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Margaret Mazzantini e Sergio Castellitto, “La passione per le storie unisce le nostre diversità”

DAL NOSTRO INVIATO AD ‘ANTEPRIME’ A PIETRASANTA – Lei scrittrice, lui regista ed attore di successo: la coppia unita, dalla loro forte passione per il cinema e la letteratura, si svela a Libreriamo, in occasione della presentazione della manifestazione che li vede ospiti…

Una conversazione a due voci con la celebre coppia della cultura italiana che parla anche del loro nuovo lavoro, il film “Venuto al mondo”, tratto dal libro della scrittrice

 

PIETRASANTA (LU) – Si apre la terza edizione di “Anteprime” con due firme eccellenti della cultura italiana, Sergio Castellitto, celebre attore e regista e Margaret Mazzantini, pluripremiata penna italiana nota in tutto il mondo. Una conversazione tra cinema e letteratura che corre sul filo di una affinità di coppia.

 

Come nasce un libro di successo?
Castellitto
: Il primo libro di Margaret è nato per caso forse. Era il 1994 eravamo a Parigi e io le regalai un quaderno che aveva sulla copertina una immagine di Indiana Jones. La sera stessa iniziò a scrivere “Il catino di zinco”, che lo stesso anno arrivò secondo al Premio Campiello. Sapevo che Margaret aveva questo dentro, ma il merito ovviamente è tutto suo.
Mazzantini: Credo che la cosa che mi accomuna a Sergio sia la passione per le storie più che per i fronzoli stilistici. Entrambi abbiamo un gusto per l’essenziale, anche se lui ha un carattere molto diverso, nel senso che lui ama il rumore e la confusione del set, mentre io amo la solitudine dello scrittore. Non riuscirei mai a lavorare mentre tantissime persone di chiamano e ti chiedono delle risposte.

Margaret Mazzantini, come vedi le trasposizioni cinematrografiche dei tuoi film?
M: Quando scrivo un libro capita sempre che do a Sergio i diritti, anche perchè miei libri sono fatti di scene dal forte impatto cinematografico. Lui non ha bisogno di consigli, e a me piace la sua capacità, tipica dei registi, di trasporre quanto scritto in una scena di un film.
C: Ho avuto la fortuna di leggere le opere di Margaret fin da quando sono ancora appunti, sparsi su un quaderno, scritti una calligrafia che lei stessa a volte non riesce ad inteprertare. Appena ho  letto le prime pagine di “Non ti muovere” ho iniziato a interpretarlo e farne la  regia nella mia testa. Tutto nasce dalla frase del libro “Tutta la vita è una sedia vuota”, fatta di attese che mi ha fatto scattare dentro qualcosa prima ancora che il libro fosse finito.

Chi sceglie gli attori?
M: Ci consultiamo molto, ma alla fine ci troviamo molto d’accordo. Nel libro tutto è facile e si può fare mille volte il giro del mondo, invece nel film bisogna fare i conti con dei badget per evitare che i costi divengano insostenibili. Quando mi disse che voleva chiamare Penelope Cruz per Italia (protagonista del film “Non ti muovere”, diretto da Castellitto nel 2004: ndr) non pensavo che lei, per quanto brava, potesse interpretare così bene una donna trasandata e così poco affascinante. Credo che Penelope si sia superata e credo che Sergio avesse visto giusto. Io e Sergio abbiamo una grande affinità, nonostante si litighi molto. Ci lega la stessa visione del mondo. Le mie opere nelle mani di Sergio hanno degna continuazione e il lettore sente la corrispondenza tra scritto e immagine.

E il prossimo lavoro comune?
C: Uscirà presto “Venuto al mondo”. La prima versione del film è pronta ed è lunga quattro ore e mezzo. Il lavoro adesso è togliere, come per il romanzo, che nella versione originale era oltre mille pagine. Credo che i libri di Margaret abbiano il dono della trama e della storia.
M: E’ una storia per cui ho lavorato molto cercando di calarmi nella realtà di Sarajevo degli anni ’90, una tragedia a due passi da noi, che mi ha colpita moltissimo. Credo che l’essenza della storia sia che nonostante tutto il male, c’è un bimbo che è nato e una vita che resiste.

Vedremo mai la Mazzantini regista e Castellitto scrittore?
C: Non ho il talento della scrittura e non mi piace il cammino di solitudine che la scrittura richiede. Il set é posto in cui sei solo in mezzo ad una moltitudine.
M: sono una solitaria, non potrei mai rispondere a mille domande e dare certezze a tutti. Meglio la scrittura.

di Michele Morabito

 

9 giugno 

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