Ci troviamo a Napoli, nel 1909, un’ambientazione in stile belle époque che abbaglia e inquieta: una città di salotti letterari e spiritismi domestici, di mare, vicoli, carrozze e luci elettriche, dove il moderno sfiora l’occulto.
È qui che Esterina, trentenne friulana, vedova e “forestiera” colta — grazie ai libri del parroco —, approda per lavorare presso i nobili Ribas, che abitano nel sontuoso Palazzo Spinelli di via dei Tribunali.
Loro le affidano Malvina, figlia della casa: una bambina “fragile e deforme”, segregata nella sua stanza e circondata da superstizioni, sussurri e presenze che nessuno osa nominare.
Intanto, la città vive l’attesa della cometa di Halley, che sembra essere presagio di catastrofi e che incendia l’immaginazione popolare, i discorsi nei salotti e perfino le sedute spiritiche.
Quando la paura si tramuta in caos, Esterina dovrà compiere una scelta audace, destinata a segnare il suo futuro e quello della bambina…
Un romanzo “fiabesco” senza zucchero
“Con un poco di zucchero, la pillola va giù” diceva Mary Poppins, ma in questo romanzo non c’è: non viene edulcorato nulla. È “fiabesco”, sì, non nel modo convenzionale. La prima apparizione di Malvina lascia Esterina senza fiato, è scritta come un incontro con l’alterità: commovente e perturbante insieme. Ventre mette in scena lo sguardo che impara, pagina dopo pagina, a vedere la persona oltre l’etichetta — allineando il lettore con l’io narrante. È una storia di riscatto, ma il riscatto è il contrario della pietà: passa per relazione, scelta e disobbedienza.
La cometa, Pascoli e il titolo
Il titolo dialoga con la “Stella randagia” di Giovanni Pascoli — “O tu, stella randagia…” — e con il cielo del 1909-1910: la cometa di Halley che ritorna e agita l’immaginario collettivo. Nel libro la cometa è segno e dispositivo narrativo: accende paure, scoperchia segreti, costringe i personaggi a scegliere.
È una metafora del destino e della libertà in un’epoca che si crede moderna ma porta in sé i fantasmi dell’Ottocento.
Napoli come personaggio
Napoli non è solo uno sfondo, ma un personaggio attivo. Le interviste di Ventre confermano una poetica in cui la città è sortilegio, linguaggio e memoria: spazio che modella corpi e scelte altrui.
Nei pezzi recenti (es. Lucialibri) il romanzo viene definito “poesia in forma narrativa”, dove elementi fiabeschi si mescolano agli eventi storici e all’energia contraddittoria della città.
Il Fatto Quotidiano ha colto bene il tono di “Stella randagia”: “un libro che parla di sapori e colori di Napoli, ma anche di fantasmi — quelli di Palazzo Spinelli e quelli che ci portiamo dentro — e che profuma di mare”. L’articolo offre anche un estratto sul “golfo che svirgola” verso il Vesuvio, con l’aria di salmastro che arriva “alle narici”: una prosa sensoriale e visiva che conferma la vena poetica di Piera Ventre.
Stile e voce: “anarchica, elegante”
Il Fatto Quotidiano parla di una scrittura “anarchica, particolare, elegante”, con qualche termine desueto che sta al posto giusto: una lingua che sa essere antica senza diventare arcaica, puntando su immagini tangibili, come odori, luce, tessuti e pelle; e su un ritmo che alterna meraviglia e inquietudine.
È un registro in linea con la tradizione migliore del gotico mediterraneo: non il brivido d’oltremanica, ma la sospensione che nasce dal contatto fra casa e altrove, tra fede, superstizione e saperi moderni.
Piera Ventre: voce e premi alle spalle
Nata a Napoli, vive e lavora a Livorno. Prima di “Stella randagia”, Ventre ha pubblicato per Neri Pozza “Palazzokimbo”, finalista al Premio Neri Pozza e vincitore del Premio Pavoncella, “Sette opere di misericordia”, selezionato al Premio Strega e vincitore del Premio Procida, “Le stanze del tempo”, finalista ai Premi Settembrini e Chianti.
E con NN Editore (collana La stagione), Stella randagia arriva in libreria a fine agosto.
Cosa dice la critica (e cosa aspettarsi)
Nelle prime uscite stampa e nei magazine culturali la ricezione è calda: Il Fatto Quotidiano insiste sulla doppia dimensione (Napoli reale e città “possibile” di fantasmi), altri siti letterari sottolineano l’intreccio tra prosa e poesia, il taglio visivo e il modo in cui Ventre costruisce un “dedalo di strade” che restringe il respiro a chi lo percorre.
Un romanzo di atmosfera e caratteri più che di puro plot, dove l’effetto page-turner nasce dal non detto e dalla curiosità morale verso i personaggi.
“Stella randagia”, un romanzo che fa vedere
“Stella randagia” è un romanzo che fa vedere — e non solo “dire” —: mostra come, in una casa chiusa e in una città spalancata sul mare, la bellezza possa essere terribile e la pietà si chiami, più semplicemente, scelta. Come scrive Il Fatto Quotidiano, è “una storia che rapisce”, perché in Ventre “quel che sembra non è” e i fantasmi che tolgono il sonno, a volte, indicano la via.