Sei qui: Home » Libri » Massimiliano Parente, ”Nel mio libro racconto le provocazioni della società moderna”

Massimiliano Parente, ”Nel mio libro racconto le provocazioni della società moderna”

In una location alternativa, non convenzionale, in perfetto ''stile Massimiliano Parente'', si è svolto ieri l'incontro dell'autore con i blogger per parlare del suo nuovo romanzo, ''Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler'', uscito a gennaio per Mondadori...

L’autore ha incontrato ieri alcuni blogger per parlare del successo del suo ultimo romanzo, “Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler”, edito da Mondadori

MILANO  – In una location alternativa, non convenzionale, in perfetto “stile Massimiliano Parente”, si è svolto ieri l’incontro dell’autore con i blogger per parlare del suo nuovo romanzo, “Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler”, uscito a gennaio per Mondadori. Appassionato d’arte e collaboratore de il Giornale – scrive sulle pagine di cultura – Parente ha scelto Cascina Saresina per mostrare alcune opere, da lui riprodotte, di Max Fontana, il protagonista tragicomico del suo nuovo romanzo e suo alter ego – o meglio, un’“esaltazione di se stesso”, come Parente lo definisce. Il libro, una satira senza limiti dell’uomo e della società occidentale, è l’incredibile storia segreta di colui che è stato definito “il più grande artista del mondo”. Max arriva al successo a quarant’anni, con un gesto casuale, proprio il giorno in cui decide di togliersi la vita sentendosi un fallito. Da quel momento in poi si trasforma: capelli verdi dal taglio hitleriano, misterioso e inavvicinabile, manda a segno ogni colpo, arrivando a definire perfino Adolf Hitler come un modello artistico da ammirare. Ogni sua opera, scandalizza, fa inorridire, fa pensare. Intervistato, inseguito, corteggiato dalle donne, definito “mostro” dalle femministe, è spiazzante nell’inventare fantastiche provocazioni.
 
Crede che potrebbe esistere nella realtà il personaggio di Max Fontana?
No, non credo che Max Fontana potrebbe vivere nel mondo reale ed essere quello che è nel libro, perché nella vita reale troverebbe delle barriere sociali insormontabili che non gli permetterebbero di fare quello che riesce a fare nel libro. Max Fontana non conosce limiti e arriva a trattare Hitler come Michael Jackson, portando ad un livello pop la provocazione.

Possono vivere l’arte moderna e Max Fontana senza la provocazione?
Sono gli altri che vedono la provocazione, non chi la fa. Esistono alcune verità incontrovertibili, come ad esempio la religione, che se vengono messe in dubbio creano provocazione. Per me la vera provocazione è la finzione!

Quindi non si sente un provocatore come la dipingono?
No, assolutamente, io sono un Provocato! E quindi devo prendere atto delle cose che mi circondano. La società italiana da sempre si divide in opinioni di destra e di sinistra e si muove in questa mentalità: tutti dovremmo adeguarci, ma la realtà è molto più complessa!

Max Fontana nel libro è attivissimo sui social network, e questo si lega al tema della Privacy: cosa ne pensa?
Io credo che a nessuno piaccia la privacy veramente, sennò nessuno userebbe i social network! La verità è che la gente ha paura di non essere considerata: quando non riesce a farsi notare, si appella al diritto sulla privacy. La verità è che tutti vorrebbero essere personaggi pubblici. A me piace molto Twitter, credo che sia il mezzo più intimo di comunicazione, quindi se dovete comunicarmi qualcosa di privato fatelo su Twitter. Inoltre apprezzo il fatto di poter pubblicizzare qualsiasi cosa, perché non dovrei dire pubblicamente la marca della maglia che indosso?! 

 
Quanto di lei c’è in Max Fontana?
Per questo libro mi è stata posta una sfida: non provocare troppo e scrivere un romanzo realista. L’idea di parlare dell’arte contemporanea in un certo modo è un desiderio che avevo da tempo, visto la mia laurea in storia dell’arte accantonata da anni ormai. Max Fontana è quindi un’esaltazione di Massimiliano Parente.

Perché Hitler è pop?
Per le generazioni di oggi i simboli sono sciolti, sono de-simbolizzati. Per questo abbiamo bisogno del giorno della memoria, perché la storia sfilaccia il ricordo in ognuno di noi. Ma nonostante questo rimangono delle immagini evocative, che attirano l’attenzione e sono riconosciute da tutti, come l’arte pop.

Alla fine del libro c’è redenzione per Max Fontana?
No, non c’è redenzione per il protagonista. Questo libro parla della morte, la tragedia dell’essere umano. Si dice che l’essere umano, a differenza degli altri animali, ha coscienza della morte e su questo ha costruito invenzioni e stratagemmi per sfuggire all’inesorabilità di dover finire. Oggi credo che in realtà ci sia una sorta di illusione dell’umanità eterna, non si riesce ad accettare la propria fine. E’ interessante secondo me notare che Max non trova la forza di suicidarsi da fallito, ma riesce da famoso, come se questo fosse l’unico modo per non morire veramente.

25 febbraio 2014

©RIPRODUZIONE RISERVATA  

© Riproduzione Riservata