Il libro “La fatica di diventare grandi” di Marco Aime e Gustavo Pietropolli Charmet esplora un tema centrale nel panorama contemporaneo: la progressiva trasformazione del rapporto tra genitori e figli, un cambiamento che riflette profondi mutamenti sociali e culturali.
In un’epoca in cui le tradizionali gerarchie sembrano sbiadire, i conflitti generazionali, un tempo fondamento del processo di crescita e definizione dell’identità, appaiono sempre più diluiti.
Genitori e figli, che un tempo occupavano posizioni nettamente distinte all’interno della famiglia e della società, si trovano oggi a condividere un terreno comune, caratterizzato da una maggiore complicità e una sempre più diffusa parità.
Il libro analizza questo fenomeno attraverso la lente della “famiglia allungata”, un concetto che sostituisce la tradizionale idea di famiglia allargata. In questa nuova realtà, la vicinanza tra le generazioni non si limita più a una questione di spazio fisico, ma si estende ai comportamenti e al modo di interpretare il mondo. Tuttavia, questo apparente avvicinamento nasconde una questione cruciale: la perdita di quei riti di passaggio che, fino a poco tempo fa, scandivano le tappe fondamentali della crescita personale e sociale.
Le tradizioni come la leva militare, il fidanzamento formale, e altre tappe rituali che segnavano l’ingresso nell’età adulta, sono ora considerate obsolete. La conseguenza è una sorta di “indeterminatezza” nella definizione dei ruoli e delle identità. Questo fenomeno non solo riduce l’autorità genitoriale, ma priva i giovani di riferimenti solidi necessari per costruire la propria identità, spesso portando a un senso di smarrimento.
Il libro “La fatica di diventare grandi”
Sinossi del libro
Nella materia liquida di questo tempo che indebolisce ogni gerarchia, i conflitti tra le generazioni sembrano passati di moda. Genitori e figli si trovano vicini all’improvviso, tanto nei comportamenti quanto nel modo di guardare il mondo, in famiglie che, invece di essere allargate, sono “allungate”.
Al posto del classico rapporto di subalternità, compare cosi una condizione più complice e paritaria, che in alcuni casi si trasforma in vera e propria amicizia. Un fatto all’apparenza positivo, ma che nasconde una questione cruciale: non è sulla frattura condivisa tra giovani e adulti che si struttura l’identità?
In questo libro Marco Aime e Gustavo Pietropolli Charmet affrontano la progressiva svalutazione di quei riti di passaggio, come la leva militare o il fidanzamento, che scandivano fino a ieri lo sviluppo del nostro ruolo sociale, e le sue conseguenze. Perché, se l’autorità dei genitori tende all’estinzione, la scuola perde d’importanza e l’ingresso nel mondo.
Gioventù e conflitti nella società contemporanea
La realtà odierna offre numerosi esempi che riflettono i temi trattati nel libro di Aime e Pietropolli Charmet. Il recente accoltellamento di un ragazzo di 19 anni, avvenuto nella notte tra venerdì 9 e sabato 10 agosto davanti a uno stabilimento balneare di Porta Nuova, ne è un tragico esempio. Questo episodio, che ha visto il giovane trasportato in ospedale con ferite all’addome, si inserisce in un contesto più ampio di episodi di violenza giovanile che sembrano essere sempre più frequenti.
Questi atti di violenza possono essere letti come un sintomo della crisi identitaria che affligge le nuove generazioni, prive di quei riferimenti solidi che un tempo guidavano la transizione verso l’età adulta. La mancanza di conflitti generazionali costruttivi, di cui parlano Aime e Pietropolli Charmet, potrebbe contribuire a un’incapacità dei giovani di gestire adeguatamente le proprie emozioni e conflitti, sfociando così in episodi di violenza incontrollata.
In una società dove l’autorità genitoriale è sempre più debole e la scuola perde il suo ruolo centrale, i giovani si trovano spesso a dover affrontare la complessità del mondo senza strumenti adeguati. La violenza giovanile, come quella vista nel caso del 19enne accoltellato, potrebbe essere interpretata come una reazione estrema a questo vuoto di significato e struttura.
In questo contesto di crescente insicurezza, emerge la necessità di rafforzare le misure di sicurezza nelle città.
A Pescara, come in altre città italiane, l’istituzione delle UOPI (Unità Operative di Pronto Intervento) rappresenta una risposta concreta e necessaria per affrontare la crescente violenza giovanile e garantire la sicurezza pubblica.
Le UOPI, specializzate nell’intervento rapido e nella gestione delle situazioni di emergenza, possono svolgere un ruolo fondamentale nella prevenzione di episodi violenti e nella protezione dei cittadini.
La loro presenza visibile e pronta a intervenire potrebbe non solo dissuadere potenziali atti di violenza, ma anche ristabilire un senso di sicurezza nella comunità.
In una città come Pescara, dove gli episodi di criminalità sembrano aumentare, l’istituzione delle UOPI non è solo auspicabile, ma essenziale per garantire che le strade rimangano sicure per tutti, giovani e adulti.
In conclusione, “La fatica di diventare grandi” offre una prospettiva illuminante sulla crisi delle identità giovanili e sulla necessità di riscoprire i riti di passaggio e i conflitti generazionali come momenti fondamentali per la crescita personale. Nel contesto attuale, caratterizzato da episodi di violenza e disorientamento, questo libro si rivela di grande attualità e importanza, invitando a riflettere su come possiamo meglio accompagnare le nuove generazioni nel loro cammino verso l’età adulta. Contestualmente, è fondamentale riconoscere l’importanza di rafforzare le misure di sicurezza attraverso l’istituzione delle UOPI a Pescara, per garantire un ambiente sicuro e protetto in cui i giovani possano crescere e svilupparsi.