Sei qui: Home » Libri » 3 libri di poesia che devi assolutamente leggere questa estate

3 libri di poesia che devi assolutamente leggere questa estate

Scopri 3 libri di poesia imperdibili: raccolte poetiche da leggere questa estate per lasciarsi ispirare dalla bellezza della poesia.

I libri di poesia e la poesia stessa è uno di quegli spazi della letteratura che intimorisce e affascina al tempo stesso. Molti la associano ai versi scolastici imparati a memoria, ad autori “difficili”, a parole che sembrano sfuggire alla comprensione logica. Eppure, leggere poesia è come guardare il mondo attraverso una lente più intensa: ogni verso è una possibilità, ogni pausa un invito a sentire. La poesia non chiede spiegazioni, ma attenzione. E forse anche silenzio.

In un momento storico in cui tutto corre e si consuma velocemente, la poesia offre un tempo sospeso, un rifugio e uno specchio. Per questo motivo, oggi più che mai, leggere raccolte poetiche, classiche o contemporanee,  e accompagnarle con saggi che ne svelano il senso e la potenza diventa un gesto rivoluzionario. Che tu sia un lettore appassionato, uno spirito inquieto, o qualcuno in cerca di parole che curano e rivelano, qui troverai consigli di lettura per (ri)scoprire la bellezza dei versi.

3 libri di poesia che dovresti assolutamente leggere in estate

Leggere poesia è un esercizio di libertà. Non serve capirla subito, né incasellarla in un significato unico. A volte basta lasciarsi attraversare dalle immagini, dal ritmo, dalla voce dell’autore o dell’autrice. Le raccolte poetiche consigliate in questo articolo, così come i saggi suggeriti,  non vogliono insegnare a leggere la poesia come si fa a scuola, ma invitare a viverla. A farne esperienza. Perché la poesia non si spiega: si sente. E quando accade, cambia qualcosa in noi. Anche solo per un istante.

C’è un’altra

Con C’è un’altra! Carola Susani esordisce nella poesia con una raccolta inaspettata e affilata, che si muove leggera tra desiderio e disincanto, memoria e visione, sfiorando i nervi vivi dell’esperienza con un tono insieme colloquiale e folgorante. Divisa in tre sezioni, Sonno, l’Ospite, Trionfi, questa raccolta è una sorta di viaggio emotivo che attraversa i paesaggi dell’amore, dell’amicizia, della perdita e della meraviglia.

Nella prima sezione, Sonno, l’amore è visto come intermittenza e delirio, sogno e risveglio, desiderio e svanimento. Non c’è spazio per sentimentalismi, ma per una lucidità tenera e inquieta: «L’amore è un a parte, un sorriso disturbato nella scena del mondo». Le poesie di Susani sanno trattare la materia incandescente del cuore con la stessa grazia con cui si affronta un sogno dimenticato al mattino.

Ne l’Ospite, invece, si affacciano le figure dell’alterità: sorelle, amiche, rivali, madri, sconosciute. Ogni incontro diventa uno specchio leggermente distorto, in cui la soggettività si definisce e si sfalda. È qui che il titolo acquista tutto il suo peso: C’è un’altra! è esclamazione di sorpresa e riconoscimento, di minaccia e alleanza, di frattura e moltiplicazione del sé.

Infine, in Trionfi, la voce poetica riflette sul tempo, la trasformazione, la morte e la gioia. Susani sembra dirci che il vero trionfo non è nella stabilità, ma nel mutamento, nell’incanto instabile che ci attraversa. C’è qualcosa di carnascialesco e sacro in questi versi, come se l’esistenza fosse un rito sempre sul punto di disfarsi e ricomporsi.

La lingua, asciutta e pensosa, è talvolta spezzata da una vena ironica che disarma e rilancia: l’io poetico non cerca l’elevazione, ma una concretezza che rasenta il surreale. Come scrive Tommaso Giartosio nella postfazione, Susani “firma con la poesia la sua appartenenza a un mistero, ma senza rinunciare mai al gioco, all’intelligenza, alla curiosità del mondo”.

 C’è un’altra! è la prima raccolta poetica di Carola Susani, nota narratrice italiana (tra i suoi titoli più noti: Eravamo bambini abbastanza).  Il titolo è una citazione ambigua e folgorante: può evocare un tradimento, una sorpresa, un’identità plurale, un doppio.  La sezione Trionfi si ispira liberamente all’immaginario dei tarocchi e dei cortei rinascimentali, ma rimescolato in chiave contemporanea e intima.

Il libro è pubblicato da Marietti 1820, all’interno di una linea editoriale che dà ampio spazio alla poesia e alla saggistica letteraria di qualità. Carola Susani ci regala una raccolta che accoglie l’altro da sé con lucidità e incanto, senza rinunciare al sorriso. Una poesia che è carezza e fenditura, che sa fermarsi dove pulsa l’inquietudine, e accendere, per un attimo, una luce tutta sua.

 

Rimembri ancora

“Silvia, rimembri ancora…” – e se invece ricordassimo davvero? Non come esercizio scolastico, ma come gesto affettivo, come recupero emotivo e intellettuale. In Rimembri ancora, Paolo Di Paolo ci accompagna in un viaggio tra le poesie che abbiamo imparato (e forse odiato) a scuola, restituendo loro uno splendore nuovo, carico di esperienza e di consapevolezza. Questo libro non è un saggio sulla poesia, è un dialogo intimo con la memoria, un atto d’amore per ciò che ci ha formato senza che ce ne accorgessimo.

Con uno stile chiaro, brillante e mai didascalico, Di Paolo spazza via la noia dei manuali e rilegge i classici in chiave personale e culturale, mettendo in relazione Leopardi con i paesaggi dell’adolescenza, Pascoli con l’eco delle perdite, Montale con la fatica dell’esistere. Non si tratta di esercizi accademici, ma di confidenze lucide e sorprendenti, nate da una vita vissuta a contatto con la letteratura. E, tra un’analisi e un ricordo, l’autore svela le emozioni che solo il tempo può far emergere.

Di Paolo accosta poeti del canone, come Foscolo, Carducci, Manzoni,  ad autori contemporanei, costruendo ponti tra epoche e sensibilità. Non si limita a “spiegare” i testi, ma li mette in relazione con la realtà: la guerra, l’amore, la perdita, la meraviglia. E nel farlo ci ricorda che quei versi letti con distrazione tra i banchi oggi ci possono parlare davvero, se sappiamo ascoltarli con il cuore aperto.

Paolo Di Paolo ha esordito giovanissimo nella narrativa e oggi è una delle voci più riconoscibili del panorama culturale italiano. In questo libro mette a frutto la sua doppia anima di scrittore e lettore appassionato.  Il titolo Rimembri ancora non è solo una citazione leopardiana, ma anche una provocazione gentile: cosa ricordiamo davvero delle poesie scolastiche?  Tra le pagine, l’autore racconta anche il romanzo mai scritto su Guido Gozzano e ricorda i suoi incontri con Luzi, Spaziani, Zanzotto, Sanguineti,  vere leggende del Novecento letterario. Il volume fa parte della collana “Intersezioni” del Mulino, che indaga i legami tra cultura umanistica e quotidianità.

Rimembri ancora è un invito elegante e appassionato a tornare sui nostri passi, a rileggere con occhi nuovi ciò che credevamo di conoscere. Un libro per chi ama la poesia, ma soprattutto per chi crede che l’infanzia letteraria possa ancora parlarci, con voce piena e nitida, dentro il caos adulto della vita.

 

Nell’aura del fulmine

Ci sono poeti che sembrano bruciare di luce propria. E poi c’è Thomas Chatterton, che non solo bruciò, ma lasciò dietro di sé una scia di cenere dorata che ancora oggi illumina i corridoi della poesia. Nell’aura del fulmine è il titolo perfetto per raccontare l’esplosione lirica di un autore che fu insieme mistificatore e visionario, fanciullo e veggente, monaco e ribelle. Questo volume, nella sua prima traduzione estesa in italiano, è un tributo necessario e sentito alla figura di un poeta che ha segnato la letteratura europea ben oltre la sua epoca.

A soli undici anni, Chatterton firmava poemi epici spacciandoli per testi medievali di un fantomatico Thomas Rowley: più che plagio, una reincarnazione. L’invenzione del passato come atto di suprema immaginazione. Dietro l’artificio si cela un’urgenza autentica: quella di dare un volto eroico alla miseria della propria condizione. In una Bristol sordida e indifferente, questo “marvellous boy” (come lo definì Wordsworth) cercava rifugio in cavalieri e manoscritti gotici, mentre la fame gli scavava i versi nel corpo.

La raccolta, curata con rigore e passione, rivela la doppia anima di Chatterton: da un lato l’imitatore sublime, capace di ricreare in modo filologico il lessico e il ritmo del medioevo inglese; dall’altro il moderno maledetto, il poeta della disperazione pura, della solitudine irriducibile, del desiderio senza nome. Nei suoi versi si respira un’aria sulfurea, visionaria, talvolta mistica, talvolta carnale. Ma soprattutto, si avverte l’ossessione per ciò che resta quando tutto è perduto.

Questa edizione italiana è un piccolo evento letterario: restituisce al lettore un autore che non va studiato, ma ascoltato come si ascolta un presagio. In una lingua densa e ricamata, Chatterton è già tutto: l’incubo romantico, l’elegia vittoriana, il disincanto moderno. Tra echi arcaici e lampi allucinati, il suo canto ci parla ancora, forse perché era già fuori dal tempo quando cominciò a scrivere.

Chatterton morì suicida a soli 17 anni, avvelenandosi in una mansarda londinese. Diventerà modello tragico per Keats, Shelley, Rimbaud e Oscar Wilde.  Il nome di Thomas Rowley, presunto autore delle poesie medievali, fu al centro di un clamoroso caso letterario nel XVIII secolo. Si trattava in realtà dell’alter ego poetico dello stesso Chatterton.  In Francia, Alfred de Vigny gli dedicò Chatterton, una tragedia in versi che accrebbe la leggenda dell’artista maledetto.  Il titolo Nell’aura del fulmine evoca sia la potenza visionaria della sua poesia che la sua fine folgorante, autodistruttiva, mitica.

Chi ama i poeti estremi, chi cerca nei versi un’eco di assoluto e di dannazione, troverà in Chatterton non solo un autore, ma un archetipo. Un ragazzo che non ebbe il tempo di diventare adulto, e che proprio per questo continua a parlarci con una voce tremenda e luminosa.

© Riproduzione Riservata