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Luis Sepùlveda, ”L’amicizia è il valore fondamentale della mia vita”

Se si volesse sintetizzare in poche parole l'incontro che ieri sera ha visto protagonista alla Triennale di Milano Luis Sepùlveda, la definizione corretta sarebbe una grande festa. C'era l'entusiasmo del pubblico che è giunto numeroso ad assistere alla presentazione del nuovo libro dello scrittore, ''Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico''...
Al via ieri sera BookCity Milano, con lo scrittore cileno Luis Sepùlveda che intervistato dal giornalista Bruno Arpaia ha parlato di amicizia, non solo tema portante del suo ultimo libro, ma valore fondamentale di tutto il suo percorso di vita

MILANO – Se si volesse sintetizzare in poche parole l’incontro che ieri sera ha visto protagonista alla Triennale di Milano Luis Sepùlveda, la definizione corretta sarebbe una grande festa. C’era l’entusiasmo del pubblico che è giunto numeroso ad assistere alla presentazione del nuovo libro dello scrittore, “Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico”; c’era quel vecchio lupo del mondo editoriale – come l’ha definito Sepùlveda – Luigi Brioschi, il presidente di Guanda, che insieme al suo staff ha sostenuto il suo autore con il calore che si addice ad un vecchio amico; c’era il giornalista Bruno Arpaia, che più che intervistare, ha voluto conversare piacevolmente con un amico, tra una battuta e l’altra, per riconfermare nuovamente un sodalizio che dura da vent’anni. Per i presenti ieri sera ad uno degli appuntamenti di apertura di BookCity Milano è apparso subito chiaro che l’amicizia per Sepùlveda non è solo il tema portante del suo nuovo libro, ma un vero stile di vita, che coinvolge e rende complice chiunque lo incontri.

UNA NUOVA FAVOLA
– Come ha giustamente sottolineato il presidente e direttore editoriale di Guanda Luigi Brioschi, “Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico” viene pubblicato 16 anni dopo “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, la favola che aveva definitivamente consacrato Luis Sepùlveda come uno degli autori sudamericani più apprezzati nel panorama internazionale. E’ un testo meditato quindi, che non sfrutta il successo editoriale a fini commerciali, ma si è sedimentato nell’animo dello scrittore, finché i suoi personaggi non hanno acquistato una forza così dirompente da costringerlo a scrivere. E’ nata così la storia di Max, Mix e Mex, un ragazzo, un gatto e un topo, uniti – malgrado le differenze – da un’amicizia speciale.

L’AMICIZIA
– “Per me l’amicizia è un valore fondamentale”. Così risponde Sepùlveda al nipotino Daniel, 10 anni, che durante una festa, alla quale sono presenti numerose persone, chiede al nonno per quale motivo ami così tanto i suoi amici. “E’ straordinario – continua lo scrittore – quando ci si conosce, ci si avvicina a poco a poco iniziando a condividere insieme esperienze, gioie e dolori della vita. Per coltivare un rapporto ci vuole costanza e dedizione, ci vuole tempo. Si può dire che si sia diventati veramente amici quando l’io lascia il posto al noi, a quel poderoso e incredibile noi, che vuol dire condivisione e comunione: è la base della collettività”.

SCRIVERE PER BAMBINI
– “Una volta Milan Kundera disse: ‘Preferisco libri scorrevoli e veloci alla lettura, ma che una volta conclusi lascino dietro di sé una scia densa di significato’. Ecco questo sei tu: i tuoi libri scorrono via, senza ambiguità e con incredibile leggerezza”. Bruno Arpaia sintetizza bene la tecnica narrativa di Sepùlveda e cerca di scoprire quali differenze abbia riscontrato lo scrittore nel rivolgersi al mondo dell’infanzia. “Quando scrissi “Storia di una gabbianella”, il mio metro di giudizio erano i miei figli”, risponde Sepulveda. “Tutti i pomeriggi si incontravano con i loro amici per leggere e commentare quello che scrivevo e non usavano riserve nel dirmi che era troppo difficile o poco credibile per un bambino leggere quello che scrivevo”. Sepùlveda capisce molto presto che il mondo dell’infanzia è un pubblico molto esigente, che non ama le ambiguità, ma vuole un linguaggio diretto e facilmente comprensibile. “Quando ho finito questa nuova storia ho chiesto a mio figlio Max di darmi un parere e benché fosse passato molto tempo da quelle sessioni di lettura, mi ha detto: ‘Questo sì che si capisce, è convincente’. Che sollievo!”.

IL SENSO DELLA COLLETTIVITA’ – “Quando gli amici sono uniti, non possono essere sconfitti”. E’ questa una delle massime sull’amicizia contenute nel testo e che racchiudono in un istante il senso dell’amicizia tra Mix e Mex, il gatto e il topo. Questo motto, che sembra riecheggiare il noto ritornello di una delle canzoni simbolo della lotta per la democrazia in Cile (El pueblo unido jamás será vencido), racchiude il senso della collettività, formatosi in Sepùlveda durante gli anni della dittatura, una vera scuola di vita. “Sono cresciuto con un forte senso della collettività. Durante le vacanze scolastiche – ero poco più che un ragazzo – non eravamo soliti andare al mare, ma partecipavamo tutti alle giornate del lavoro sociale. Quando tornavamo a Santiago avevamo la sensazione di aver costruito qualcosa per la società, ma soprattutto per noi: ci sentivamo bene”. Per Sepùlveda quello che manca oggi è un modo di pensare che sia collettivo, un’etica del comportamento sociale.

16 novembre 2012

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