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Orhan Pamuk, ”Nel mio prossimo libro parlerò ancora di Istanbul per difendere la sua memoria”

DAL NOSTRO INVIATO A PIETRASANTA - Una fila lunga centinaia di metri è in coda per attendere Orhan Pamuk che l'organizzazione di Anteprima ha previsto nell'angusto spazio della Chiesa di Sant'Agostino a Pietrasanta.

PIETRASANTA – Una fila lunga centinaia di metri è in coda per attendere Orhan Pamuk che l’organizzazione di Anteprima ha previsto nell’angusto spazio della Chiesa di Sant’Agostino a Pietrasanta. Lo speaker annuncia che l’incontro sarà posticipato e che si svolgerà sul palco della piazza del Duomo, dove alle 22,30 sono diverse migliaia le persone che vogliono sentire parlare il Premio Nobel per la letteratura.

 

PIAZZA TAKSIM – Non può mancare un passaggio su ciò che sta accadendo a Istanbul, la città di Pamuk e dei suoi romanzi. Lo scrittore sui giornali di tutto il mondo ha già commentato le manifestazioni di piazza Taksim e le osserva con attenzione e anche un certo spirito di condivisione. ‘Non si tratta di una sollevazione, ma di una protesta che vuole difendere la città. La Turchia ha subito un cambiamento epocale negli ultimi 15 anni in cui sono successi più cambiamenti che nei 45 precedenti. Sono nato 60 anni fa in una Istanbul che contava circa un milione di abitanti. Oggi si parla di 14 milioni di abitanti, ma anche di una città moderna e in grande espansione. Ho raccontato ai giornali che negli anni ’50 la strada dove sorgeva l’appartamento della mia famiglia doveva essere allargata per diventare un boulevard e ciò comportava l’abbattimento di un grande albero di castagno che sorgeva proprio di fronte al nostro portone. Cercammo di mediare con il Comune perché l’albero non fosse abbattuto  e per mesi non siamo stati ascoltati, nonostante l’opposizione di tutto il quartiere. I burocrati dicevano che era necessario: la sera prima del taglio la mia famiglia  organizzò una sorta di veglia in memoria dell’albero dopo averlo sorvegliato per settimane a turno. Il mattino dopo l’albero non fu tagliato ed è ancora lì e in questi giorni è finito sulle pagine dei giornali di tutto il mondo. Avevamo difeso un pezzo della nostra memoria e di quella del quartiere. La protesta di piazza Taksim sta facendo la stessa cosa’.

 

IL MUSEO DELL’INNOCENZA – La discussione arriva sul Museo dell’Innocenza, che è allo stesso tempo un romanzo e un Museo che è stato inaugurato lo scorso anno: ‘Ho cercato una operazione di memoria: gli oggetti del Museo sono quelli del romanzo e appositamente comprato una casa in un quartiere povero della città ed ho collezionato oggetti prima che andassero perduti. In Cina stanno facendo meravigliosi musei in cui raccolgono opere eccezionali, ma nessuno parla della vita del cinese. A me interessa non perdere quella Turchia e quella Istanbul in cui sono cresciuto’.

 

VENDITORI DI YOGURT – E il prossimo romanzo? ‘Mi vergogno perché da cinque anni non pubblico niente. Fino ad un anno fa avevo la scusa del Museo che poi ha aperto. Adesso mi sono messo di nuovo a scrivere e parlerò ancora di Istanbul. Negli anni ’50 vi è stato un grande fenomeno di migrazione dalla Anatolia Centrale e ricordo i venditori di yogurt per strada. Il mio romanzo parla di uno di loro che arriva con il padre nella Istanbul del 1969. È stato un libro che ha richiesto una grande preparazione e per la prima volta mi sono fatto aiutare da alcuni giovani collaboratori per fare centinaia di interviste a venditori di yogurt che facevano anche venti chilometri al giorno per vendere. Ogni domenica passeggio per Istanbul alla scoperta dei nuovi quartieri periferici e mi accorgo che per quanto passeggi la città si espande più velocemente e non riesco a conoscerla tutta. Il mio camminare è più lento dello sviluppo della città. I parchi del Centro sono diventati troppo turistici e mi appartengono un po’ meno, però non siamo più la periferia dell’Europa. Vi è stato prima un cambiamento economico, poi dello sviluppo della città. Adesso sento un irresistibile desiderio di libertà’.

 

Michele Morabito

9 giugno 2013

 

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