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”Mille splendidi Soli”di Khaled Hosseini, un libro sulla violenza contro le donne

Ogni libro è una storia. Ogni libro, tuttavia, ha, anche, una storia, in qualità di oggetto, fatto di carta, ancora inerte, in attesa di essere letto e divenire parola viva...

Ogni libro è una storia.

Ogni libro, tuttavia, ha, anche, una storia, in qualità di oggetto, fatto di carta, ancora inerte, in attesa di essere letto e divenire parola viva.

Attraversa secoli, lustri o solo giorni, prima di arrivare, dalla stamperia, alle mani del primo o dell’ennesimo lettore, trasmesso, spesso, da altre mani.

Mille splendidi Soli”, scritto dall’ormai rinomato Khaled Hosseini nel 2007, mi fu consegnato da una cara amica, in modo insolito. A sua volta, infatti, lei lo aveva ricevuto in regalo, ma, ritenendo il tema affrontato troppo drammatico, me ne aveva fatto dono.

Solo carta, intonsa.

Iniziai a leggerlo pochi minuti dopo il nostro commiato, seduta al tavolino di un bar, davanti ad un cappuccino al ginseng. La lettura si protrasse per circa una mezz’ora, fino a che, consumata la bevanda calda e dolce, rincasai e proseguii, pagina dopo pagina, per un paio di giorni.

E’ una storia di guerra, rivoluzione, morte, polvere e sangue, sullo scenario di un Afghanistan dilaniato. Un paese così lontano dal nostro, per odori, colori e tradizioni, eppure così vicino, per i sentimenti contrastanti che lo abitano, tanto vicino da poter sentire il fruscio di un burqa che nasconde un viso e le sue mutilazioni.

 

“Come l’ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell’uomo trova sempre una donna a cui dare la colpa”.

 

E’ una storia di donne, di violenza atroce, di coraggio eroico.

E’ una storia d’amore, nell’accezione più ampia del termine, ossia di un affetto puro, fatto dall’intrecciarsi di fili del destino: fili che legano anime simili; fili che stringono, fino a soffocare; fili da recidere. come parche; fili da tessere, come fate.

E’ una storia, paradossalmente, di rinascita, di trionfo della vita sotto le macerie di bombe e abusi, dove essere donne è una sfida che porta a partorire il sole nelle tenebre. Non a caso, nei paesi musulmani, il sole, non la luna, è simbolo del femminile.

 

Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti, né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri”. 

Saib Tabrizi

 

Un libro da leggere, e da rileggere, soprattutto in prossimità del 25 Novembre, giornata sancita dall’ONU per celebrare la lotta contro la violenza perpetuata ai danni delle donne. Una violenza che non è solo sangue sulla pelle, ma emorragia dell’anima; non solo frattura di ossa, ma lacerazione di speranze; non solo abuso di corpi, ma negazione di pensieri e parole. Una violenza a cui deve seguire un indignato: “mai più”.

 

So che, quando questa guerra sarà finita, l’Afghanistan avrà forse più bisogno di donne che di uomini. Perché una società non ha nessuna possibilità di progredire se le sue donne sono ignoranti, nessuna possibilità”.

 

Emma Fenu

11 novembre 2014

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