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Nadia Terranova, ”siciliana a distanza” che si salva con il sarcasmo, e i fermenti degli anni Settanta in provincia

Nadia Terranova, messinese che vive a Roma, autrice di racconti, da poco ha pubblicato il romanzo Gli anni al contrario (Einaudi Stile libero)...

Nadia Terranova, messinese che vive a Roma, autrice di racconti, da poco ha pubblicato il romanzo Gli anni al contrario (Einaudi Stile libero).

 

Nadia, una domanda banale e scontata sulla sicilitudine e sul vivere altrove. Non però così banale e scontata da costituire un’intromissione nei sacrosanti fatti suoi (come vive la sicilitudine e la lontananza), ma su come questo entra (se entra) nella sua scrittura. In che forma, in quali rivoli.

Ho scoperto di essere siciliana a distanza. Vivere in Sicilia sviluppa un altro tipo di immaginazione, di evasione: essere siciliani, mentre si vive nella regione in cui si è nati, è praticamente scontato, che altro avrei dovuto essere? Allontanandomi ho capito meglio chi ero, in che modo la mia lingua e il mio immaginario urtavano il mondo delle altre regioni. E mi è venuta voglia di tornare nei miei luoghi, andandomeli a cercare con la lettura e la scrittura.

 

Gli anni Settanta visti da lei. Perché ha scritto una storia ambientata in quegli anni?

Ci sono nata in mezzo e hanno segnato la mia infanzia, dunque la mia vita. Volevo raccontare che non solo nei centri più importanti è corsa la Storia, ma l’eco arrivava anche in città di provincia, apparentemente dormienti.

 

Aurora Silini e Giovanni Santatorre, due giovani in modo inverso anomali rispetto alle famiglie di origine. Le sembra che i giovani del 2015 abbiano le stesse difficoltà e le stesse ribellioni?

No, è una generazione completamente diversa, che ha disposizione strumenti di comunicazione nuovi e cova desideri che non somigliano molto a quelli di allora. Non ho l’impressione che oggi sia cruciale cambiare il mondo, piuttosto si tenta di sopravvivergli.

 

Lei scrive in molte forme e in molti luoghi. Il suo blog (nadiaterranova.com) ha un titolo dal sapore ironico, I siciliani pur di non lavorare scrivono. E torniamo per altra via alla sicilitudine. Qual è il senso di questo titolo? E come sono i siciliani guardati da lontano? O la distanza in chilometri non conta, e in fondo un siciliano guarda i suoi conterranei sempre da vicino, dovunque si trovi?

Il sarcasmo è una salvezza, senza sarei morta, probabilmente. È bello sapere di poter entrare e uscire da quel tipo di distanza per affrontare le asperità. Bufalino e Sciascia lo usavano tantissimo; altri autori come Consolo e D’Arrigo un po’ meno. Consolo viveva a Milano. Bufalino si è mosso poco da Comiso e dintorni. Ci sono molti modi di essere siciliani, letterariamente parlando. Non credo a una fratellanza regionale, come non credo a una sorellanza fra donne in quanto tali: credo piuttosto alla possibilità di un confronto sui temi, regionali o di genere, aperto a chiunque.

 

Cosa legge Nadia Terranova?

Scrittori italiani contemporanei. Fra le ultime letture: Marco Missiroli, Ester Armanino, Marco Peano, Valerio Magrelli, Michele Mari, Niccolò Ammaniti. L’ultimo libro di Paolo Giordano, che è bellissimo e molto maturo. Classici: torno continuamente su Sciascia e Bufalino, Pavese e Calvino, Natalia Ginzburg e Norberto Bobbio. Tantissime fiabe: ci sono dentro l’amore, la guerra, la disperazione, la magia. Libri per adolescenti: un romanzo per adolescenti come Skellig di David Almond è un inno scomposto alla poesia.

 

La lunga gavetta dell’esordiente. Anche lei ha qualcosa da raccontare in proposito? Non per sapere, ancora una volta, i fatti suoi, ma perché ai molti che si cimentano con la scrittura qualche dritta può essere utile. Se le va.

Sono arrivata all’Einaudi banalmente dando in lettura il mio romanzo. L’avevo mandato a tanti editori e fra tanti è piaciuto a loro. All’epoca non avevo un agente, ho fatto tutto da sola. Anche se oggi, che ho un’agente bravissima, consiglierei a un esordiente di affidarsi a un professionista serio che conosce bene il mondo editoriale. Purtroppo, se è davvero serio, non è detto che ti prenda: i bravi agenti lavorano solo con autori con cui si sentono in affinità. Altri consigli: leggere molti contemporanei, non avere un atteggiamento sprezzante nei confronti di quello che viene pubblicato pensando che sia tutto robaccia, essere liberi da pregiudizi editoriali, leggere molto anche i giovanissimi. E naturalmente cercare le proprie storie e la propria voce, mettendo le mani nei sentimenti più interessanti, la vergogna, la rabbia, la disperazione.

  

Sta già scrivendo un altro romanzo? Le va di fare qualche blanda anticipazione?

Ho appena iniziato e non so quando lo finirò (né, ovviamente se lo finirò: non si può mai sapere prima): sarà un romanzo contemporaneo, di sicuro non tornerò sugli anni Settanta.

  

Grazie, Nadia, per il suo tempo e le sue risposte.

Grazie a lei!

   

Rosalia Messina

 
16 maggio 2015

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