L’autore e blogger spiega come il digitale comporti soprattutto dei vantaggi, ma non sufficienti a promuovere la lettura se non vengono accompagnati a iniziative collaterali di promozione della lettura
MILANO – L’avvento del digitale comporterà dei vantaggi, ma da solo non riuscirà a far crescere la lettura ed incrementare il numero dei lettori. E’ quanto affermato dallo scrittore e blogger letterario Massimo Maugeri. Secondo il responsabile di Letteratitudine, alla luce della rivoluzione digitale in atto occorrerà superare la fase iniziale di "resistenza" insita nell’introduzione del "nuovo", oltre a riconsiderare il concetto di proprietà intellettuale.
Come vede, da qui a 5 anni, il mercato dell’editoria italiana con lo sviluppo della digitalizzazione?
Immagino che il numero degli e-book venduti cresca in maniera rilevante, ma non al punto da superare le vendite in cartaceo. Si pubblicherà molto di più e sarà ancora più importante il ruolo dell’editore, che dovrà inevitabilmente tornare al suo compito naturale e originario di selezione e di ricerca. Non mancheranno i casi di self-publishing di successo, ma rimarranno eccezioni (pur aumentando di numero).
Quale contributo può dare il digitale per la lettura? Può favorire un aumento delle vendite e portare ad un maggior numero di lettori, o al contrario può portare ad un abbassamento delle vendite? Sono più i vantaggi o gli svantaggi?
Non credo che "il digitale", di per sé, possa far crescere la lettura, né incrementare il numero dei lettori. Per raggiungere i suddetti obiettivi bisogna puntare su altri meccanismi, capaci di far capire l’importanza, il valore e il piacere della lettura (soprattutto tra i giovani) a prescindere dal supporto che si sceglie (carta o ebook reader). In tal senso, bisogna farsi venire nuove idee. In merito all’ultima domanda, credo comunque che i vantaggi del digitale superino gli svantaggi.
Quali sono i dati di vendita degli ebook in altre nazioni?
Non ho dati aggiornati al riguardo. In generale, negli Stati Uniti gli e-book si vendono più che in Europa. In Italia le vendite non sono ancora molto significative. Siamo all’inizio. Bisogna ancora superare la fase iniziale di "resistenza" insita nell’introduzione del "nuovo" e delle nuove tecnologie in particolare.
Come reagiranno le case editrici all’introduzione sempre più frequente dei supporti ebook?
Si adegueranno. Chi non lo farà, rimarrà indietro. Qualche editore, però, sarà tentato più di altri di pubblicare "senza limiti" e riducendo l’attività di selezione e di ricerca. Chi cederà a tale tentazione, alla lunga (a mio avviso, almeno) sarà punito dal mercato e il marchio subirà un annacquamento.
Come successo per la musica e per il cinema, teme che l’introduzione del digitale possa compromettere la proprietà intellettuale?
Il rischio c’è, ma credo che – in generale – il concetto di proprietà intellettuale debba essere rivisto e riconsiderato alla luce della rivoluzione digitale in atto. Nel futuro, in media, gli scrittori (coloro, almeno, che in questi anni hanno ricevuto un tornaconto economico degno di nota) guadagneranno sempre meno. Questo mi pare un rischio concreto.
Come cambia la filiera della distribuzione con l’avvento della digitalizzazione?
Le pubblicazioni in digitale non hanno bisogno di distributore, né di libraio. E neppure del cosiddetto "magazzino". Continueranno a essere importanti il marketing (con i suoi pro e i suoi contro) e – lo spero con tutto il cuore – la qualità delle proposte.
18 ottobre 2012