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Marco Porru, ”Nel mio libro è protagonista l’amore forsennato, autentico e senza calcoli dell’adolescenza”

Romanzo d'esordio per lo scrittore e sceneggiatore Marco Porru. Storia di un'amicizia tra ragazzi, ambientata a Cagliari ''ma che potrebbe essere ovunque, anche in America''. Pulsioni violente, tenerezza, forza per un racconto potente del passaggio all'età adulta...
L’autore de “L’eredità dei corpi” ci presenta il suo libro d’esordio, una storia di pulsioni, ribellioni e cambiamenti. Sullo sfondo la Sardegna, terra d’origine dell’autore

MILANO – “L’eredità dei corpi” è il romanzo d’esordio per lo scrittore e sceneggiatore Marco Porru. Storia di un’amicizia tra ragazzi, ambientata a Cagliari "ma che potrebbe essere ovunque, anche in America". Pulsioni violente, tenerezza, forza per un racconto potente del passaggio all’età adulta. Finalista al Premio Calvino 2011, Marco Porru parla del suo libro e commenta l’imparzialità che caratterizza i più importanti premi letterari.

Da cosa nasce l’idea del libro?
Si tratta per lo più di ricordi infantili. Qualcosa di molto profondo che non è semplice spiegare. Posso dire che dopo un periodo in cui mi sono molto esposto alla vita, ho avuto una nuova percezione del mio corpo. Aveva nuovi colori, nuovi odori e mi regalava intuizioni che non potevo non scrivere. Sono sempre rimasto affascinato da un corpo imperfetto che sembrerebbe predestinato a una vita già scritta. Sono convinto che la vita e gli altri siano più determinanti per la nostra esistenza rispetto alle eredità fisiche e mentali che ci vengono consegnate senza volerlo. Da qui è nata l’idea di far interagire personaggi molto diversi ma accomunati da un’eredità disturbante contro cui cercano di ribellarsi; due stagioni della vita dove è in atto un cambiamento molto forte e non sempre facile da gestire, che nel romanzo tendono addirittura a convergere perché la protagonista quarantacinquenne Rosaria, come gli altri due protagonisti adolescenti, è in piena formazione sessuale.

Quali aspetti dell’adolescenza intende sottolineare la storia dei due protagonisti, Gabriele e Raniero?
Certamente la ribellione a un corpo che non si sceglie e a un’eredità familiare e sociale che non si vuole assorbire perché reputata sbagliata.
L’amore forsennato, autentico e senza calcoli dell’adolescenza. La grande vitalità e il sentimento di amicizia e di protezione che i miei adolescenti nutrono l’uno per l’altro. Bernardo Bertolucci ha detto: “gli adolescenti sono potenti, e meno male che non lo sanno”. Raniero e Gabriele lo scoprono, e grazie alla loro grande complicità sono capaci di imprese straordinarie che a molti loro coetanei dai corpi perfetti o a molti adulti non basterebbe una vita per viverle.

Come è arrivato alla scelta del titolo?

Il titolo definitivo è arrivato dopo una visione d’insieme dell’opera e soprattutto dopo una maggiore consapevolezza del sottotesto. “I corpi”, sebbene il corpo racchiuda in sé anche le ferite da sopportare, non mi sembrava abbastanza efficace. Così è nato “L’eredità dei corpi”, che è più profondo e suggerisce uno scavo nei corpi, che poi è l’intenzione che ho cercato di portare avanti per tutto il romanzo.

In che modo pensa che la sua terra sia entrata nel libro?
E’ entrata da sola, mentre scrivevo. Sono partito dai personaggi e a un certo punto ho capito che i paesi vicino alla statale, inglobati da enormi centri commerciali, sono in cerca di identità quanto i protagonisti del libro.

Essendo lei uno sceneggiatore, quanto, secondo lei, il suo lavoro ha influenzato lo stile de “L’eredità dei corpi”?
Credo abbastanza, dato che ho visto più film di quanti libri ho letto. Alla fine non puoi di colpo smettere di ragionare e scrivere per immagini. Tuttavia nel mio romanzo penso ci sia una scrittura psicologica lontana da una sceneggiatura.

Le piacerebbe proseguire la carriera di scrittore? Ha in programma un prossimo libro?

Sì, sto lavorando al secondo romanzo e non vedo l’ora di finirlo. Non ci sono protagonisti adolescenti.

Il suo libro è stato lanciato anche grazie all’entrata tra i finalisti del Premio Calvino 2011. Qual è secondo lei il contributo che certi premi letterari possono dare per il successo di un libro? Ritiene che la maggioranza di queste manifestazioni siano ad appannaggio delle grandi case editrici o siano imparziali?
Il Premio Calvino è sganciato dalle torbide politiche editoriali. A scegliere i romanzi finalisti sono lettori appassionati che giudicano un testo senza pensare a strategie commerciali: lo dimostra il fatto che molti testi che arrivano in finale non trovano un editore. Il contributo, nel mio caso, è stato decisivo e perdura nel tempo perché il Premio Calvino pubblicizza i suoi autori, e se ho bisogno di un consiglio so che in lui posso sempre contare.
Riguardo ai premi prestigiosi di opere edite, invece, credo che l’imparzialità sia proprio un dato oggettivo. Non è un dato oggettivo per chi probabilmente non conosce l’esistenza di bellissimi libri pubblicati da piccoli editori indipendenti.

6 febbraio 2013

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