queste nuove edizioni, peraltro a prezzi molto accessibili.

14 febbraio 2013

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