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Marco Alemanno, ”Nel mio libro ho ‘ricreato’ Lucio Dalla per restituirlo a tutti nella sua unicità”

La sua disarmante semplicità, il suo essere stato di tutti e di nessuno fino in fondo, l'aver saputo raccontare la gente. È stato questo il segreto del successo di Lucio Dalla secondo Marco Alemanno, la persona che gli è stata più vicina in questi anni...

L’autore del libro “Dalla luce alla notte” racconta le difficoltà ma anche la bellezza di ripercorrere in un’opera il suo rapporto con il famoso cantautore bolognese, scomparso un anno fa

MILANO – La sua disarmante semplicità, il suo essere stato di tutti e di nessuno fino in fondo, l’aver saputo raccontare la gente. È stato questo il segreto del successo di Lucio Dalla secondo Marco Alemanno, la persona che gli è stata più vicina in questi anni, fino alla scomparsa improvvisa del cantautore bolognese, avvenuta un anno fa. Autore del libro “Dalla luce alla notte”, Alemanno racconta le difficoltà ma anche la bellezza di ripercorrere in un’opera il suo rapporto con Lucio Dalla, il cui ricordo rimarrà indelebile nella memoria della gente, sia per il suo modo di fare sia per le sue indimenticabili canzoni..

Cosa ha significato per lei scrivere questo libro? E’ stato difficile o in un certo senso terapeutico realizzarlo?
È stata ovviamente molto dura. Ripercorrere bellissimi momenti insieme ad altri inevitabilmente terribili: oggi però credo mi sia servito, sì, è stato difficile ma non ho dubbi sul fatto che sia stato terapeutico e importante. Ho ‘ricreato’ Lucio per restituirlo a tutti nella sua unicità.

Dopo la morte di Dalla, immaginiamo siano stati in molti gli editori che l’hanno cercata per realizzare un libro che lo ricordasse. In base a cosa a scelto poi di scriverlo per una precisa casa editrice?

Ho scelto da subito Bompiani. Non poteva essere altrimenti, anche perché con lo stesso editore abbiamo pubblicato nel 2008 il cofanetto gli occhi di Lucio, per cui non ho avuto difficoltà a scegliere Bompiani, soprattutto per poter avere come unico interlocutore Elisabetta Sgarbi, che ha difeso il mio lavoro, con rispetto e stima profondi. Non le sarò mai riconoscente abbastanza per la libertà che mi ha concesso e per la sensibilità dimostratami sin dall’inizio.

Come definirebbe il suo rapporto con Lucio Dalla?
Lucio usava l’espressione ‘Ci completiamo’ e a me quindi piace continuare a usare la stessa. La realtà è che non credo ci sia una sola parola capace di contenere insieme le mille sfaccettature del nostro rapporto: forse andando a fondo tra le righe del mio libro, la troverete.

Ricorda quando vi siete conosciuti?
Certo: lo racconto all’inizio del mio libro! Era il 7 dicembre 1997 ed eravamo a Bologna, in via Massimo D’Azeglio. Dopo quasi un anno mi sarei trasferito nella sua città e poi dal 2003 sarei andato a vivere con lui, proprio in via D’Azeglio, fino alla sua scomparsa.

Cosa direbbe, secondo lei, Lucio Dalla, leggendo questo libro a lui dedicato?

Spero che gli piaccia. L’ho scritto col cuore, per lui soprattutto!

Il ricordo di un artista come Lucio Dalla è ancora vivo in tutti i suoi fan e in tutti gli amanti della musica italiana. Quale pensa sia il segreto di questo amore infinito nei confronti di Lucio?
La sua disarmante semplicità. Il suo essere stato di tutti e di nessuno fino in fondo. L’aver saputo raccontare la gente. È stato il segreto del suo successo, e continua a essere così anche ora che non c’è più. Per tutti quanti pare che in realtà lui non se ne sia mai andato.

Quali sono i suoi progetti futuri?
Metterò in scena, anche come interprete, un monologo teatrale inedito che mi ha regalato, prima di morire, Roberto Roversi: l’ha scritto negli anni settanta per Gian Maria Volonté, ma non è mai stato rappresentato. Poi una mia mostra fotografica dedicata a Luigi Ghirri.

 

17 marzo 2013

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