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Ottimomassimo: la libreria itinerante per bambini e ragazzi che porta i libri dove non ci sono

Attraverso il dialogo con adulti che amano la lettura, bambini e ragazzi comprendono cosa significhi condividere una passione e capiscono che i libri contengono le risposte alle domande che si porranno un domani. Ne sono convinte Tiziana Mortellaro e Deborah Soria, che nel 2006 insieme a un gruppo di librai hanno dato vita a Roma alla prima libreria itinerante per bambini e ragazzi, Ottimomassimo...

Le libraie Tiziana Mortellaro e Deborah Soria raccontano com’è nata Ottimomassimo e spiegano il loro lavoro di sensibilizzazione sul libro

 

MILANO – Attraverso il dialogo con adulti che amano la lettura, bambini e ragazzi comprendono cosa significhi condividere una passione e capiscono che i libri contengono le risposte alle domande che si porranno un domani. Ne sono convinte Tiziana Mortellaro e Deborah Soria, che nel 2006 insieme a un gruppo di librai hanno dato vita a Roma alla prima libreria itinerante per bambini e ragazzi, Ottimomassimo.

 

Ottimo Massimo è la prima libreria itinerante per bambini e ragazzi. Innanzitutto quale può essere la definizione di “libreria itinerante”? Cosa vi contraddistingue come tali?
Ottimomassimo non ha una libreria come sede, è una libreria su un furgone (disegnato proprio per noi).
Itinerante ci piaceva di più di ambulante… poi abbiamo anche una canzone come quella degli arrotini… si può sentire sul nostro sito. L’ha scritta la nostra amica Janna Carioli.
 
Qual è la sua storia? Come è nato questo progetto?
La libreria Ottimomassimo nasce nel 2006, da un gruppo di librai formati alla Mel Giannino Stoppani, una libreria per bambini e ragazzi aperta a Roma nel 1999 (la prima della città), ora diventata una giunti al punto.
Avevamo capito, lavorando a Roma, che il traffico della città e la sua difficile mobilità interna, gli scarsi mezzi, le manifestazioni rendevano difficile raggiungere la libreria e sarebbe stato bello avere una postazione mobile da usare sul territorio. Quando siamo stati costretti a lasciare la libreria perché non ne condividevamo più la politica, l’idea era già lì che ci aspettava. Avevamo, per una strana casualità, anche il nome perfetto “Ottimomassimo” (il cane bassotto del barone rampante).
Tra quello che ci immaginavamo di fare e quello che effettivamente facciamo c’è una grande differenza, non ci aspettavamo uno scenario cosi desolante! Ci siamo dovuti adattare e reinventare senza dare per scontato niente.
 
Il vostro pubblico è costituito prevalentemente da bambini e ragazzi. In che modo cercate di comunicare le vostre proposte di lettura? Secondo voi cosa deve trasmettere il libraio ai suoi clienti?
Ottimomassimo si muove su invito, lavoriamo nelle scuole, nei festival, nei comuni. Raggiungiamo luoghi dove una libreria specializzata non c’è mai stata, conosciamo persone che non hanno mai avuto l’esigenza di entrare in libreria… è un pubblico molto particolare. Per ognuno abbiamo iniziative personalizzate. Con le scuole facciamo un lavoro di sensibilizzazione sul libro, come arriva in libreria, quali sono le sue parti, le parole che si usano per parlarne, e poi, ovviamente, leggiamo, leggiamo, leggiamo. Vogliamo fare delle conversazioni con i ragazzi, dare loro un assaggio di cosa vuol dire condividere una passione. Crediamo che il dialogo con adulti interessati alle loro letture, che usano le parole giuste, che danno valore a quello che amano e cercano di assecondare i loro gusti sia importante in questo mondo di rumori e di velocità. Vorremmo fargli capire che i libri possiedono le risposte a molte domande che si faranno e saperli usare rende la vita più semplice, meno spaventosa.
 
Ci si ripete sempre più spesso che in Italia l’interesse per la lettura è molto scarso. Qual è la vostra personale opinione in merito? Qual è il riscontro che la lettura ottiene nel vostro giovane pubblico?
Il nostro lavoro di anni con i bambini ci ha semplicemente confermato quello che sapevamo già. La frase in Italia “non si legge” è falsa. Abbiamo recentemente aperto anche un blog per parlare di quello che abbiamo capito girando per le scuole italiane, dopo aver incontrato più di 30.000 ragazzi.
In Italia non si vogliono lettori! Le scuole non hanno libri, le insegnanti non hanno una formazione specifica, le biblioteche non hanno soldi, le pubblicità di promozione del governo sono fuorvianti nei loro messaggi, non si devolvono né soldi per la ricerca né per il sostegno della promozione. Detto questo… come stupirsi della mancanza di lettori?
I lettori che ci sono in Italia sono frutto della passione di madri, librai, editori, insegnanti illuminate e singoli, che conoscono le regole base che occorrono per far entrare il fascino delle parole e delle immagini nella vita di una persona piccola.
Basta vedere come si parla di libri altrove e questo diventa evidente. È così ovvio che l’unica promozione possibile è quella fatta sui bambini. Sul nostro blog ci siamo appassionate a fare ricerche e abbiamo messo a confronto gli spot di  promozione della lettura  in Italia e quello che si fa altrove. E’ stato molto interessante anche se decisamente desolante.
Non abbiamo mai incontrato un bambino che non ha amato ascoltare le storie, molti non erano capaci, molti non sapevano come, molti non avevano mai avuto un libro. Nessuno di loro può essere incolpato di non saper amare i libri. Tutti invece ci dovremmo sentire responsabili di vivere in un Paese dove il loro diritto a crescere in compagnia di buoni libri non è stato tutelato, in un Paese dove le nuove generazioni devono affrontare tutti i messaggi che il mondo propone senza nessuno strumento che insegni loro a leggere tra le righe e capire veramente.

 

5 novembre 2012

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