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Massimiliano Governi, ”Nel mio libro racconto il dramma di una famiglia distrutta dalle bugie”

Si definisce un eroe stanco Massimiliano Governi, uno dei tanti uomini onesti che combattono nel clima generale di crisi dei valori della nostra società. Nel suo nuovo libro, ''Come vivevano i felici'', attraverso la storia di Bernard Madoff, noto finanziere americano condannato a 150 anni di carcere per truffa, l'autore ha voluto raccontare il dramma di una famiglia...
L’autore parla del suo libro, “Come vivevano i felici”, in cui attraverso la vicenda della truffa finanziaria messa in piedi da Bernard Madoff racconta della truffa della famiglia come istituzione umana
MILANO – Si definisce un eroe stanco Massimiliano Governi, uno dei tanti uomini onesti che combattono nel clima generale di crisi dei valori della nostra società. Nel suo nuovo libro, Come vivevano i felici”, attraverso la storia di Bernard Madoff, noto finanziere americano condannato a 150 anni di carcere per truffa, l’autore ha voluto raccontare il dramma di una famiglia sgretolata dalle menzogne. La narrazione è condotta in prima persona, dal punto di vista del figlio di Madoff, impiccatosi con il guinzaglio del cane un anno dopo l’arresto del padre. Un libro di grande attualità, visto che proprio di recente si sono riaperti i processi a carico del finanziere, responsabile di aver sottratto ai suoi clienti 65 miliardi di dollari. 
Com’è venuta l’idea di scrivere un romanzo sulla storia Bernard Madoff? Cosa l’affascinava di questa vicenda?
Non ho deciso a tavolino di occuparmi di Madoff, anzi la vicenda l’ho quasi ignorata fino a quando un giorno di tre anni fa ho letto sul giornale che suo figlio maggiore si era suicidato. Ho cercato su Google immagini e ho visto la foto di lui impiccato (forse l’aveva scattata qualcuno della Polizia Scientifica). Era davvero impressionante. Ma due minuti dopo la foto non c’era più, era stata cancellata. Allora ho aperto un file e ho scritto subito la prima frase – “L’uomo fissa il soffitto e il soffitto fissa l’uomo”– frase nietzschiana, direi – ho finito il capitoletto, e poi mi sono bloccato.
Poi ha scelto di raccontare tutto in prima persona, adottando il punto di vista del figlio…
Sì. Il personaggio è rimasto lì, appeso al guinzaglio del cane, per mesi e mesi, a fissare il soffitto. Poi una notte, mi sono alzato di colpo dal letto, ho riaperto il file e ho cambiato l’attacco in: “Io fisso il soffitto e il soffitto fissa me”. Da quel momento tutto si è sbloccato. 
  
In che senso la vicenda di Madoff può essere considerata rappresentativa di temi che riguardano da vicino la nostra società?
Non saprei, certo è che, come dice Mickey Stone ne “I signori della truffa”: “Non si può truffare un uomo onesto”. Però il mio libro, più che di una truffa finanziaria, parla della truffa della “famiglia”, intesa come istituzione di una società umana. Delle bugie, delle menzogne, dei segreti di una famiglia. Quasi tutte le famiglie si reggono su una bugia.
La denuncia di un mondo della finanza senza scrupoli, contro cui si riafferma il valore dei sentimenti e dei legami affettivi, non sono temi nuovi nella letteratura di oggi. Gli scrittori avvertono un clima di stanchezza per la crisi che stiamo vivendo come cifra caratteristica del nostro tempo?
Io mi rivedo nel Batman dell’opera di Adrian Tranquilli che ho messo in copertina. Sono un eroe, come tutti gli uomini che vivono e combattono ogni giorno su questa Terra. Ma stanco. Un eroe stanco. Ecco, questo posso dire.
15 ottobre 2013
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