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I 5 libri sulle donne che tutti dovremmo leggere una volta nella vita

Sul percorso verso l'emancipazione, sui diritti ancora negati, sulla parità di genere... ecco i 5 libri sulle donne che tutti dovremmo leggere una volta nella vita.

In occasione della Giornata Internazionale della donna, ecco 5 libri sulle donne che ciascuno di noi, donne e uomini, dovremmo leggere almeno una volta nella vita per riflettere su temi quali diritti, libertà e parità di genere.

I 5 libri sulle donne da leggere almeno una volta nella vita

Leggere Lolita a Teheran” di Azar Nafisi

“Leggere Lolita a Teheran” è ormai un classico della saggistica mondiale. Un libro che, raccontando l’Iran e la sua rivoluzione islamica, ci parla di donne, diritti e di come la letteratura abbia il potere di cambiare le cose.

Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze barbare, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi nell’impresa di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, una delle più temibili incarnazioni del Satana occidentale: la letteratura.

È stata così costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero efficaci per gli studenti e, al tempo stesso, innocui per i loro occhiuti sorveglianti. Il risultato è un libro che, oltre a essere un atto d’amore per la letteratura, è anche una beffa giocata a chiunque tenti di proibirla.

Dovremmo essere tutti femministi” di Amanda Ngozi Adichie

Tra i libri sulle donne consigliati, questo libretto raccoglie la preziosa testimonianza di Amanda Ngozi Adichie, giovane scrittrice nigeriana che, nello spiegare cosa significa essere donne nel mondo contemporaneo, ci ricorda perché dovremmo essere tutti femministi.

Attingendo in grande misura dalle proprie esperienze e riflessioni sull’attualità, Adichie presenta qui un’eccezionale indagine d’autore su ciò che significa essere una donna oggi, un appello di grande attualità sulle ragioni per cui dovremmo essere tutti femministi.

In un contesto in cui il femminismo era considerato un ingombrante retaggio del secolo scorso, la posizione di Adichie ha cambiato i termini della questione.

Parole d’altro genere” di Vera Gheno

Per secoli le donne hanno nascosto le proprie parole dietro a pseudonimi o non le hanno pubblicate affatto, affidandole ai posteri. Lo testimonia la presenza delle scrittrici nelle antologie scolastiche di oggi, ridotta, per dirla coi codici cromatici cari alla tradizione, a una sfumatura rosa su un cielo tutto azzurro.

Lo abbiamo considerato naturale, magari anche giusto (non sarà che le donne scrivono peggio degli uomini?), eppure, se guardiamo sotto il pelo dell’acqua, scopriamo che il sommerso, ovvero le parole che le donne non hanno mai smesso di scrivere, ha cambiato il mondo, con la bellezza dirompente della letteratura.

Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più” di Michela Murgia

Ecco un altro dei libri sulle donne che risulta oggi indispensabile non solo per le donne. Quello di Michela Murgia è un saggio che riflette sul legame fra linguaggio e diritti.

Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva. Se si è donne, in Italia si muore anche di linguaggio.

È una morte civile, ma non per questo fa meno male. È con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse.

Per ogni dislivello di diritti che le donne subiscono a causa del maschilismo esiste un impianto verbale che lo sostiene e lo giustifica. Accade ogni volta che rifiutano di chiamarvi avvocata, sindaca o architetta perché altrimenti «dovremmo dire anche farmacisto». Succede quando fate un bel lavoro, ma vi chiedono prima se siete mamma.

Quando siete le uniche di cui non si pronuncia mai il cognome, se non con un articolo determinativo davanti. Quando si mettono a spiegarvi qualcosa che sapete già perfettamente, quando vi dicono di calmarvi, di farvi una risata, di smetterla di spaventare gli uomini con le vostre opinioni, di sorridere piuttosto, e soprattutto di star zitta.

Le bambine non esistono” di Ukmina Manoori

Insieme a tutti questi saggi, tra i libri sulle donne da leggere ci teniamo a suggerirvi anche un romanzo che, tratto da una struggente storia vera, ci ricorda quanto sia preziosa la libertà.

Nonostante sia cresciuta sui monti afgani al confine con il Pakistan, in una zona molto tradizionalista, Ukmina sin da piccola va in bicicletta, gioca a pallone, si sposta da sola per le commissioni, parla da pari con gli uomini del suo villaggio.

Il motivo per cui può farlo è perché Ukmina non esiste. È un fantasma. Undicesima dopo sette femmine e tre maschi morti in fasce, quando ha compiuto un anno suo padre ha capito che ce l’avrebbe fatta e ha sentenziato: «Tu sarai un maschio, figlia mia».

È un’usanza diffusa in Afghanistan, tollerata anche dai mullah: una famiglia senza figli maschi, può crescere una bambina come fosse un bambino. Per salvare l’onore e scongiurare la malasorte sui figli futuri.

Malasorte che consiste nell’avere figlie femmine. Vengono chiamate bacha posh, “bambine vestite da maschio”, e sono tantissime. In virtù di un semplice cambio di abiti, Ukmina ha avuto tutta la libertà riservata agli uomini. E ha compreso fino in fondo quale prigionia sia nascere donna nel suo Paese.

Così, al raggiungimento della pubertà, quando l’usanza impone alle bacha posh di mettere il velo, sposarsi e fare figli, Ukmina si ribella. Come potrebbe, di punto in bianco, seppellirsi tra quattro mura e ricevere ordini da un marito? Sa di dover pagare con pezzi della propria anima ogni giorno di libertà, ma sa anche che ne vale la pena.

Sa che solo rimanendo uomo, libero e con diritto di parola, può aiutare le donne affinché non debbano nascondersi, sotto un burqa o in abiti maschili, per esistere.

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