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“Se il Sole muore” di Oriana Fallaci, tra sogno tecnologico e alienazione sociale

Oriana Fallaci con l'attualità del suo libro "Se il Sole muore" ci fa trarre preziosi insegnamenti sui rischi e le promesse dell'attuale progresso tecnologico.

Il libro “Se il Sole muore” di Oriana Fallaci è più di un reportage sulla corsa allo spazio: è un viaggio nel cuore pulsante dell’America degli anni ’60, mentre si proietta verso l’allunaggio e si interroga sul proprio futuro. Scritto durante il periodo in cui l’umanità si affacciava sulla conquista della Luna, il libro combina l’entusiasmo e le perplessità della Fallaci riguardo al progresso scientifico e al prezzo del progresso per la condizione umana.

Questi interrogativi oggi risuonano con forza rinnovata: nel pieno dell’era digitale e dell’intelligenza artificiale, possiamo ancora trarre preziosi insegnamenti dal pensiero della scrittrice, specie per quanto riguarda i rischi e le promesse del progresso tecnologico.

Se il Sole muore di Oriana Fallaci

Sinossi del libro

Partendo dal valore politico e simbolico della corsa alla conquista della Luna, la grande scrittrice ci accompagna nel clima elettrizzante di un’America che stava ridisegnando se stessa e il mondo e si interroga sulle trasformazioni individuali e sociali portate dallo sviluppo tecnologico: divisa tra lo scetticismo del padre, convinto che gli “uomini avranno sempre gli stessi problemi, sulla Terra come sulla Luna”, e l’entusiasmo per gli orizzonti aperti dal progresso, la Fallaci fa emergere con incredibile intuito i rischi dell’alienazione tecnologica e, allo stesso tempo, racconta i sogni e il “disperato ottimismo” di un Occidente lanciato verso la conquista del futuro.

L’esplorazione spaziale come metafora del sogno americano e del futuro globale

Negli anni ’60, la corsa allo spazio incarnava una vera e propria sfida ideologica tra Stati Uniti e Unione Sovietica: due blocchi contrapposti che, attraverso la tecnologia e la scienza, tentavano di affermare la propria visione del mondo. Per gli Stati Uniti, la conquista della Luna divenne simbolo di superiorità e di modernità. Oriana Fallaci ne coglie l’importanza politica, simbolica e culturale, e riflette sul significato che questa impresa avrebbe potuto avere non solo per gli americani, ma per tutta l’umanità. Tuttavia, nel suo libro, la scrittrice rivela anche una tensione tra sogno e disincanto: l’entusiasmo per i traguardi scientifici convive con l’inquietudine per un progresso che potrebbe risultare vuoto e alienante.

Oggi, questo parallelismo è evidente nelle ambizioni contemporanee di colonizzazione di Marte e di esplorazione interplanetaria, guidate principalmente da iniziative private come SpaceX di Elon Musk. L’aspetto simbolico di tali progetti resta forte, ma il contesto è cambiato: non è più una gara tra superpotenze, ma tra colossi aziendali e visioni individuali. Come negli anni ’60, ci troviamo davanti a un’umanità che sogna di superare i confini terrestri, ma che potrebbe rischiare di trascurare le questioni irrisolte del nostro pianeta.

Le parole del padre della Fallaci, scettico sulla portata della conquista spaziale, risuonano ancora: “gli uomini avranno sempre gli stessi problemi, sulla Terra come sulla Luna”. L’odierno sfruttamento delle risorse e le crisi ecologiche ci pongono la stessa domanda: fino a che punto spingere il progresso e a quale prezzo?

Tecnologia e alienazione: un monito attuale

La Fallaci, pur affascinata dai progressi tecnologici, è consapevole del rischio di alienazione insito nel progresso. Negli incontri con scienziati e astronauti, emerge il contrasto tra l’umanità delle persone e l’asetticità delle tecnologie che si accingevano a sviluppare. La scrittrice teme che l’uomo possa smarrire la propria identità in un mondo sempre più meccanizzato, dove l’umanità è sacrificata in nome della scienza. La tecnologia, secondo la Fallaci, rischia di diventare un fine in sé, più che un mezzo al servizio dell’uomo.

In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale e l’automazione stanno trasformando radicalmente il mondo del lavoro e le relazioni sociali, questa riflessione è di sorprendente attualità. Le preoccupazioni per la perdita di posti di lavoro, l’automazione che sostituisce l’interazione umana e la dipendenza dalle piattaforme digitali ripropongono il rischio di un’alienazione su scala globale. Il “disperato ottimismo” dell’Occidente tecnologico della Fallaci sembra oggi assomigliare al senso di smarrimento che accompagna l’avanzare dell’intelligenza artificiale e la pervasività della tecnologia nella vita quotidiana.

Individualismo e speranza: una società alla ricerca di sé

Un altro tema forte di “Se il Sole muore” è la tensione tra individualismo e collettività. La Fallaci racconta un’America in cui la volontà individuale è alla base dell’innovazione, ma che rischia di sacrificare i valori umani per l’affermazione della tecnologia. I sogni degli astronauti, per esempio, sono al tempo stesso personali e universali: essi rappresentano la speranza di un’umanità che aspira a qualcosa di più grande di sé, ma rischiano di perdere di vista le esigenze del presente e del proprio contesto.

Oggi, in un mondo in cui il progresso sembra essere dominato da colossi tecnologici e da una logica di profitto, la società si ritrova a cercare un equilibrio tra sviluppo e benessere collettivo. I movimenti che reclamano diritti digitali e regolamentazioni sull’intelligenza artificiale riflettono proprio questa tensione: come sviluppare una tecnologia che rispetti i diritti dell’individuo senza compromettere la coesione sociale?

La lezione di Oriana Fallaci per il futuro

In “Se il Sole muore”, Fallaci ci offre un’opera che, pur affondando le radici nella corsa allo spazio degli anni ’60, anticipa molte delle domande che ci poniamo oggi. Di fronte al potere sempre maggiore della tecnologia, la sua riflessione invita a un bilanciamento tra entusiasmo e consapevolezza critica. Fallaci ci insegna che il progresso non è una linea retta, ma un percorso complesso, in cui il sogno di conquista deve coesistere con un senso di responsabilità.

Come l’Occidente degli anni ’60, anche il nostro mondo contemporaneo è lanciato verso un futuro di innovazione incessante. Tuttavia, il rischio di smarrirsi nel progresso senza una direzione precisa, sacrificando l’umanità sull’altare della tecnologia, è un rischio reale. La lezione di Fallaci è allora un monito e un invito a riflettere sulla direzione che vogliamo dare a questo viaggio, ricordando che l’orizzonte del futuro, per quanto allettante, richiede anche uno sguardo critico su chi siamo e chi vogliamo diventare.

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