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Luigi La Rosa, ”Siamo essenzialmente frutto dei luoghi, gli spazi ci formano e ci deformano, le memorie di questi spazi ci abitano e disegnano potentemente il nostro immaginario”

Luigi La Rosa, messinese, è scrittore, editor, giornalista e docente di scrittura creativa...

Luigi La Rosa, messinese, è scrittore, editor, giornalista e docente di scrittura creativa.

 

Luigi, sulla tua passione per Parigi − un innamoramento, direi − abbiamo dialogato diverse volte. Anche passeggiando per Parigi, qualche anno fa. E adesso, fresco di stampa, è arrivato il libro che costituisce forse il primo frutto di questo innamoramento: Solo a Parigi e non altrove. Una guida sentimentale (edito da Ad est dell’Equatore). Cos’è una guida sentimentale?

Una guida sentimentale è anzitutto la mappatura di un percorso del cuore, un cammino all’interno delle storie del luogo, delle sue vicende, delle sue testimonianze, ma soprattutto delle sue suggestioni. È questo il potere della scrittura, catturare suggestioni e tramutarle in racconto. Ed è questo che ho cercato di fare con la mia piccola guida sentimentale.

 

Che rapporto c’è, per te, tra i luoghi che abitiamo e la creatività che esprimiamo? Pensa − per gioco − a un autore che ami particolarmente e prova a calarlo in un contesto geografico diverso dal suo: riesci a immaginarlo autore delle stesse opere?

No, non saprei assolutamente immaginarlo. Diceva il mio professore di Storia della letteratura italiana all’università di Messina che Giacomo Leopardi è anche, in parte, frutto del latte bevuto col biberon. E questa affermazione ha una sua intima verità: siamo essenzialmente frutto dei luoghi, gli spazi ci formano e ci deformano, le memorie di questi spazi ci abitano e disegnano potentemente il nostro immaginario, sia che ne siamo coscienti, sia che non ce ne rendiamo conto. Le nostre scelte sono insieme prodotto della nostra sensibilità, della nostra cultura, ma pure del mondo da cui proveniamo e in cui abbiamo imparato ad osservare e amare le cose che ci circondano. Rompere con questo mondo è difficilissimo, ed è anch’essa una presa di posizione possibile. Ma gli strascichi sono comunque lunghi e spesso dolorosi.

 

Pensi di scrivere altre guide sentimentali, dedicate ad altre città (o ad altri posti dell’anima)?

Nonostante il mio legame più forte e autentico sia con Parigi – città che riconosco come LA CITTÀ della mia vita per eccellenza – mi sto spesso interrogando su questa possibilità. Ci sono pure altre città che, seppure in maniera meno incisiva o differente, sono entrate in qualche modo nella mia vita e nella mia storia di uomo e scrittore. Ad esempio Roma, altra città del cuore, che amo particolarmente e dove ho passato i primi dodici anni della mia vita, dopo il trasferimento dalla Sicilia e l’uscita dei miei primi libri. Penserei poi a Taormina, un vero e proprio microcosmo di fenomeni e movimenti culturali, un luogo che conosciamo poco anche noi siciliani. Ma che da sempre è al centro di un turismo internazionale colto, fatto di viaggiatori, artisti e intellettuali, soprattutto inglesi e tedeschi. Sì, credo che sarebbero più d’una le città da indagare dal punto di vista di una possibile cronaca sentimentale.

 

Hai un sogno, come scrittore? Tanto per fare i primi esempi che mi vengono in mente: scrivere un romanzo che poi diventa un film girato da un grande regista? Oppure vincere il premio Strega?

Il mio sogno è quello di riuscire a vivere, interamente, con la scrittura. Talvolta sono costretto ad abbandonare Parigi per lunghi periodi, a causa del bisogno di lavorare, di sopravvivere come tutti. È vero che vivo occupandomi comunque di laboratori di scrittura – quindi svolgendo un mestiere non troppo lontano dalla mia passione, un mestiere che adoro – tuttavia si tratta comunque di strappi dolorosi, che mi fanno provare distacco e nostalgie. Ecco, se dovessi dire la verità, il sogno più grande sarebbe questo: riuscire a sopravvivere stabilmente a Parigi occupandomi solo dei miei romanzi, e viaggiando semmai per piacere o per gli affetti lontani. Tutto il resto verrebbe da sé.

 

Due battute su fasti e nefasti dell’editoria italiana vista?

I fasti sono legati al fatto che, nonostante la crisi dei giorni nostri, nonostante le difficoltà a pubblicare che riguardano più o meno tutti, editori piccoli e medi, dotati di talento imprenditoriale e capacità di analisi, riescono comunque a far giungere in libreria anche prodotti non troppo omologati o piegati al mercato. Sono insomma disposti a rischiare pur di affermare il lavoro di un libro in cui hanno creduto o che li ha innamorati. Nefaste sono state talvolta le risposte ambigue che il libro ha incontrato proprio a causa della sua natura piuttosto ibrida: una narrazione che è insieme saggio e romanzo, che parla della mia vita, dei miei amori, ma che fonde ad essi le vicende di altre vite eccellenti e insieme la cronaca culturale e artistica degli ultimi due secoli a Parigi. Tutto questo confondeva non poco, perché purtroppo, specialmente in Italia, si ragiona ancora per comparti separati o per luoghi comuni difficili a morire, come l’egemonia del romanzo.

 

Progetti per il futuro?

Sto lavorando a un romanzo complesso, impegnativo, che riguarda la vita del pittore impressionista francese Gustave Caillebotte. E poi c’è in cantiere un nuovo libro legato alla figura tragica e poetica di Vincenzo Bellini e di un suo amore segreto. E un e-book di articoli sui luoghi parigini in uscita a marzo sul mercato anglosassone. Ma sono lavori ampi, faticosi, e ci vorrà tempo e pazienza.

 

Grazie per il tuo tempo e le tue risposte.

Grazie a te e ai lettori.

Rosalia Messina

1 novembre 2014

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