Tempo di addobbi, di luci, di colori.
Tempo di famiglia o di solitudine.
Tempo di rinascita.
Durante le feste, anche un libro può essere occasione di riflessione sulla vita e sui rapporti umani.
Fin dall’esordio, “Oh, boy!” di Marie-Aude Murail, edito da Giunti nel 2008, seduce il lettore con il sottotitolo che segue il primo capitolo. Non si può infatti resistere dallo sbirciare, per assicurasi che i successivi mantengano la stessa modalità. Ovviamente la mantengono.
È un primo indizio: il riferimento a “Oliver Twist”, capolavoro di Charles Dickens, non passa inosservato.
Tale romanzo della Murail, senza dubbio, mantiene la sua precoce promessa e narra di orfani e fratellastri e, tramite la loro storia, si propone di scandagliare l’universo della società, gestita da adulti, accompagnando, nel corso delle pagine, ironia e cinismo a note drammatiche.
I personaggi sono descritti in modo dettagliato, alcuno quasi caricaturale, al punto da essere vivi.
Vi è un adolescente mentalmente superdotato, che si appresta a conseguire la maturità a soli quattordici anni.
Lui è il filosofo.
Vi è una ragazzina di otto anni di cui tutti si dimenticano, se non per osservarne le orecchie a sventola.
Lei è il collante di una famiglia che si va costruendo a fatica.
Vi è una bambina di cinque anni che tutti adorano e si contendono, per la sua bellezza e dolcezza.
Lei è la manovratrice, perché voce della ingenuità che denuda la realtà.
Vi è una sorellastra che svolge la professione di medico e brama l’unico tassello mancante della sua vita all’apparenza perfetta: un figlio.
Lei è l’immagine del perbenismo.
Vi è un fratellastro che si invaghisce di troppi uomini, ha la fobia del sangue e l’ossessione dei videogiochi e sospira, ad ogni fine frase, «Oh, boy!».
Lui è lo stereotipo della differenza.
Vi è una giudice che scioglie le sue responsabilità in morsi famelici di stecche cioccolata fondente, nascoste in borsa.
Lei è il sogno della giustizia.
Il libro ci porta a testa in giù, in un mondo apparentemente paradossale, in cui i piccoli sono i saggi e gli adulti si rivelano capricciosi, codardi, inetti, egocentrici e infantili.
Questi ultimi sapranno, finalmente, crescere e pacificarsi, in primis con se stessi, solo tramite la lezione impartita dai bambini.
Davvero una storia paradossale? «Oh, boy!», esclamerebbe qualcuno.
Emma Fenu