Dalle passerelle ai romanzi per l’infanzia, passando per l’influenza del Giappone sull’haute couture italiana: tre volumi che decostruiscono, ricuciono e riscrivono il concetto stesso di moda.
La moda non è solo superficie. È narrazione, costruzione simbolica, identità. In un mondo in cui i vestiti sembrano solo abiti da mostrare su Instagram, alcuni libri ci ricordano che dietro un taglio sartoriale, una stoffa o una posa c’è molto di più: c’è il pensiero, c’è la storia, c’è la possibilità di sovvertire lo sguardo.
Che sia in forma di saggio, catalogo narrativo o esplorazione transgenerazionale, i tre libri che vi proponiamo oggi dimostrano come la moda sia anche e soprattutto cultura. E che può raccontare l’infanzia, decostruire il colonialismo, rovesciare l’Occidente.
3 libri di moda originali che non ti aspetti
In un’epoca di fast fashion e identità iper-digitale, questi tre volumi ci invitano a rallentare, riflettere e soprattutto reimmaginare la moda come luogo di senso. Che si tratti di una casa di moda centenaria, di un vestito in un albo illustrato o di un taglio orientale su una passerella milanese, la moda continua a essere ciò che ci mette al mondo.
Non più cliché, quindi, ma dispositivi culturali, narrazioni materiali, idee che camminano. Perché anche un cappello da fiaba, un kimono rielaborato o una borsa Hermès raccontano storie. E spesso valgono più di mille parole.
24 Faubourg Saint-Honoré. Un secolo di storia della maison Hermès di Frédéric Laffont
Un saggio che è anche un’ode alla bellezza come atto di resistenza. Questo libro celebra i cento anni della sede storica di Hermès, l’indirizzo parigino dove è stato ridefinito il concetto stesso di lusso. Ma più che una cronaca aziendale, è il racconto di una filosofia.
Frédéric Laffont, regista e narratore raffinato, ci accompagna nei laboratori, dietro le quinte delle sfilate, dentro le mani degli artigiani e nel cuore creativo della maison. Ogni pagina è un invito a riflettere sulla moda come gesto lento, pensato, non replicabile.
Il mito Hermès qui diventa una riflessione sull’autenticità, sulla sostenibilità che non si dichiara ma si pratica, sull’eredità culturale di un marchio che ha fatto della discrezione il suo vessillo. Un libro che smonta il cliché della moda come frivolezza e la restituisce al suo statuto di arte applicata.
Più che un indirizzo, 24 Faubourg Saint-Honoré è una leggenda. A pochi passi dall’eleganza assoluta di Rue du Faubourg, nel cuore di Parigi, si cela il sancta sanctorum di Hermès: una maison che ha trasformato la tradizione artigianale in un culto estetico e filosofico, un tempio laico del lusso dove il tempo si piega alla grazia di un gesto, alla perfezione di una cucitura, alla memoria di una sella.
Con accesso esclusivo agli archivi e ai saloni più segreti, Frédéric Laffont, regista e scrittore dallo sguardo acuto e poetico, ci guida attraverso un labirinto di storie, dettagli, oggetti e visioni che abita ogni angolo di questo edificio straordinario. 24 Faubourg Saint-Honoré non è solo la narrazione di un luogo, ma il racconto vivido di una continuità familiare e di un’eredità che si reinventa senza mai rinnegare la propria identità.
Dai laboratori dei sellai al giardino sospeso sul tetto, passando per il museo interno con oltre ventimila oggetti, ogni dettaglio evoca una storia: quella di una maison che ha accompagnato imperatori, flâneurs, dive del cinema e cavalieri. Ma soprattutto, è la storia della bellezza come forma di resistenza, della qualità come atto politico, della lentezza come eleganza.
Questo libro è un invito a entrare, finalmente, in uno dei luoghi più riservati e desiderati della moda mondiale. Un invito a comprendere cosa significhi davvero “fatto a mano”, “tramandato”, “duraturo”. Tra passato e presente, tra artigianato e visione, Hermès ci ricorda che esistono ancora universi dove la cura è tutto e ogni oggetto ha un’anima.
Lo storico edificio al civico 24 fu acquistato nel 1880 da Thierry Hermès per trasferirvi il suo laboratorio di selleria. Oggi vi lavorano ancora artigiani della pelle, designer, archivisti e creativi. Non è aperto al pubblico, ma custodisce uno dei patrimoni immateriali più affascinanti della storia della moda francese.
Il guardaroba favoloso. Moda e costume nella letteratura per l’infanzia di Marcella Terrusi
Chi l’ha detto che la moda non ha a che fare con l’infanzia? Questo volume brillante e interdisciplinare ci dimostra il contrario. Marcella Terrusi, studiosa di letteratura per l’infanzia e delle sue intersezioni culturali, analizza l’abbigliamento nei libri illustrati, nei racconti, nelle fiabe, mostrando come il vestire sia sempre anche un atto simbolico.
Cappucci, scarpe magiche, cappotti troppo grandi, corone, fiocchi e grembiuli: ogni dettaglio del guardaroba letterario diventa qui un elemento narrativo che definisce personaggi, classi sociali, libertà e ribellioni. Dai mondi di Beatrix Potter ai romanzi di formazione contemporanei, la moda per l’infanzia è letta come territorio d’invenzione, spazio performativo, forma di soggettivazione.
Il saggio di Terrusi è un libro prezioso anche per chi si occupa di educazione e rappresentazione, perché mostra come i bambini imparino (anche) attraverso ciò che leggono e vedono indossare. In fondo, anche una scarpa può raccontare una rivoluzione.
C’è un filo invisibile che lega la letteratura per l’infanzia alla moda: non è solo un gioco di abiti o di travestimenti, ma un vero e proprio codice simbolico che racconta desideri, identità e memorie. In Il guardaroba favoloso, pubblicato da Bacchilega Editore nella collana Frecce, Marcella Terrusi ci conduce in un viaggio affascinante e inedito tra pagine, tessuti e illustrazioni, tessendo con finezza il rapporto tra costume e narrazione.
L’autrice esplora una galleria straordinaria di personaggi e figure: dalle scarpette di Cenerentola agli accessori esuberanti di Pippi Calzelunghe, dal mantello di Pinocchio ai vestiti invisibili della moda fiabesca. Il libro intreccia la pedagogia dell’immaginario, la storia della moda e della cultura materiale, rivelando come anche un abito possa diventare spazio narrativo e atto educativo.
In queste pagine, ogni indumento è più che un dettaglio visivo: è simbolo, traccia, memoria. Il cappotto logoro di un monello, il vestito magico cucito dai topi di Beatrix Potter, l’abito “della domenica” o “della nonna” raccontano non solo chi siamo, ma chi eravamo e chi sognavamo di essere da bambini. Terrusi riannoda gli elementi grafici, poetici e materiali in un saggio colto e accessibile, che parla a studiosi, educatori e appassionati di infanzia, ma anche a chi crede nel potere trasformativo della lettura.
Il guardaroba favoloso è un invito a rileggere la letteratura per l’infanzia con occhi nuovi, a cogliere il valore degli oggetti semplici e la forza simbolica della cura, del ricamo, del rammendo. In un’epoca sfilacciata, ci ricorda che l’arte dell’infanzia e della fantasia può ancora insegnarci a cucire legami duraturi, a vestire la realtà di senso e meraviglia.
Marcella Terrusi è studiosa di letteratura per l’infanzia e docente universitaria. Il suo approccio interdisciplinare intreccia estetica, educazione e arti visive. È anche autrice del saggio Albi illustrati. Leggere, guardare, nominare il mondo nei libri per l’infanzia, vincitore del Premio Andersen.
Non solo kimono. Come il Giappone ha rivoluzionato la moda italiana di Laura Dimitrio
Questo saggio visivo e documentatissimo rovescia un pregiudizio duro a morire: che la moda italiana sia solo figlia della classicità mediterranea. Laura Dimitrio, esperta di moda e culture visive, ci accompagna in un viaggio affascinante tra Oriente e Occidente, mostrando come il Giappone abbia segnato profondamente il nostro immaginario sartoriale.
Dai tagli decostruiti agli origami tessili, dal concetto di vuoto all’asimmetria, Non solo kimono racconta l’influenza giapponese su stilisti come Gianfranco Ferré, Romeo Gigli, Giorgio Armani e molti altri. Ma soprattutto, sfida l’idea di originalità eurocentrica e apre la riflessione sulla moda come contaminazione, scambio, rielaborazione.
Con immagini d’archivio, riflessioni teoriche e riferimenti alla filosofia zen, questo volume è un invito a guardare la moda non solo come creazione, ma come conversazione tra mondi. Un libro che decostruisce lo sguardo e insegna a osservare (e indossare) con maggiore consapevolezza.
Il kimono, con la sua silhouette essenziale e i motivi simbolici, è solo il punto di partenza. In Non solo kimono, Laura Dimitrio ci accompagna in un affascinante viaggio lungo le rotte dell’influenza nipponica sulla moda italiana, tracciando un filo che parte dall’Ottocento e attraversa con eleganza l’intero Novecento fino al contemporaneo. Con uno sguardo da storica della moda e una scrittura coinvolgente, Dimitrio mostra come l’immaginario orientale, tra stoffe rare, linee fluide e colori esotici, abbia sedotto intere generazioni di stilisti italiani.
Ma c’è di più: non solo il kimono come archetipo del vestire, ma anche le rotture estetiche dei designer giapponesi d’avanguardia, Issey Miyake, Yohji Yamamoto, Rei Kawakubo, capaci di sconvolgere i canoni sartoriali europei con forme asimmetriche e volumi radicali. Un impatto profondo che ha influenzato la moda italiana dagli anni Settanta in poi, contaminando persino l’haute couture con visioni anticonvenzionali, fino a lasciare tracce nel boom del kawaii e delle subculture urbane giapponesi.
Attraverso immagini d’archivio, riviste, bozzetti e fotografie, il volume è un omaggio raffinato alla bellezza della contaminazione culturale. Tra le pagine si respira un senso di dialogo costante tra Oriente e Occidente, tra rigore e fantasia, tradizione e rottura. Con la prefazione di Akiko Fukai, una delle massime studiose del giapponismo, Non solo kimono è un saggio che farà innamorare tanto chi studia moda quanto chi la vive come forma d’arte.
Lo stilista Gianfranco Ferré fu uno dei primi italiani a integrare elementi del kimono nelle sue collezioni couture degli anni Ottanta, ma anche Romeo Gigli, Giorgio Armani e Antonio Marras hanno omaggiato in passerella lo spirito giapponese, ciascuno con un linguaggio proprio.
La moda non è un mestiere per cuori solitari di Patrizia Sardo Marras
Non è solo un libro di moda. Non è solo una biografia. La moda non è un mestiere per cuori solitari è un atto d’amore, verso un uomo, una famiglia, una terra e un sogno. Con la sua voce diretta, ironica e affettuosamente caustica, Patrizia Marras firma un racconto ibrido e vivissimo che intreccia autobiografia, romanzo familiare, diario di una vita creativa e riflessione sul fashion system.
Dalle strade assolate di Alghero ai riflettori delle passerelle internazionali, l’autrice ci accompagna nel dietro le quinte dell’universo Antonio Marras, marchio che ha rivoluzionato la moda italiana fondendo identità sarda e immaginazione. Ma il vero cuore pulsante è la relazione tra Patrizia e Antonio: un legame viscerale, romantico e creativo che ha resistito a crisi, sfide e sfilate, diventando il centro nevralgico di una bottega familiare che si è trasformata in laboratorio poetico.
Con un tono a metà tra la narrazione garcìamarqueziana e la cronaca affettuosa, Marras ci mostra come moda, in fondo, non sia solo estetica: è memoria, appartenenza, visione. È casa. E soprattutto è sentimento, quello che rifiuta l’idea di una moda cinica, fredda, elitaria, scegliendo invece di raccontarla come atto collettivo e generoso.
Patrizia Marras racconta come molte delle ispirazioni delle collezioni Marras siano nate tra le mura domestiche: dal corredo di famiglia alle storie delle zie, dai profumi di cucina alle processioni religiose. Tutto può diventare couture, se guardato con occhi innamorati.