4 libri sull’empatia da leggere assolutamente per stare meglio

27 Maggio 2025

Scopri i romanzi che ascoltano: 4 storie coinvolgenti che esplorano l’empatia e il potere delle emozioni.

4 libri sull'empatia da leggere assolutamente per stare meglio

L’empatia non è solo un sentimento: è una lente. È lo sguardo che si allunga oltre il proprio confine, un silenzioso “ti vedo” rivolto a chi è invisibile, incompreso, distante. Nei romanzi più intensi, l’empatia si manifesta come gesto letterario: un personaggio ci parla e noi, improvvisamente, ascoltiamo davvero.

Esistono libri che riescono in questa magia: trasformano il disagio in dialogo, la diversità in rispecchiamento. In un mondo che fatica a comunicare, questi romanzi sono piccoli esercizi di attenzione, storie che sanno farsi carezza o scossa. Abbiamo scelto quattro titoli che, ognuno a modo suo, rendono l’empatia non solo il centro della narrazione, ma anche la sua più grande forza

Romanzi che ascoltano: 4 libri sull’empatia che dovresti leggere

Leggere questi romanzi è come sedersi accanto a qualcuno e restare in silenzio, senza pretendere di avere risposte. Sono storie che ci insegnano che l’empatia non è un’abilità innata, ma una scelta continua: quella di ascoltare senza interrompere, guardare senza invadere, accogliere senza trasformare.

E se è vero che i libri migliori sono quelli che ci cambiano, allora questi quattro romanzi sono veri e propri atti di trasformazione. Perché ci fanno entrare, in punta di piedi, in vite altrui. E, una volta usciti, siamo un po’ meno noi. E molto di più umani.

Le persone che parlano con i peluche sono gentili di Ao Ōmae

C’è un momento nella vita in cui la fragilità non si può più mascherare. Ed è proprio lì, nel cuore delle nostre incertezze, che si apre la porta di questo libro: uno spazio piccolo e gentile, in cui i peluche non sono solo oggetti d’infanzia ma veri alleati emotivi. Ao Ōmae ci conduce in un Giappone contemporaneo fatto di ansie sottili, rigidità sociali e desideri repressi, e lo fa con una scrittura limpida, profondamente empatica, mai pietistica.

Nanamori e Mugito, due studenti universitari feriti e impacciati, trovano rifugio in un insolito club dove è normale parlare con i pupazzi. Ma sotto questa premessa dolcemente surreale si nasconde un’osservazione acuta: il bisogno di sentirsi visti, accolti, legittimati a esistere per come si è. La narrazione segue con grazia il loro avvicinarsi lento, fatto di timide conversazioni, imbarazzi e rivelazioni che spezzano le gabbie dei ruoli di genere e delle aspettative. In un Paese dove il conformismo può diventare solitudine, Ōmae lascia spazio a una nuova grammatica dell’intimità.

Il risultato è un racconto disarmante nella sua semplicità, ma capace di affondare nel cuore del lettore come un ago nella seta. Con la stessa grazia con cui si abbraccia un peluche, Ao Ōmae parla di sesso, identità, isolamento e amore queer, ma senza mai dichiararlo a voce alta: lascia che siano i gesti, gli sguardi, e le parole sussurrate a farlo.

In Giappone esistono davvero “cuddle cafés” e spazi in cui è possibile parlare con peluche o animali imbalsamati come forma di terapia emotiva. Ao Ōmae prende ispirazione da queste realtà per costruire un romanzo che è insieme rifugio e rivoluzione silenziosa, in cui il contatto umano passa prima dal coraggio di parlare a un pupazzo.

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon

Un giallo inconsueto, scritto con la voce lucida e spiazzante di Christopher, un ragazzo neurodivergente che decide di indagare sulla misteriosa morte del cane Wellington, ucciso con un forcone. Ma il romanzo di Haddon è molto più di un’indagine: è un’immersione in una mente che funziona secondo logiche diverse, dove l’ordine dei numeri primi rassicura più degli abbracci, e dove le emozioni degli altri sono un codice difficile da decifrare.

Christopher ci racconta il mondo con precisione matematica, ma è il lettore a dover fare lo sforzo emotivo. Non è lui a doversi spiegare: siamo noi che impariamo a leggere attraverso i suoi occhi. Il risultato? Una narrazione che ci obbliga a sospendere i filtri abituali e ad accettare l’inadeguatezza come condizione umana condivisa. L’empatia, qui, non è un sentimento passivo: è un atto attivo, che richiede attenzione, sospensione del giudizio, e umiltà.

L’eleganza del riccio di Muriel Barbery

Due donne, due mondi apparentemente inconciliabili. Renée, portinaia cinquantaduenne autodidatta e coltissima, nasconde la sua intelligenza dietro una maschera di banalità. Paloma, dodicenne brillante e disillusa, si sente intrappolata in una famiglia borghese che disprezza. Si incontrano nello stesso palazzo parigino, e il loro legame diventa il centro silenzioso di un romanzo sulla bellezza nascosta, sull’identità celata, sull’arte di guardare oltre.

Barbery scrive con delicatezza e intelligenza, offrendo due voci memorabili che si rivelano poco a poco, come fiori chiusi che si aprono solo al calore dello sguardo giusto. L’eleganza del riccio è una celebrazione dell’empatia che nasce senza clamore: non quella che salva il mondo, ma quella che salva la giornata. L’empatia come gesto di resistenza quotidiana, contro un mondo che semplifica e classifica.

Quel che affidiamo al vento di Laura Imai Messina

Un telefono immerso in un giardino, che non funziona, ma permette di dire l’indicibile. Esiste davvero, in Giappone, ed è lì che si dirige Yui, protagonista silenziosa e sofferente, dopo aver perso madre e figlia nel terremoto. Accanto a lei, tante altre persone che usano quel telefono per parlare con chi non c’è più. Da questo punto, Laura Imai Messina costruisce un romanzo lieve e struggente, che racconta come si sopravvive al dolore e come il lutto possa diventare un ponte, non solo un abisso.

In Quel che affidiamo al vento, l’empatia è legata al tempo e alla memoria. È la voce rotta di chi non ha più nessuno a cui parlare, eppure sceglie di raccontare. È la condivisione di un dolore che non si risolve, ma si abita. È il rispetto per le forme dell’elaborazione individuale, senza forzature né giudizi. Un libro che non consola, ma accompagna.

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