L’autore ha presentato a Pordenonelegge “Persone speciali”, il libro che raccoglie i ritratti dei più importanti protagonisti del cinema italiano del dopoguerra, da Fellini a Visconti
PORDENONE – L’input per descrivere tanti amici famosi Masolino D’Amico l’ha ricevuto tanti anni fa da Gianni Riotta che gli chiese: “Tu che conosci tante persone da chi cominci?”. Erano gli anni della collaborazione con La Stampa e il periodo in cui nei giornali si scrivevano articoli lunghi, senza timore di essere drasticamente tagliati come oggi. Dalla rubriche sul quotidiano torinese sono nati i due volumi, editi da Aragno di “Altro giro. Persone speciali” nel 2003 e nel 2005, poi quel lavoro massiccio è stato snellito e vi è stata un’importante aggiunta dedicata a Monicelli e l’ introduzione di Andrea Camilleri: così è nato “Persone speciali”, uscito quest’anno presso Sellerio editore. Proprio perché nati inizialmente per un giornale, i ritratti hanno tutti una stessa misura compatta e si susseguono come una serie di istantanee.
ESPERIENZA IRRIPETIBILE – L’autore, figlio e nipote di illustri personaggi del cinema e della musica, ha avuto il privilegio, di conoscere da vicino la generazione d’oro del cinema italiano: grazie alla madre, Suso Cecchi d’Amico (pseudonimo di Giovanna Cecchi) sceneggiatrice di Visconti, Comencini, Fellini e molti altri e grazie al padre di lei, lo scrittore toscano Emilio Cecchi. “All’epoca – dice Masolino D’Amico in conferenza stampa – mi sembrava una cosa normale ed è stato solo dopo, nel momento in cui questa generazione è scomparsa, che mi sono reso conto di aver vissuto un’esperienza eccezionale ed irripetibile”.
FRA TUTTI, VISCONTI – Naturalmente fra tanti giganti che frequentavano la casa, è d’obbligo chiedere di chi Masolino D’Amico conserva un ricordo speciale e la scelta, a pelle, cade su Luchino Visconti, un personaggio straordinario. “Era un aristocratico anche se a rigore non lo era, ma aveva un allure e un carisma eccezionali”. Prima di approdare al cinema si era interessato alla moda, ai cavalli che aveva tentato di addestrare con l’ipnosi ma non c’era settore in cui non fosse competente e di cui non studiasse i dettagli . Ebbe il merito di circondarsi di assistenti giovanissimi dal talento enorme, persone come Zeffirelli o Rosi che crebbero sotto la sua guida. La sua vera passione e il mondo in cui più fece brillare il suo talento fu quello del teatro lirico, dove si impose per la disciplina e il buon gusto e per la personalità con cui guidava i suoi attori che – diceva- dovevano essere trattati come cavalli: “dare loro lo zuccherino per conquistare la loro fiducia”. Di Visconti Masolino D’Amico ricorda anche la vena grafomane: scriveva infatti alla madre in pratica ogni giorni, anche se vivevano vicinissimi. Non sono mondani i ritratti dei vip degli anni 50, ma pervasi di umanità e naturalezza come Ennio Flaiano, che si trascinava dentro la malinconia di una figlia ammalata a casa e proprio da questa casa lui cercava di fuggire, rimanendone poi sempre in prossimità.
ETA’ D’ORO IRRIPETIBILE – Tutti i personaggi ricordati dall’autore formarono una generazione irripetibile, appassionata, interessata al successo in maniera molto diversa da come succede ora: “Nacque – conclude con una vena di malinconia D’Amico – in un momento particolare, in cui, dopo il fascismo, a Roma convogliarono molte energie represse e questo fece della città e di quel periodo in Italia, una sorta di età dell’oro, difficilmente ripetibile”.
Alessandra Pavan
24 settembre 2012