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”L’uccello del malaugurio” e le fortune letterarie di Camilla Läckberg

In esclusiva per Libreriamo, il giudice scandinavista Alessandro Centonze racconta i segreti della letteratura nordica. Centonze parla dell'autrice svedese Camilla Läckberg e approfondisce i misteri dietro al suo ultimo romanzo 'L'uccello del malaugurio', edito in Italia da Marsilio...

Di Camilla Läckberg, il cui nome completo è Jean Edith Camilla Läckberg Eriksson, sono stati pubblicati, presso la Casa editrice Marsilio di Venezia, tre romanzi, intitolati “La principessa di ghiaccio”, “Il predicatore”, “Lo scalpellino” e "L’uccello del malaugurio". Questi romanzi di ambientazione svedese, che appartengono al filone letterario del giallo nordico, hanno avuto in Italia un grande successo di pubblico, analogo a quello ottenuto in Europa, dove i libri della Läckberg hanno venduto milioni di copie, rendendola l’autrice di maggiore successo dopo Henning Mankell e Stieg Larsson.

I quattro romanzi di Camilla Läckberg, pubblicati in Italia da Marsilio, danno vita una saga narrativa incentrata su una coppia composta da Erika Falck e Patrick Hedström – la prima una giovane scrittrice di successo, il secondo un vicecommissario della stazione di polizia di Tanumshede – e ambientata nella cittadina di Fjällbacka, che è una località turistica marittima molto amata dagli svedesi situata nella parte sud-occidentale della Svezia. Tutti i romanzi della Läckberg pubblicati in Italia, oltre a essere incentrati sulla stessa coppia di protagonisti e su alcuni personaggi minori particolarmente riusciti, seguono uno schema narrativo consolidato, sulla cui falsariga si pone anche “L’uccello del malaugurio” che nel nostro Paese ha superato i precedenti successi editoriali dell’Autrice, collocandosi ai primi posti della classifica dei libri più venduti in Italia per diverse settimane.

In questo quarto capitolo della saga, Camila Lackberg descrive tre segmenti narrativi che seguono un percorso parallelo sia logicamente che cronologicamente, rappresentati dalle vicende sentimentali di Erica Falck e Patrick Hedström, che hanno avuto origine nel primo capitolo del ciclo intitolato “La principessa di ghiaccio”, a cui è da poco nata la loro prima figlia Maja; dalle indagini sul misterioso incidente stradale a seguito del quale periva Marit Kaspersen, apparentemente avvenuto per il suo stato di ubriachezza, riscontrato durante il primo sopralluogo degli investigatori nonostante fosse conosciuta da tutti i cittadini di Fjällbacka come astemia; dall’arrivo di una troupe televisiva che seguirà le riprese di un reality show intitolato Fucking tanum ambientato nel vicino paese di Tanumshede, dove ha sede la stazione di polizia di Patrick Hedström, che si rivelerà un’occasione per dare visibilità alla comunità e aumentare i flussi turistici, ma che finirà per intersecarsi inaspettatamente con la vicenda dell’anomalo decesso di Marit Kaspersen.

Le indagini sulla morte di Marit Kaspersen, dunque, costituiscono il segmento narrativo centrale de “L’uccello del malaugurio” e si sviluppano attorno a un dubbio che si fa strada in Patrick Hedström fin dalle prime pagine del romanzo, costituito dal fatto che la vittima di quello che sembrerebbe un banale incidente stradale causato dall’abuso di alcolici non beveva. Da questo spunto iniziale si dipana una fitta trama investigativa che fa scoprire a Patrick Hedström che, nel recente passato, si erano verificati alcuni casi – che erano rimasti irrisolti – che presentavano delle peculiari analogie con quello oggetto della sua attenzione investigativa, che sembrano uniti da un filo conduttore apparentemente impercettibile, collegato all’abuso di alcolici, il cui disvelarsi aprirà terribili scenari familiari.

Nel corso delle indagini sulla morte di Marit Kaspersen, la narrazione assume toni sempre più drammatici, rappresentati attraverso il resoconto claustrofobico di una vicenda avvenuta diversi anni prima, descritta con un racconto a incastri cronologici, dove le due vicende procedono in parallelo senza mai incrociarsi. Alla fine del romanzo, questo gioco di incastri narrativi fornisce al lettore tutte le spiegazioni necessarie a comprendere le ragioni degli omicidi compiuti e i turbamenti psichici che li hanno provocati, facendoci infine comprendere chi è “l’uccello del malaugurio”.  

“L’uccello del malaugurio”, più dei precedenti capitoli della saga romanzesca di Erica Falck e Patrick Hedström, ruota attorno ai turbamenti psichici che hanno determinato il crescendo criminale che ha portato alla commissione dei delitti indagati dai componenti della stazione di polizia di Tanumshede, attraverso un percorso narrativo che presenta evidenti similitudini con la favola di Hänsel e Gretel dei fratelli Grimm, sulle cui atmosfere l’Autrice, fin dalle pagine iniziali del suo racconto, si sofferma con particolare abilità descrittiva. Queste assonanze letterarie, a ben vedere, appaiono evidenti sia nella tragica dimensione familiare del romanzo nella quale la Läckberg immerge i lettori sia nei riferimenti all’ambientazione boschiva – eppure claustrofobica – che caratterizza il resoconto per scansioni cronologiche progressive attraverso cui l’Autrice fornisce la chiave di lettura indispensabile per chiarire la trama giallistica del suo racconto.

Per queste ragioni, il quarto episodio della saga narrativa di Erica Falck e Patrick Hedström, nel suo appassionante articolarsi, assume toni più claustrofobici del capitolo precedente, che lo collocano al livello de “Il predicatore” che, a tutt’oggi, è probabilmente il più riuscito tra i romanzi di Camilla Läckberg pubblicati in Italia dalla Casa editrice Marsilio di Venezia. Si fornisce, in particolare, una ricostruzione della morte di Marit Kaspersen e dei delitti che vi risultano collegati attraverso un resoconto che procede per scansioni cronologiche progressive – con una tecnica narrativa che costituisce una cifra stilistica inconfondibile della nostra Autrice e che è presente in tutti e quattro i romanzi di questo ciclo – fornendo alla fine di esso le spiegazioni necessarie a comprendere il movente degli omicidi scoperti nel corso del romanzo e confermando la correttezza dell’intuizione investigativa iniziale di Patrick Hedström.  

Non è facile individuare le ragioni della fortuna editoriale di questa saga romanzesca, anche se ritengo che il successo di Camilla Läckberg sia principalmente dovuto alla sua capacità di raccontare storie che, con un crescendo inaspettato, finiscono per assumere toni gotici che richiamano i racconti di Edgar Allan Poe, con una mirabile tensione narrativa. I romanzi della Lackberg, del resto, solo apparentemente possono essere confinati in una dimensione esclusivamente noir, come ci viene confermato dai richiami alle atmosfere favolistiche dei fratelli Grimm sulle quali ci si è già soffermati nel descrivere il percorso narrativo attraverso il quale si giunge all’individuazione dei responsabili dei delitti indagati dai componenti della stazione di polizia di Tanumshede.

Questa tensione, che discende dal disvelamento graduale dei turbamenti psichici dell’autore dei delitti investigati da Patrick Hedström, immerge il lettore in un mondo di emozioni tenebrose, dove l’assassinio è causato dal buio dell’anima di chi lo commette. Da qui, il riferimento al mondo narrativo di Edgar Allan Poe per descrivere il disagio interiore dei personaggi raccontati da Camilla Läckberg, le cui azioni sono il frutto del “terrore dell’anima”, secondo la nota definizione di Baudelaire dei racconti di Poe.

Ed è proprio questa la caratteristica principale delle trame elaborate da Camilla Läckberg, perché il “terrore dell’anima” dei suoi protagonisti, che esplode alla fine del racconto, inizialmente costituisce uno sfondo invisibile rispetto alla quiete di Fjällbacka, tanto amata dagli svedesi proprio per le sue atmosfere serene. Questa quiete, prima dell’esplosione finale, si coglie anche nei passaggi che portano Patrick Hedström a chiudere le sue indagini che si succedono senza strappi apparenti, in un percorso dove sembra non succedere nulla e dove la calma dell’investigatore è il frutto di un modo di procedere razionale e mai empatico, che molto deve al Martin Beck di Per Walöö e Maj Siöwall.

E’ questo il mondo narrativo di Camilla Läckberg, che l’uscita de “L’uccello del malaugurio” ci ha fatto ulteriormente conoscere, facendoci apprezzare quelle atmosfere gotiche che hanno fatto di questa Autrice la più famosa rappresentante femminile del giallo nordico. 

 

4 dicembre 2012

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