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Massimo Maugeri di ”Letteratitudine”: il blog, la trasmissione radiofonica, la scrittura

Massimo Maugeri, catanese, fa molte cose diverse ma tutte accomunate dall’essere espressione del suo amore per la letteratura: scrive sulle pagine culturali di magazine e quotidiani, scrive narrativa con riconoscimenti importanti...

Massimo Maugeri, catanese, fa molte cose diverse ma tutte accomunate dall’essere espressione del suo amore per la letteratura: scrive sulle pagine culturali di magazine e quotidiani, scrive narrativa con riconoscimenti importanti (il romanzo “Identità distorte” (Prova d’Autore, 2005 – Premio Martoglio); il volume “Letteratitudine, il libro – vol. I – 2006-2008” (Azimut, 2008); il racconto lungo “La coda di pesce che inseguiva l’amore” (Sampognaro & Pupi, 2010 – Premio “Più a Sud di Tunisi”), scritto a quattro mani con Simona Lo Iacono; il saggio/reportage “L’e-book è (è?) il futuro del libro” (Historica, 2011); la raccolta di racconti “Viaggio all’alba del millennio” (Perdisa Pop, 2011 – Premio Internazionale Sebastiano Addamo, Selezione Premio dei Lettori di Lucca); “Letteratitudine, il libro – vol. 2” (Historica); il romanzo “Trinacria Park”, edizioni e/o 2013 – Premio Vittorini). È noto ai più per il blog letterario d’autore del Gruppo L’Espresso Letteratitudine, che ha ideato e gestisce. Su Radio Hinterland cura e conduce “Letteratitudine in Fm”, trasmissione culturale di libri e letteratura.

 

Ed è proprio dai mezzi di comunicazione con i quali si trova tanto a suo agio che mi piace cominciare questa chiacchierata, chiedendo a Massimo di parlarcene, di raccontare il percorso attraverso il quale è arrivato a “Letteratitudine” e alla trasmissione omonima. E, più in generale, gli chiedo come è nata la sua vocazione letteraria, se cioè c’è stato un momento in cui ha pensato che da grande sarebbe stato un narratore oppure se la cosa è venuta da sé, una pagina dopo l’altra, con la prima opera compiuta (a proposito, cos’era? Non quella che hai pubblicato per prima, ma la prima espressione scritta alla quale senti di poter ricollegare la tua “nascita” di scrittore).

Grazie per la domanda, cara Rosalia. Come ho avuto modo di sottolineare in altre circostanze, Letteratitudine è nato quasi per caso, nel settembre del 2006. Per questioni famigliari avevo difficoltà a spostarmi da casa e desideravo incrementare le occasioni di “incontro” letterario. Da qui l’idea di creare un blog (“open-blog”) che si ponesse come obiettivo quello di creare una sorta di luogo d’incontro virtuale tra scrittori, lettori, editori, librai, critici e giornalisti culturali (in un “momento storico” in cui eravamo ancora lontani dall’esplosione dei social network). Il blog, creato sulla piattaforma Kataweb, è stato inserito dopo pochi mesi tra i blog d’autore del Gruppo L’Espresso. Nel corso di questi anni, con la collaborazione di qualche amico scrittore, e con l’indispensabile supporto di tanti appassionati di libri e letteratura, abbiamo affrontato dibattiti online e presentato libri con la partecipazione attiva degli autori. Per quanto riguarda l’omonima trasmissione radiofonica, l’idea è venuta al direttore di Radio Hinterland (radio indipendente della provincia di Milano)…  che mi ha proposto di curare e condurre un programma di libri e letteratura. Inizialmente ero molto perplesso e pensavo di rifiutare. Lui, però, ha insistito ed è riuscito a convincermi. Eravamo intorno alla fine del 2009. La trasmissione (“Letteratitudine in Fm”) è in onda da allora e ancora oggi continua a procedere a “gonfie vele”.

Venendo alla seconda parte della tua domanda, posso dirti che scrivo sin da ragazzino. Il primo romanzo l’ho scritto a quindici anni (i protagonisti erano alcuni adolescenti… una sorta di ingenuo romanzetto di formazione), ma non ho mai pensato – all’epoca – che avrei “fatto” lo scrittore. Scrivevo e basta. Mi piaceva farlo. Qualche anno fa ho riletto la mia “produzione narrativa” di quel periodo e non ho avuto alcuna esitazione nel distruggerla. Meglio non lasciare traccia di imbarazzanti esperimenti narrativi adolescenziali.

 

Le tue giornate devono essere molto dense, tenuto conto delle tue molteplici attività. In quali ore della giornata preferisci scrivere? E riesci a farlo ogni giorno? Sei un metodico o segui ispirazioni subitanee e poi lasci sedimentare una storia dentro di te per poi tirarla fuori nel tempo?

In linea teorica mi piacerebbe scrivere la mattina (la mente è più fresca e la scrittura ne trae giovamento). Di fatto, però, mi trovo costretto a scrivere di notte.

C’è tutta una fase preliminare alla scrittura, in cui lascio che storia e personaggi mi abitino dentro. Poi, una volta iniziato a scrivere, cerco di continuare limitando al minimo le interruzioni. L’importante è non perdere la connessione con la trama e con i personaggi. In genere parto con una traccia iniziale, che però non è mai vincolante. Una delle cose più belle è lasciarsi trascinare dalla storia e scoprirla a mano a mano che la scrittura procede.

 

Che cosa puoi dire dei premi letterari? Ne hai collezionati diversi, anche l’importante premio Vittorini; certamente sono momenti emozionanti. Ma poi questi riconoscimenti danno qualche visibilità supplementare, richiamano l’attenzione delle case editrici?

Penso che i Premi letterari svolgano un importante ruolo di incoraggiamento e sostegno nei confronti di scrittrici e scrittori. Ed è vero: si tratta di momenti molto emozionanti. Soprattutto con riferimento a quei Premi che prevedono, nella fase finale, la conta dei voti dinanzi al pubblico. E non c’è dubbio che, soprattutto quelli più importanti, contribuiscano a divulgare l’opera, a farla conoscere a un pubblico più ampio.

 

Com’è stata l’esperienza della scrittura a quattro mani con Simona Lo Iacono, nostra comune amica? Com’è nata l’idea de “La coda di pesce che inseguiva l’amore”?

Un’esperienza bellissima e indimenticabile. Un atto di condivisione letteraria che è sfociata in una storia che abbiamo molto amato. E che amiamo tutt’ora. Con Simona eravamo già legati dalla condivisione di molte attività online su “Letteratitudine”, ma anche da un’esperienza di scrittura in comune vissuta sul blog dell’amico scrittore Remo Bassini, che aveva lanciato una sorta di “gioco/sfida” di scrittura a quattro mani rivolta a un gruppo di scrittori. L’episodio che ha dato vita al racconto credo che risalga al 2009, quando – dopo l’inaugurazione del forte di Capopassero, posto sull’isola a largo di Portopalo (dove poi fu ambientato il racconto) – pensammo a una storia di mare e di sogni perduti, dove la bellezza veniva uccisa dalla smania del possesso fine a se stesso. L’intuizione iniziale la ebbe Simona. Immaginò un enorme pesce (di cui si intravedeva però solo la coda) che seguiva un pescatore. Un mondo all’incontrario. La suggestione iniziale fu quella, poi nacque e si sviluppò la storia. Lavorammo via email e ci immergemmo nella scrittura con un patto: ognuno di noi poteva rimaneggiare ciò che aveva scritto l’altro/a senza dover chiedere il permesso. Una bellissima esperienza, dicevo… anche molto formativa. Di certo fu un atto di grande fiducia e umiltà per entrambi. Oggi non siamo più in grado di dire chi scrisse cosa. È come se quelle pagine fossero il frutto di un’altra “penna”… che non è quella mia, né quella di Simona.

 

E adesso la domanda di rito, che chiude ogni intervista agli scrittori: a cosa stai lavorando?

Sto lavorando a un nuovo romanzo ambientato sull’Etna. Una storia dove, ancora una volta, confluiranno elementi antichi e moderni: la crisi economica e il mito del Vulcano, il marketing e la pietra lavica, grandi sogni e piccole meschinità.

 

Grazie per il tuo tempo e per le tue risposte.

Grazie a te per le domande.

Rosalia Messina

19 aprile 2014

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