Marguerite Duras e il ragazzo cinese: quando l’autofiction faceva scandalo

27 Giugno 2025

Esplora la vita e le opere di Marguerite Duras, tra il racconto del ragazzo cinese e gli amori proibiti che hanno segnato la sua scrittura.

Marguerite Duras e il ragazzo cinese: quando l’autofiction faceva scandalo

Ci sono romanzi che restano impressi per la forza della scrittura. Altri per l’originalità della trama. E poi ci sono quelli che scuotono, disturbano, dividono. L’amante di Marguerite Duras, pubblicato nel 1984, è uno di questi.

Una storia vera e scandalosa, trasfigurata dalla scrittura e diventata simbolo di un’intera epoca: l’ultima Indocina coloniale, dove potere, desiderio e razza si intrecciano nel gioco pericoloso dell’amore.

Dietro l’eleganza stilistica e la brevità del racconto si cela un terremoto emotivo e sociale: quello provocato da una relazione tra una quindicenne bianca e un ricco erede cinese di quasi trent’anni. Marguerite Duras non la racconta con compiacimento, ma con una voce sospesa tra confessione e condanna. E forse è proprio questo a rendere L’amante un libro ancora oggi bruciante: il suo essere inclassificabile, come la passione che descrive.

Marguerite Duras e il suo amore profondo e proibito: scandali letterari nell’Indocina coloniale

Oggi, nel rileggere L’amante, non ci scandalizziamo più solo per la relazione narrata. Ci interroghiamo su cosa significhi davvero raccontare la propria storia. Fino a dove si può arrivare? Quando la scrittura diventa scomoda? E quanta libertà può contenere una pagina?

Marguerite Duras non ci ha mai dato risposte semplici. Ma con L’amante ha lasciato un messaggio forte e chiaro: la letteratura, quella vera, non deve piacere. Deve turbare. E deve farlo con grazia.

La protagonista, alter ego dell’autrice, è una giovane ragazza francese, povera e malinconica, che vive con la madre vedova e i due fratelli in una condizione precaria. Su un traghetto sul Mekong incontra un uomo elegante, ben più grande, figlio di un ricco uomo d’affari cinese. Da lì nasce una relazione che sfida ogni convenzione: lei minorenne, bianca, europea; lui più adulto, asiatico, condannato a non poterla mai davvero “avere” per la società del tempo.

Quello che oggi chiameremmo “scandalo intersezionale”, età, etnia, classe sociale, viene vissuto allora in silenzio, sotto gli occhi complici o opportunisti di una famiglia che accetta il legame solo per convenienza economica. L’amore diventa scambio, corpo, resistenza, ma anche sottomissione e perdita di sé. Il romanzo non è solo una storia d’amore. È anche, e forse soprattutto, un atto d’accusa nei confronti del colonialismo e della sua ipocrisia. In un mondo in cui l’amore tra bianchi e asiatici è socialmente inaccettabile, Duras mette in scena la nudità di un sentimento che si consuma in stanze chiuse, mentre fuori si erige il muro della segregazione.

Il corpo della ragazza è l’unico territorio libero. Ma è una libertà ambigua, pagata a caro prezzo. Nessuno ama senza conseguenze in L’amante. Ogni gesto è un atto di rottura. Ogni carezza, una sfida al sistema. L’erotismo che Duras racconta non è mai compiacente: è duro, a volte crudo, carico di malinconia. È un modo per sopravvivere, più che per godere.

All’uscita, il romanzo ricevette il prestigioso Premio Goncourt, ma divise critica e pubblico. Per molti era un capolavoro letterario. Per altri, un’inaccettabile confessione troppo esplicita. Duras stessa giocò con l’ambiguità tra realtà e finzione, rivendicando l’autenticità del racconto ma anche la sua elaborazione letteraria.

A contribuire allo scandalo fu anche il film del 1992 diretto da Jean-Jacques Annaud, che accentuava gli aspetti sensuali della storia, facendo esplodere un nuovo dibattito. Ma chi conosce la scrittura di Duras sa che nulla in lei è gratuito: dietro ogni parola c’è una ferita, una memoria difficile da contenere.

Quasi dieci anni dopo, nel 1991, Duras torna su quella storia con L’amante della Cina del Nord, una versione più distaccata, più meditata. Cambia la voce narrante, cambia il punto di vista, ma resta intatto il nodo centrale: quello di un amore impossibile, che continua a bruciare anche quando è ormai cenere.

Più che un modo per correggere il passato, questa seconda versione sembra una ricerca di pacificazione. L’autrice si osserva da lontano, come se cercasse di dare un senso a ciò che, forse, un senso non ha mai avuto davvero.

Perché ne parliamo ancora oggi?

Perché L’amante non è solo la storia di una passione proibita. È la radiografia di un’epoca. È una riflessione brutale su come il potere e il desiderio si contaminano. È il ritratto di una giovane donna che sceglie di andare contro tutto, pur di essere viva nel suo corpo e nella sua verità. Marguerite Duras ha raccontato ciò che molte donne non potevano ancora dire. Ha scardinato le regole della morale borghese. E ha anticipato, con decenni di anticipo, l’autofiction come gesto politico. Non c’è vittimismo, né redenzione nel suo scrivere: solo una ferocia limpida, e una voce inconfondibile.

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